MARCO PICCOLO

OMOFOBIA, OMOSESSUALITA', COSTUME, SOCIETA', ESERCITO, FORZE ARMATE, GAY IN DIVISA, DISCRIMINAZIONI, VIOLENZA,


SIGNORSI', SONO OMOSESSUALE
 Arriverà il giorno in cui i gay in divisa potranno tranquillamente fare 'coming out'? Sicuramente. Ma per adesso in caserma sono soltanto insulti, discriminazioni, violenze. E la consegna del silenzio più assoluto.È la legge del silenzio, quella che vige nelle caserme italiane. Una legge non scritta, ma in tutto simile a quella che l'ex presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, mise nero su bianco nel 1993: "Don't ask, don't tell", ordinò dalla Casa Bianca alla Us Army, annullando il divieto di servire se omosessuali ma proibendo ai soldati gay di manifestarsi. Gli ufficiali non lo devono chiedere e i sottoposti non lo devono dire: una discriminazione per oltre 50 mila soldati americani, secondo il movimento gay che ha chiesto a Obama pieni diritti e attende che le promesse del Pentagono diventino realtà. In Italia, invece, si fa finta di niente. Ufficialmente non esistono problemi né con i militari gay, né con le soldatesse lesbiche. OAS_RICH('Middle');Allo Stato maggiore della Difesa ne vanno fieri, a partire dal ministro Ignazio La Russa che durante la missione di febbraio in Afghanistan spiegò che "non c'è incompatibilità fra gay ed esercito". Sono gente come gli altri, ci si limita a dire. Ma è vero solo a parole. Mentre a Roma assicurano di "non aver mai ricevuto segnalazioni da parte di gay in uniforme maltrattati", la realtà quotidiana è ben diversa. E nelle camerate, come sugli incrociatori o nella pancia di un C-130 Hercules basta poco per essere inquadrati nel mirino della discriminazione. FONTE: L'ESPRESSO