MARCO PICCOLO

LA RIFLESSIONE DELLA NOTTE, ESAMI DI MATURITA', PRIMA PROVA, TRACCE, FOIBE, UN ARGOMENTO PERICOLODSO


MIA RIFLESSIONE DELLA NOTTEESAMI DI MATURITA': FOIBE LA TRACCIA CHE FA DISCUTERE STORICI E POLITICI FORTUNATAMENTE LO HA SCELTO SOLO LO 0, 6% DEGLI ESAMINANDI. ERA L'ENUNCIATO PIU' DIFFICILE IN ASSOLUTO.
  C' è un capitolo del nostro passato che non ha sin'ora trovato  un suo "equilibrato" spazio nella memoria storica nazionale. E' la tragedia delle foibe, che scoppia a Trieste e nella Venezia Giulia nel maggio 1945, provocando l'eliminazione di circa 10.000 cittadini italiani da parte dell'esercito di Tito; strettamente connesso ad essa, vi è il dramma dell'esodo, 300-350.000 italiani che tra il 1945 e il 1947 abbandonano l'Istria e la Dalmazia e si disperdono in tanti campi profughi sparsi per la penisola. Su quell'ondata di violenza é sceso un triplice silenzio che ne ha sommersa la memoria. In primo luogo, un silenzio internazionale: quando nel 1948 si consuma la rottura fra Tito e Stalin e i comunisti jugoslavi vengono condannati da Mosca come «deviazionisti», l'Occidente prende a guardare verso il governo di Belgrado come ad un possibile riferimento e in questa prospettiva viene meno l'interesse a far chiarezza sulle migliaia di cittadini italiani scomparsi nella primavera '45. In secondo luogo, un silenzio di partito: Togliatti e il Pci non hanno alcun interesse a ritornare su una questione che evidenzierebbe le contraddizioni tra una vocazione internazionalista e la nuova collocazione come partito nazionale. In terzo luogo (più pesante di tutti), un silenzio di stato: alla Conferenza di pace di Parigi il governo De Gasperi si dimostra debole e la Venezia Giulia é la regione che paga il prezzo della sconfitta nella seconda guerra mondiale. Non parlare di foibe significa rimuovere il senso di sconfitta veicolato da centinaia di migliaia di profughi, costretti ad abbandonare le loro case e le loro attività. A distanza di tanti decenni, dopo che foibe ed esodo sono stati negati oppure ideologicamente strumentalizzati in contrapposizione ad altri morti ad altre memorie, é possibile e doveroso scrivere e ricordare con la necessaria serenità di giudizio. Le vittime delle foibe non sono una memoria di «destra» da contrapporre alla memoria di «sinistra» degli antifascisti: gli uni e gli altri sono una memoria dell'Italia, prezzo estremo (pure in contesti diversi) pagato alla guerra fascista del 1940-'43. Opportuno, dunque, il “giorno della memoria” che si celebra il 10 febbraio di ogni anno. Ricordo doloroso inteso come momento di ricomposizione di una memoria collettiva nazionale nella quale, senza confusione e senza gerarchie, devono trovare posto sia le vittime delle foibe, sia gli antifascisti e gli ebrei uccisi nella risiera di San Sabba.