MARCO PICCOLO

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CATANIA: nonno riprende con il cellulare gli abusi sessuali su tre nipotine: fermato.
Era un nonno apparentemente affettuoso, al quale la figlia e il genero affidavano le loro tre figlie quando andavano al lavoro. Ma, in realtà, secondo l'accusa era colui che violentava le sue nipotine di età compresa tra 10 e 12 anni, riprendendo le scene degli abusi con il proprio telefonino cellulare. Scenario dell'aggressione era la casa dell'uomo, un operaio di 52 anni che abita in un paese della provincia etnea, e che è stato fermato dalla polizia postale di Catania su disposizione della locale procura della Repubblica per violenza sessuale su minorenni e produzione di materiale pedopornografico.A tradire l'uomo un ritrovamento casuale: lo smarrimento della memory card del suo telefonino. L'aveva perduta nell'abitazione della figlia e la cercava disperatamente. Tanto da suscitare la curiosità della donna che, mentre rassettava casa, l'ha ritrovata e ha voluto vedere perché il padre fosse in ansia. Sul video è apparso un filmato di diversi minuti e altri fotogrammi con gli espliciti rapporti sessuali e gli abusi subiti dalle sue tre figlie, che chiamavano l'uomo che le violenta “nonno”, anche se il volto non è mai ripreso. La famiglia si è rivolta a un legale, che ha consegnato il materiale alla polizia di Catania. Gli investigatori ora ritengono di avere identificato con certezza il presunto carnefice.Le ragazzine sono state interrogate dal procuratore aggiunto di Catania, Marisa Scavo, e dal sostituto procuratore Antonella Barrera, alla presenza di una neuropsichiatra infantile e hanno confermato le violenze subite. I magistrati hanno disposto il fermo dell'uomo, eseguito dalla polizia postale. L'uomo, portato in carcere, oggi sarà sottoposto all'interrogatorio di convalida del fermo dal gip di Catania.«È statisticamente dimostrato: i maggiori casi di violenze che restano sommersi, come gli abusi sessuali e i maltrattamenti, avvengono in famiglia ed è difficile farli emergere: occorre fare “rete” per farli venire alla luce» ha dichiarato il pm Scavo, che da diversi decenni si occupa di questi tipi di reati. «In casi come questi è difficile che la vittima si ribelli - ha continuato - perché non pensa che un familiare che le vuole bene possa farle del male, o perché non vuole fare del male lei con la sua denuncia a una persona alla quale, nonostante tutto, vuole bene, o ancora ha paura della reazione della famiglia». Il procuratore aggiunto si è detto «ottimista», perché, i dati sembrano essere in controtendenza visto che «c'è una sensibilità collettiva che si sta risvegliando».«Un aiuto potrebbe venire dai centri di ascolto per i quali da tempo mi batto affinché vengano realizzati nelle scuole, con psicologhe specializzate e personale professionale qualificato. Sarebbe - ha concluso - un modo per fare emergere il sommerso, facendo partecipare alla rete, però, non soltanto i ragazzi e le ragazze ma anche i loro familiari».