MARCO PICCOLO

RIFLESSIONI, PENSIERI, SUGGESTIONI, IDEE.... PER UN NUOVO GIORNO


LA RIFLESSIONE Vedi precedente post e relativi commentiDONNE, TRADIZIONI, RELIGIONE E LIBERTA'
  INDOSSARE il velo islamico (che copre i capelli) e indossare il burqa sono due cose diverse, anche se discendono dalla stessa tradizione. D'altronde, tradizionalmente, le donne cattoliche portavano il velo in Chiesa. Le suore cattoliche hanno quasi totalmente abbandonato il soggolo e forse non si tagliano più i capelli, come atto di mortificazione quando prendono i voti; ma tuttora nella maggior parte dei casi portano il velo. Ancora oggi, una donna non può apparire al cospetto del papa senza velo. Nelle campagne, e nel Mezzogiorno, fino a pochi anni fa le donne portavano sempre un fazzoletto in testa quando erano fuori casa. La richiesta di coprire il capo e il corpo femminile quindi non è esclusivamente islamica. Possiamo non condividerla; possiamo operare perchè si amplino gli spazi di libertà  e di autodeterminazione. Ma dobbiamo anche accettare, come facciamo per le suore, che alcune o molte donne lo scelgano come segnalatore di identità e appartenenza. Diversa è la questione del burqa. Al di là dei problemi di “ordine pubblico” e di “sicurezza” vi è la questione della mancanza di fiducia, della negazione di apertura ai rapporti con estranei, uomini o donne, che il burqa insieme simboleggia e provoca. La signora marocchina di Treviso che fu fermata perchè portava il burqa, pur in Italia da diverso tempo, non conosceva l'italiano e ha avuto bisogno della mediazione del marito per comunicare. Quanto sa – o meglio,  le lasciano sapere - del mondo in cui vive e delle opzioni disponibili? Chiederle di non indossare il burqa, spiegarle che mostrare il volto è una condizione di interazione nella società in cui ha scelto di vivere e di far crescere i propri figli, è un primo passo verso l'ampliamento dei suoi spazi di libertà. Formulare la questione del burqa solo in termini di sicurezza (quindi di multe ed eventuali arresti) rischia di contrapporre le esigenze di due diverse autorità - la polizia e la comunità o i mariti islamici - senza attenzione per la libertà delle donne. Proprio perchè il burqa costituisce una radicale sfiducia nella comunicazione e nelle relazioni con il mondo circostante, trovo particolarmente inaccettabile che esso sia utilizzato come sfida da italiane convertite all’Islam. Nessuno impedisce loro di vivere in clausura, se lo desiderano. Ma rivendicare la libertà di burqa in contesti in cui questo è un segno di profonda umiliazione femminile, mi sembra un atto non solo irresponsabile, ma insultante nei confronti delle donne che sotto il burqa soffrono e contro di esso e ciò che rappresenta combattono.