MARCO PICCOLO

EDITORIALE DELLA NOTTE, PESTE BUBBONICA, MORTE, SIMBOLO, MITO, MALATTIA, SOCIETA', MEDICINA, SCIENZE, FILOSOFIA, LETTERATURA


L'EDITORIALE DELLA NOTTEUN TERRIBILE BACILLO, MAI SCONFITTO... PESTE CI RICOLGA
 malattia tra mito e simbolo:  il potere evocativo e la valenza simbolica della peste. SI ripresentano, a intervalli regolari,  quelli che un tempo si sarebbero detti “rumori di peste”. Nessun male incuteva terrore e angoscia più della peste. “A fame, peste, bello libera nos, Domine” era l'invocazione che accomunava malattia, fame e guerra, la triade delle catastrofi che incombeva sulla società medievale. Sulla nostra, di società -appena cessato l'allarme pandemia influenza suina- continua ad aleggiare la paura di una possibile “pestilenza”, ora nuova, postmoderna, ora antica come, appunto, la peste. Per ora si parla di una decina di casi di peste bubbonica, registrati a Kehailia, ad una trentina di chilometri da Orano. Pure, questi pochi elementi contengono alcune parole chiave capaci di creare accostamenti, suggestioni, assimilazioni tra presente e passato. Orano è la dolente città-simbolo del romanzo di Camus, La peste (1947), allegoria dell'occupazione nazista e della guerra. Assente da cinquanta anni dalla nera lavagna delle malattie epidemico-contagiose, col suo corollario di ratti - veicolo vivente del bacillo - e di pulci pestigene ricompare, misteriosamente, in quest'alba di millennio ricordandoci: non c'è mai una vittoria definitiva sulla malattia. Che “si addormenta” si nasconde e si spegne; ma non muore. E sopravvivono, quasi intatti - nonostante tutto quello che sappiamo ormai del bacillo Yersinia pestis e della sua modalità di trasmissione - il potere evocativo e la valenza simbolica della peste. Così copiosamente documentata, rappresentata e descritta: da Boccaccio, coevo della Morte nera, a Manzoni a Defoe, ad una folta schiera di cronisti, che ci hanno lasciato anche minuziose descrizioni dei quadri clinici delle forme del male e dei “segni”, come i “bubboni”, cioè gli ingrossamenti infiammati delle ghiandole linfatiche. È bubbonica la peste d'Orano, la forma più comune. Che continua a serpeggiare nel mondo, in quelle aree in cui le ospiti del bacillo - cioè le pulci - possono far conto sulla fauna di cui sono parassite: roditori, ratti, alcune specie di scoiattoli e cani della prateria. Insomma, le vittorie riportate lungo i secoli sul bacillo della “peste” - nella sua accezione più ampia - è sempre parziale: esso può restare nell'ombra per decenni e “poi svegliarsi e mandare i topi ad attaccare un paese felice”.