MARCO PICCOLO

EDITORIALE DELLA NOTTE: PENSIERI, IDEE, OPINIONI, COMMENTI, RIFLESSIONI, SUGGESTIONI....PER UN NUOVO GIORNO


L'EDITORIALE DELLA NOTTE  
É difficile fare l’elogio della timidezza. E si capisce, dal momento che etimologicamente timidus si riconnette a timor: insomma, il timido é chi si spaventa facilmente, e chi farebbe mai l’elogio dei paurosi? I poeti sono sempre stati d'accordo, almeno a partire da Andrew Marvell che nell'Inghilterra godereccia della Restaurazione rimproverava alla sua innamorata d'esser troppo timida, soprattutto quando si trovava da sola con lui: “Solo se avessimo abbastanza Mondo e Tempo / questa timidezza, signora, non sarebbe un delitto”, come dire che la vita é breve e non é il caso di fare tante smorfie. Anche Rimbaud era d'accordo, solo che la troppa timidezza la rimproverava a se stesso, per non essere stato abbastanza deciso e aver permesso all'amato Verlaine di ritornare dalla moglie: “Oisive jeunesse / à tout asservie, / par délicatesse / j'ai perdu ma vie...”. Forse nessuno ha mai saputo descrivere in così poche parole il dramma di quella che negli adolescenti sembra pigrizia, e che in realtà é l'indecisione della timidezza: una ritrosia, un pudore, una delicatezza, che la vita si guarda bene dal rispettare, e che si rischia di pagare con la rinuncia a scegliere, con l'asservimento. Ora  si addita nella timidezza il male dell'adolescenza, e va bene, purché sia chiaro che s'é sempre saputo: lo sapevano, da noi, il Saba di “Ernesto” e il Tozzi di “Con gli occhi chiusi”, romanzi brevi da cui s'impara di più, sull'infinita e dolcissima fragilità degli adolescenti, di quanto non si impari dai libri alla moda. Sapevano con quanta facilità il pudore dei ragazzi é schiacciato dalla brutalità degli adulti, come accade a Pietro e Ghisola di fronte al padre-padrone, Domenico, nel romanzo straordinario di Tozzi; del resto, il Kafka della “Lettera al padre” non esitava a andare ancora più in là, a dire che questo é già il dramma dei bambini. Era l'inizio del Novecento, l'epoca pazzesca in cui l'Europa ha inventato tutto e poi distrutto tutto, e loro sapevano già, che troppo spesso non siamo capaci di ascoltarli. Però, sfogliando queste testimonianze si finisce inevitabilmente per chiedersi: é davvero la timidezza, il male, o invece il male é piuttosto un mondo dove pagano soltanto, e subito, l'arroganza e la spudoratezza, e che non é minimamente attrezzato per proteggere la timidezza degli adolescenti? Forse, ripensandoci, il discorso va rovesciato rispetto a quel che mi sembrava all'inizio: i nostri poeti e i nostri scrittori, l’elogio della timidezza hanno davvero avuto il coraggio di farlo.