MARCO PICCOLO

MIO CORSIVO DELLA SERA


MIO CORSIVOPENSANDO AL POETA EDOARDO SANGUINETI
GENOVA,  9 dicembre 1930 - Genova, 18 maggio 2010In tempi plumbei in un mondo precipite in cui imperano paradossi e assurdità e sugli altari stanno feticci, Creso e Mammona, quando il malessere aggredisce la poesia è faro nella nebbia, luce nel buio, filo di Arianna, portolano per rotte di sicurezza, aspirazione all'Assoluto, vibrante denuncia. Può anche essere disperazione, amarezza, finanche pessimismo, ma il poeta autentico li riscatta, li rende manifestazione positiva di intelligenza di sensibilità, di interesse per il mondo, di vita profonda. In un mondo che va a picco, che ignora le ragioni cristiane del vivere, e che ha fatto della strategia del non valore la strategia delle strategie, fare poesia significa possedere tetragona volontà di non soccombere agli sfaceli, di opporsi al cinismo e all'egoismo al soppiantare l'essere con l'apparire; significa tenere lontana ogni sorta di «cruelle connerie», esorcizzare la morte con la polposità delle parole e gli esorcismi delle paronomasie, lanciando messaggi che contribuiscono a tenere ferma e salda la fede negli eterni immutabili valori umani. Non a caso W. H. Auden scrisse che «solo il poeta con una aratura di poesia / trasforma in vigneto la maledizione».