MARCO PICCOLO

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GAY PRIDE: CORTEO A PIAZZA VENEZIA, UNITA' E NO A VIOLENZA
Coloratissime drag queen vestite di piume o con enormi ali nere da angeli notturni. Trans brasiliane in stile Carnevale di Rio vestite solo di fili di perle e copricapo floreali. Coppie di gay e lesbiche ma anche famiglie e giovanissime coppie etero che si abbracciano, si baciano, ballano sulla musica techno, cantano a squarciagola le hit di alcune icone come Madonna, gli Abba, Cindy Lauper, fino al "Waka Waka" di Shakira. E gridano: "Roma è gay". Così si è concluso il Gay Pride di Roma, che ha raggiunto piazza Venezia al termine del corteo partito qualche ora fa da Piramide. Al di là del colore, a tenere banco sono state le istanze relative alle unioni e alle adozioni gay, e soprattutto il contrasto all'omofobia dopo l'ultimo episodio dei petardi lanciati all'interno del gay village all'Eur. "Quando siamo aggrediti ci sentiamo soli, ma non c'è peggior solitudine che quella provocata dalla divisione. Per questo la parola d'ordine del movimento deve essere 'unità'", è il messaggio degli organizzatori saliti sul camion che ha guidato il corteo, tra questi Imma Battaglia (D-gay project), Fabrizio Marrazzo (Arcigay Roma), Aurelio Mancuso (Lgbt), Francesca Busdraghi (Azione trans). Presenti anche l'onorevole Paola Concia del Pd, l'attrice Violante Placido e Vladimir Luxuria, che si è chiesta: "C'è bisogno di un morto prima di fare una legge contro l'omofobia? Non sarebbe un provvedimento a favore di gay, lesbiche e trans ma una legge di civiltà contro la violenza".