PERSONAGGI IN CERCA DI AUTORECopyright © by PSICOLOGIAFORENSE ULTIMISSIMA, SECONDO GLI INQUIRENTI:" AL MOMENTO DELL'ATROCE ASSASSINIO DI SARAH FORSE LO ZIO MICHELE NON C'ERA O SE C'ERA DORMIVA..."
Confrontarsi con il delitto della povera e innocente Sarah Scazzi è come entrare nel bosco di Atro creato da Tolkien: un mondo ombroso dove viti intricate e foglie cadute celano misteri che, forse, sarebbe meglio non svelare. Si scopre adesso che lo zio orco e padre-padrone (violentatore delle figlie) forse non è neppure l'attore principale e che, nelle relazioni familiari era sicuramente relegato sullo sfondo: un marito e un padre in balia degli umori di moglie e figlie.In questo orrendo delitto che è come un libro ancora tutto da leggere la televisione, unica vera protagonista, ci propone continui "coup de théâtre" e continui "riassunti", ma qui le sintesi romanzate non servono: perché inducono alla chiusura del libro cioè a seppellire la “verità”. I libri (i delitti), invece, vanno aperti, sfogliati, dissolti nella loro presunta unità per pensare e pensare significa sottrarsi all'adesione acritica per aprirsi alla domanda, significa interrogare le cose al di là del loro significato abituale reso stabile dalla pigrizia dell'abitudine. Questo lavoro non è adatto per coscienze beate che, rinunciando al rischio dell'interrogazione, confondono il rispetto della vittima con la profondità del sonno. E' adatto invece a chi pratica la critica criminologica. In questa prospettiva la condizione di veglia che la critica dischiude non è un atteggiamento teorico perché non ci sono regole capaci di garantire l'esercizio critico, né criteri in grado di tradurlo in un metodo. La critica criminologica è crisi, quindi congedo dal modo abituale di pensare per itinerari di cui non si conoscono ancora limiti e confini. E può essere che, alla fine, ci si accorga di aver percorso solo quel terreno che già si abitava, come se per ognuno di noi (spettatori, vittime e carnefici) non ci fossero altre strade oltre a quelle da sempre percorse.