MARCO PICCOLO

EDITORIALE DELLA SERA, COSTUME, SOCIETA', ATTUALITA', CULTURA, PSICOLOGIA, CATTIVO GUSTO, GAY,


EDITORIALE DELLA SERA Copyright © by PsicologiaforenseCATTIVO GUSTO E... GAY
SE vengono arrestati  sei poliziotti con l'imputazione di aver venduto indebiti permessi di soggiorno agli immigrati (in un caso intascando anche 200 MILA EURO), a nessuno viene in mente di accusarli d'essere di cattivo gusto. Se vengono arrestati dei carabinieri  che pretendevano soldi, ogni sera, da prostitute e trans,nessuno li accusa di ineleganza. Ma qui si parla di reati, ed è un'altra storia. Se l’Amministratore delegato della FIAT dice che gli stabilimenti italiani sono una palla al piede (dopo tutti i finanziamenti statali e le agevolazioni che ha ricevuto da sempre) nessuno lo accusa di essere poco chic. Se il Ministro della Pubblica Istruzione vara riforme universitarie e/o scolastiche che non hanno copertura finanziaria, nessuno lo accusa d'essere rozzo e kitsch. Se  commercianti e professionisti denunciano un reddito inferiore di quello dell’ultima dello loro centraliniste, nessuno li accusa di mancare d'eleganza. I gay, invece, sì. Prima e dopo il suo svolgimento, il corteo internazionale del Gay Pride è sempre oggetto di molte polemiche di vario genere e diversa ispirazione, però unanimi su un punto: la richiesta di buon gusto, la deplorazione del cattivo gusto. Ma perchè? Un'accusa tanto sistematica e costante fa riflettere. Evidentemente, nelle teste di questi adoratori del buon gusto rimane radicata ancora oggi l'idea che i gay non siano uguali agli altri componenti della società di massa, ma che siano invece tutti Oscar Wilde, una collettività speciale di esteti dai quali si deve esigere buon gusto, per i quali è innaturale fare qualcosa di cattivo gusto. Evidentemente, non si è pensato abbastanza alle ragioni per cui ogni manifestazione di minoranze sociali o politiche bisognose di far ascoltare la propria voce debole, di affermare un altro stile, di testimoniare la propria opposizione al conformismo che li umilia, prevede gesti e comportamenti estremi, provocatorii: erano così, all'inizio del Novecento o negli Anni Settanta, anche le manifestazioni di suffragette o di femministe. Evidentemente, non si è pensato che la sfilata del Gay Pride presenta in qualche momento un'analogia con le sfilate di moda di Parigi: in passerella sfilano i modelli stravaganti ideati apposta per il cattivo gusto dei media, differentissimi dai vestiti che verranno realmente venduti, comprati e portati nella stagione, però capaci di richiamare l'attenzione, di far circolare idee e nomi. Non è cattivo gusto, è strategia.