MARCO PICCOLO

PSICOLOGIA, SESSUOLOGIA, PSICOTERAPIE, SESSO, ETA' DELL'UOMO, SOFFERTA RELAZIONE TERAPEUTA-PAZIENTE,


PASSIONI E SOLITUDINI (breve sintesi di un contributo della mia amica  Alessandra Graziottin) Esplorare le proprie possibilità:l'importanza del "why not"
Ci sono tre età nella vita dell’uomo. La prima è l’età del “why?”, il “perché?” interrogativo. Va dalla nascita ai 5 anni, quando il bambino si interroga continuamente sul mondo che lo circonda arricchendo il propro cervello e il proprio sapere di continue informazioni. Poi inizia l’età luminosa del “why not” (perché no?), l’unica età veramente creativa dell’uomo, dai 5 ai 10 anni, in cui il bambino esplora sempre più possibilità e più risposte, rispetto allo stesso problema. E poi inizia l’età della fine (del cervello e della creatività) quando cominciamo a ripetere “because” , il “perché” assertivo.Tutto ciò richiama alla mente due tipi di pazienti, che differiscono nettamente nell’approccio alla malattia e alla sua cura. Al primo gruppo appartengono soprattutto giovani pazienti, con una caratteristica precisa: quando analizziamo insieme il loro disagio rispondono con un monolitico e lapidario: “Lo so”. Espressione che, nella sostanza, equivale al restrittivo “because”, nel senso di “Lo so, sono fatto così e non cambio”. Al secondo gruppo appartengono i pazienti di ogni età, che invece dicono: “Provo a cambiare” (why not?), “Ci provo”, “Mi impegno”, “Voglio proprio venirne fuori”.Dal punto di vista  terapeutico, quel “Lo so” è  un semaforo rosso, un segnale di allarme su una prognosi più riservata, proprio perché rivela quanto sarà scarso l’impegno personale. Nel caso, per esempio, di sindromi dolorose ginecologiche, la modifica degli stili di vita errati è fondamentale: basti dire che l’eliminazione dalla dieta di cibi cui la persona è intollerante o allergica può da sola ridurre il dolore del 40%, mentre l’eliminazione di abbigliamenti inadeguati può contribuire per un altro 10-20% . Ed ecco il risvolto pratico: le giovani donne che seguono il “why not”, e provano a cambiare tutti i fattori negativi, accelerano la guarigione. Nel caso della vulvodinìa, per esempio, il 32% guarisce completamente in tre mesi (di fronte ad un tempo medio di guarigione di nove).Così in conclusione, tutti i cultori del “lo so” sprofondano gradualmente nella palude dell’inerzia fisica e mentale. Incapaci o non motivati a mettersi in discussione e a cambiare, scrivono da soli il proprio destino di infelicità, e non solo nella malattia.