Qualche giorno fa, discorrendo piacevolmente con un amico, mi sono ricordata di essermi imbattuta tempo addietro in un saggio, nella cui introduzione si leggevano dei riferimenti storici sulle origini del blog. In quelle pagine si parla di incisioni rupestri, di codice vinciano ... ma anche di commonplace books, che letteralmente vuol dire "libri dei luoghi comuni".Cosa sono questi libercoli e che c'azzeccano con i blogs? I commonplace books erano libricini promemoria, ovvero dei piccoli block notes in carta economica, sui quali, agli albori del tardo Rinascimento passando attraverso l'Illuminismo, scrittori, scienziati, predicatori, poeti annotarono scrupolosamente eventi, fatti, riflessioni, idee e concetti assimilati durante la giornata, corredandoli a volte di immagini o schemi e ordinandoli per categorie, che oggi chiameremmo tag. Insomma, un modo per fissare la memoria anche autobiografica, archiviando il tutto in cassetti ordinati (tag). Utilizzati soprattutto dagli studenti di Oxford, erano tuttavia fedeli compagni di strada di illustri pensatori come Lord Byron, Coleridge, Milton, Mark Twain. Visivamente, questi blocchetti dovevano presentarsi come un insieme di post it appiccicati di volta in volta, precursori dei tecnologici "copia e incolla". Eccone un esemplare:
PROTO BLOG
Qualche giorno fa, discorrendo piacevolmente con un amico, mi sono ricordata di essermi imbattuta tempo addietro in un saggio, nella cui introduzione si leggevano dei riferimenti storici sulle origini del blog. In quelle pagine si parla di incisioni rupestri, di codice vinciano ... ma anche di commonplace books, che letteralmente vuol dire "libri dei luoghi comuni".Cosa sono questi libercoli e che c'azzeccano con i blogs? I commonplace books erano libricini promemoria, ovvero dei piccoli block notes in carta economica, sui quali, agli albori del tardo Rinascimento passando attraverso l'Illuminismo, scrittori, scienziati, predicatori, poeti annotarono scrupolosamente eventi, fatti, riflessioni, idee e concetti assimilati durante la giornata, corredandoli a volte di immagini o schemi e ordinandoli per categorie, che oggi chiameremmo tag. Insomma, un modo per fissare la memoria anche autobiografica, archiviando il tutto in cassetti ordinati (tag). Utilizzati soprattutto dagli studenti di Oxford, erano tuttavia fedeli compagni di strada di illustri pensatori come Lord Byron, Coleridge, Milton, Mark Twain. Visivamente, questi blocchetti dovevano presentarsi come un insieme di post it appiccicati di volta in volta, precursori dei tecnologici "copia e incolla". Eccone un esemplare: