Creato da: ECCOildolce il 29/03/2010
silenzio. Si gira!

Area personale

 

FACEBOOK

 
 

 

 

Referendum di chi predica bene, ma razzola...

Post n°6 pubblicato il 28 Agosto 2012 da ECCOildolce


Tonino non vuole soldi pubblici ma alla fine intasca un milione

Il finto moralista Di Pietro ha ottenuto un finanziamento per aver promosso i due referendum contro il nucleare e il legittimo impedimento di Berlusconi


di Paolo Bracalini




Roma - Doppio quesito referendario e doppio «rimborso» per Di Pietro, gran promotore di referendum, ultimo dei quali quello per abolire i finanziamenti ai partiti.
Nel frattempo, però, la sua Idv mette a bilancio il finanziamento, previsto dalla famigerata legge, per i due quesiti del 2011, quello contro il legittimo impedimento di Berlusconi e quello contro il nucleare. Tradotto in euro fanno 500.378,33 di rimborso pubblico per il primo quesito e altri 500.378,33 per il secondo, pari a un totale di 1.000.756,66, riportati nell'ultima Relazione sulla gestione finanziaria dell'Idv come «contribuzioni da persone giuridiche», insieme ai 594.236 euro diligentemente versati al partito dai parlamentari (il leader vigila attentamente...). Ma come, oltre al rimborso elettorale per i partiti, c'è pure il rimborso del referendum? Sì, tutto scritto nella legge del 1999, in base a cui «viene attribuito ai comitati promotori un rimborso pari alla somma risultante dalla moltiplicazione dell'importo di 1 euro per il numero delle firme valide raccolte» entro un limite massimo pari a 2.582.285 euro annui.Ovviamente, per scattare il rimborso, serve che il referendum superi il quorum, cosa avvenuta per i quesiti del 2011. Dunque ai promotori è toccato un rimborso, e tra questi c'era l'Idv di Di Pietro, che ha così goduto di un finanziamento pubblico di 1 milione di euro circa. A fronte di cosa? Di tutte le spese per la raccolta firme, che dal bilancio non possiamo quantificare, se non in una cifra, 100mila euro, citata come contributo all'associazione «Comitato vota sì per fermare il nucleare». Un quinto del rimborso maturato per quel solo quesito.Tutto in regola, chiaro come il sole. Se non fosse che Di Pietro si è lanciato in una campagna contro il finanziamento dei partiti, addirittura depositando in Cassazione, ad aprile, un quesito referendario per l'abolizione del finanziamento pubblico (col paradosso che se passasse, l'Idv avrebbe diritto a un rimborso per il referendum contro i rimborsi...). Altri referendari si sono regolati diversamente. Quelli del «forum italiano dei movimenti per l'acqua», per esempio, hanno raccolto 450mila euro tra donazioni di cittadini e associazioni, con la promessa di restituirli in caso di vittoria (cioè di incasso del rimborso pubblico), cosa che sta effettivamente succedendo, con un discreto avanzo di cassa peraltro. Ma un partito è un partito, e costa di più di un comitato referendario. Solo per la campagna elettorale in Molise, dove alle Regionali 2011 era candidato (poi eletto) il figlio del leader, Cristiano Di Pietro, l'Idv ha speso 160mila euro, con 62mila euro tra acquisizioni di spazi su giornali e tv molisane, molto influenti a livello locale (anche se lì i Di Pietro giocano in casa). A livello nazionale invece si apprende dell'esistenza di un «Giornale dell'Italia dei valori», come recita in sottotestata Orizzonti nuovi, quotidiano edito da Il Gabbiano società cooperativa sociale di Benevento, finanziato dall'Idv nel 2011 con 6.600 euro. Nella gerenza si legge pure «Organo dell'Italia dei Valori, fondato da Antonio Di Pietro».Ma le spese sono altre, per cui sono graditi i rimborsi per le fatiche referendarie del leader Idv, messo in grande difficoltà dal Movimento Cinque stelle di Grillo, che invece rimborsi non ne prende.

Come li pagherebbe Di Pietro, sennò, i 4.597.622 euro di «spese per servizi»? Tra cui 491mila euro per «viaggi, trasferte e rappresentanza» di parlamentari e dirigenti Idv, 112mila euro di utenze telefoniche, elettricità e gas, 211mila euro in consulenze legali e notarili, 426mila euro per «spese collaboratori», 3.107.000 per servizi accessori «anche elettorali, di comunicazione, manifestazioni e propaganda», 173mila euro per «manutenzioni, riparazioni, assicurazioni, spese pulizia». Meno male che, oltre al milione del referendum vinto, ci sono i rimborsi elettorali, che per l'Idv nell'anno scorso rappresentano 11.074.267 euro. «Tale importo - si legge- è già al netto delle modalità applicative delle disposizioni in materia di riduzione della spesa pubblica con particolare riferimento ai rimborsi delle spese elettorali previsti per i partiti e i movimenti politici, di cui alla finanziaria 2008». Il sufficiente per chiudere in attivo, da ottimo amministratore: 6.572.055,79 di avanzo, un paio di milioni in più dell'anno prima.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

CARO DI PIETRO

Post n°4 pubblicato il 04 Luglio 2012 da ECCOildolce
Foto di ECCOildolce


CARO DI PIETRO, HAI INCASSATO 21 MILIONI E NE HAI SPESI SOLO 4. PERCHE' INVECE DI PARLARE NON RESTITUISCI LA DIFFERENZA?

CON UN NUOVO, DEVASTANTE, J'ACCUSE, UN ALTRO ELETTO, STAVOLTA IL CONSIGLIERE PROVINCIALE IDV DI TERAMO, RICCARDO MERCANTE, ANNUNCIA L'USCITA DAL PARTITO: "L'IDV E' L'OPPOSTO DI QUELLO CHE PENSAVO FOSSE": E' VERTICISTICO, PREDICA IN UN MODO E RAZZOLA IN UN ALTRO, ABUSA DELLE SPERANZE DEI GIOVANI, ED E' IN MANO AD UNA CASTA CHE AFFONDA IN UNA VERA E PROPRIA QUESTIONE MORALE. MA SECONDO L'EX CONSIGLIERE IDV TUTTO QUESTO PRESTO VERRA' SMASCHERATO.

Mercante costretto all'abbandono dalla dittatura del "colonnello" dipietrista in Abruzzo, il deputato, Augusto Di Stanislao, aspirante "banchiere", denuncia che il perenne stato di emergenza imposto da Roma nella costruzione del partito è solo una scusa per mettere il silenziatore alle opposizioni contro le caste dipietriste locali. E ricorda come fino ad un anno fa l'Idv fosse a favore del finanziamento pubblico dei partiti e sempre Di Stanislao avesse firmato la richiesta di Sposetti di raddoppio del rimborso elettorale. "La predica televisiva la conosciamo tutti", scrive Mercante, "la pratica interna invece resta ai più sconosciuta". Un richiamo ai tanti giornalisti che ancora continuano a non voler vedere quello che accade a casa di Di Pietro.

Al presidente dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro,

al segretario regionale IdV Alfonso Mascitelli

al capogruppo regionale IdV Carlo Costantini

e p.c. a tutto il direttivo regionale, provinciale e cittadino                                  Teramo 27 Aprile 2012

Con la presente io sottoscritto Riccardo Mercante rassegno le mie dimissioni irrevocabili da membro del coordinamento provinciale di Teramo, dal coordinamento cittadino di Giulianova e comunico la mia intenzione di revocare l’iscrizione al partito dell’Italia dei Valori.                                                            

Continuerò a svolgere il mio mandato di consigliere provinciale da indipendente.

Sono stato eletto per la prima volta in un questa assemblea civica,  nel 2009, aderendo all’Italia dei Valori che per me rappresentava un baluardo a difesa di due principi fondamentali: la legalità e la trasparenza. Due elementi che costituiscono le fondamenta di una democrazia i cui vincoli sociali devono essere retti da regole condivise che a loro volta devono essere concepite in modo che non si materializzino privilegi inaccettabili. 

Praticamente l’opposto di quello che ho trovato nell’Italia dei Valori.

...continua




 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

fosse solo questo

Post n°3 pubblicato il 28 Agosto 2011 da ECCOildolce







 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

la casa a montecarlo

Post n°2 pubblicato il 20 Settembre 2010 da ECCOildolce








 

Qui sopra il documento che imbarazza Giancarlo Tulliani, "cognato" del presidente della Camera Gianfranco Fini. Il contratto riguarda l'affitto dell'ormai famosa casa monegasca ceduta dalla contessa Colleoni alla vecchia Alleanza Nazionale per "la buona battaglia". Le due firme in calce sembrano identiche: proprietario e affittuario, cioè, coinciderebbero. A prescindere dall'identità del firmatario (lo stesso Tulliani?) si tratterebbe di una prova schiacciante sui legami tra le offshore e l'"utilizzatore finale".

 

Il contratto inchioda Tulliani
la casa di Montecarlo. Sull'atto di locazione la firma dell'affituario (il cognato di Fini?) è uguale a quella del proprietario. E' ora che il presidente della Camera dica la verità

(libero quotidiano 18 settembre 2010)

 

 

 




Ma c'è bisogno di una perizia calligrafica per stabilire che affittuario e proprietario sono la stessa persona!

 

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

tonino è cosa vostra

Post n°1 pubblicato il 29 Marzo 2010 da ECCOildolce

 

Era di pochi giorni fa lo scoop di Panorama che in prima pagina piazza un clamoroso "Di Pietro e il mafioso, le prove dei contatti fra Tonino e un boss bulgaro assassinato a Sofia".

 

Di fronte a Di Pietro (indicato con il numero 2) c’è Ilia Pavlov, braccio economico della criminalità organizzata

42 anni, uno dei più noti e controversi Paperoni dell’Est che, sette mesi dopo, verrà assassinato da un cecchino che da settanta metri lo colpisce dritto al cuore. Un’esecuzione in piena regola, che mette fuori gioco un boss con cui era meglio non litigare. E soprattutto ben conosciuto anche da Fbi e Cia, tanto che in un dossier riservato dell’ambasciata americana a Sofia, datato 1998, si parlava apertamente «di sospetti di riciclaggio, furti e omicidi commessi nell’ambito di società riconducibili a Pavlov».

Alla sua destra (indicato con il numero 1) Ahmed Dogan, ex terrorista e ora leader di un partito, noto per brogli

Nel 1986 è stato infatti arrestato perché considerato responsabile di parecchi attentati, tra cui il più grave è quello del 9 Marzo del 1985, alla stazione di Bunovo, non lontano da Sofia, in cui morirono sette persone, tra cui due bambini. Dogan rimane in carcere solo sei mesi e due settimane, nonostante una condanna a dieci anni, perché nel 1989, con la caduta del comunismo in Bulgaria, gli concedono l’amnistia. Appena uscito di galera si reinventa la vita come fondatore del Dps e, infischiandosene delle regole del gioco, va a caccia di voti con eccessiva disinvoltura. Così eccessiva quella sua disinvoltura che la Corte Costituzionale bulgara annulla, per evidenti brogli, migliaia di voti all’estero raccolti in Turchia nelle roccheforti di Dogan

Alla sua sinistra Ivan Slavkov (numero 3), assistente di Dogan

diventerà poi assessore del Dps a Varna. Peccato che il 17 ottobre del 2008 Slavkov venga arrestato per sfruttamento della prostituzione, riciclaggio e traffico di droga e sia tuttora in carcere, visto che i magistrati lo considerano il capo di un’organizzazione criminale di un’ottantina di persone.

 

Ecco che tocca a Libero fare un ulteriore intervento con una foto ancora più compromettente, che pubblica il giorno 27/03/210

DI PIETRO ABBRACCIA UN ALTRO BOSS

 

 

 La foto risale all'estate dell’estate del 2005 fuori a un ristorante. Accanto a Di Pietro c’è Vincenzo Rispoli, il boss della ‘ndrangheta di Legnano, alle porte di Milano. Rispoli è nipote di Giuseppe Farao, capobastone dell’organizzazione ed è stato arrestato perchè accusato di essere a capo di una fortissima cosca nella zona di Legnano. Nella foto il mafioso abbraccia Di Pietro mostrando che il rapporto non è di semplice conoscenza. Nella foto compare anche (è il secondo da sinistra) un muratore che pochi mesi dopo sarebbe stato freddato in un regolamento di conti.

 Le ombre sulle amicizie di Di Pietro si moltiplicano.

Le foto con Contrada, truffatori americani, mafiosi internazionali, terroristi, boss della ndrangheta…

(Antonio Di Pietro (terzo da sinistra) a cena con il funzionario del Sisde Bruno Contrada (secondo da sinistra), in una delle foto scattate il 15 dicembre del 1992, nove giorni prima dell’arresto dello stesso)

 

 Fatti che assumono caratteri più rilevanti dato che ieri è scattato un nuovo scandalo sui legami IdV-criminalità organizzata

 

 

 La candidata dipietrista al consiglio regionale Cinzia Damonte, 36 anni, funzionario dell’Agenzia delle Entrate, ex ds e attualmente assessore all’urbanistica del Comune di Arenzano (in provincia di Genova) è stata fotografata insieme a un noto pregiudicato calabrese, indicato in alcuni rapporti della Guardia di Finanza come “soggetto ben inserito negli ambienti della criminalità organizzata operante a Genova”

 

La cosa più inquietante è l’attivismo del boss calabrese

Il boss accompagnava la candidata da tutti i convenuti, passando da una tavolata all’altra. Il Garcea distribuiva il facsimile della scheda elettorale con l’indicazione di voto per l’Idv e la Damonte, mentre la candidata stessa ringraziava, stringeva mani e consegnava a tutti i suoi santini elettorali

 

 

SFORTUNA CANAGLIA
di Filippo Facci 29/03/2010

Scusate se insistiamo, ma questo:

1) Si ritrova a cena sul Mar Nero con una serie  di inquietanti personaggi bulgari tra i quali uno, il boss mafioso Ilia Pavlov, che verrà ammazzato da un killer pochi mesi dopo.
2) Si ritrova a convivio pure con Vincenzo Rispoli, presunto boss della 'ndrangheta di Legnano, successivamente arrestato.
3) Altra nota magnata pure col funzionario del Sisde Bruno Contrada nove giorni prima che fosse arrestato per mafia, questo in una caserma in cui si ritrova pure con altri pezzi grossi dei servizi segreti più un responsabile della Kroll Service, la cosiddetta «Cia della finanza».
4) Due anni orsono si ritrova a fare due comizi ad Amantea, in Calabria, con Franco La Rupa, già allora indagato per brogli elettorali e condannato per abuso, poi riarrestato con l'accusa di aver ricevuto aiuti elettorali alle regionali del 2005 da parte della 'ndrangheta capeggiata da Tommaso Gentile, infine in attesa di giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.
5) Nel 2004, alle comunali di Foggia, appoggia Riccardo Leone (Sdi) che vantava condanne definitive per ricettazione, rapina continuata, resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata, furto continuato e furto in concorso, evasione, danneggiamento continuato e violenza privata continuata, oltre ad aver passato due anni in un manicomio giudiziario. Un altro candidato appoggiato da Di Pietro, Domenico Padalino, vantava due condanne definitive per furto, oltraggio a pubblico ufficiale, inosservanza dei provvedimenti dell'autorità e resistenza a pubblico ufficiale, oltre a essere indagato per porto abusivo d'armi.
6) Il capogruppo regionale dell'Italia dei valori in Campania, due anni fa, si vede ritirare più volte il certificato antimafia dalla Prefettura.
7) Il proprietario della Aster - azienda che il giovane Di Pietro sorvegliava negli anni Settanta - anni dopo è stato condannato per associazione mafiosa a 3 anni e 6 mesi per lo scandalo della scalata del casinò di Sanremo. Durante Mani pulite, Di Pietro lo chiamò «il mio maestro».
8) L'appuntato della polizia Roberto Stornelli, amicone di Di Pietro quand'era vicecommissario in via Poma a Milano e col quale si divertiva a sparare nei boschi, poi cooptato nella squadra di Mani pulite, nel 1996 è stato condannato a tre anni per corruzione.
9) L'ex commercialista di Di Pietro, l'uomo che redigeva il suo 740, il primo febbraio 1996 fu arrestato a margine di un'indagine su un giro di squillo.
10) Un poliziotto della scorta personale di Di Pietro, nell'autunno sempre del 1996 fu arrestato a margine di un'indagine su un giro di puttane.
11) Il segretario personale di Di Pietro quand'era magistrato a Bergamo, il maresciallo Giuseppe Di Rosa, nel 1985 fu arrestato per concussione mentre incassava una mazzetta da dieci milioni: quel giorno stesso Di Pietro si trasferiva a fare il pm a Milano.
12) Il celebre imprenditore Giancarlo Gorrini, l'uomo da cui Di Pietro si fece svendere una Mercedes d'occasione a prezzo ridicolo,  uno da cui Di Pietro accettò un «prestito» di cento milioni senza interessi più decine o centinaia di milioni - cifra imprecisata - per ripianare i debiti di gioco dell'amico Eleuterio Rea, più pacchetti di pratiche legali per la moglie Susanna, più un impiego per il figlio Cristiano - due volte - alla Maa assicurazioni, più omaggi vari tra i quali ombrelli, agende, penne e cartolame vario e uno stock di calzettoni al ginocchio e alcuni viaggi in jet privato per delle partite di caccia in Spagna e in Polonia, questo Gorrini, insomma, mentre Di Pietro accettava tutto questo - durante Mani pulite - era inquisito per bancarotta fraudolenta e già condannato per appropriazione indebita.
13) Il celebre costruttore Antonio D'Adamo, altro uomo da cui Di Pietro accettò altri cento milioni senza interessi, una Lancia Dedra per sé e la moglie, più l'utilizzo stabile di una garçonnière dietro piazza Duomo, più l'utilizzo saltuario di una suite da 5-6 milioni al mese al Residence Mayfair di Roma, più consulenze legali per la moglie Susanna, più consulenze legali per l'amico Giuseppe Lucibello, questo D'Adamo, insomma, aveva già le sue società inquisite dall'inchiesta Mani pulite (filone chiuso nel '91, riaperto nel '92) e sarebbe presto finito sotto processo per turbativa d'asta e corruzione.
14) Altri amici nonché dispensatori di favori e case del giro socialista e democristiano (da Paolo Pillitteri ai cassieri Sergio Radaelli e Maurizio Prada, l'architetto Claudio Dini, l'imprenditore Valerio Bitetto e altri ancora) nel 1992 sono finiti quasi tutti in galera.
L'elenco potrebbe continuare ma sul serio, non è un modo di dire, anche perché omettiamo per carità cristiana certe terribili disgrazie familiari che hanno colpito amici e soprattutto parenti di Di Pietro. Da qui l'ovvia domanda: è scemo o porta sfiga?

 

 


















 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963