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tonino è cosa vostra


 Era di pochi giorni fa lo scoop di Panorama che in prima pagina piazza un clamoroso "Di Pietro e il mafioso, le prove dei contatti fra Tonino e un boss bulgaro assassinato a Sofia".
 
Di fronte a Di Pietro (indicato con il numero 2) c’è Ilia Pavlov, braccio economico della criminalità organizzata42 anni, uno dei più noti e controversi Paperoni dell’Est che, sette mesi dopo, verrà assassinato da un cecchino che da settanta metri lo colpisce dritto al cuore. Un’esecuzione in piena regola, che mette fuori gioco un boss con cui era meglio non litigare. E soprattutto ben conosciuto anche da Fbi e Cia, tanto che in un dossier riservato dell’ambasciata americana a Sofia, datato 1998, si parlava apertamente «di sospetti di riciclaggio, furti e omicidi commessi nell’ambito di società riconducibili a Pavlov».Alla sua destra (indicato con il numero 1) Ahmed Dogan, ex terrorista e ora leader di un partito, noto per brogliNel 1986 è stato infatti arrestato perché considerato responsabile di parecchi attentati, tra cui il più grave è quello del 9 Marzo del 1985, alla stazione di Bunovo, non lontano da Sofia, in cui morirono sette persone, tra cui due bambini. Dogan rimane in carcere solo sei mesi e due settimane, nonostante una condanna a dieci anni, perché nel 1989, con la caduta del comunismo in Bulgaria, gli concedono l’amnistia. Appena uscito di galera si reinventa la vita come fondatore del Dps e, infischiandosene delle regole del gioco, va a caccia di voti con eccessiva disinvoltura. Così eccessiva quella sua disinvoltura che la Corte Costituzionale bulgara annulla, per evidenti brogli, migliaia di voti all’estero raccolti in Turchia nelle roccheforti di DoganAlla sua sinistra Ivan Slavkov (numero 3), assistente di Dogandiventerà poi assessore del Dps a Varna. Peccato che il 17 ottobre del 2008 Slavkov venga arrestato per sfruttamento della prostituzione, riciclaggio e traffico di droga e sia tuttora in carcere, visto che i magistrati lo considerano il capo di un’organizzazione criminale di un’ottantina di persone. Ecco che tocca a Libero fare un ulteriore intervento con una foto ancora più compromettente, che pubblica il giorno 27/03/210DI PIETRO ABBRACCIA UN ALTRO BOSS 
  La foto risale all'estate dell’estate del 2005 fuori a un ristorante. Accanto a Di Pietro c’è Vincenzo Rispoli, il boss della ‘ndrangheta di Legnano, alle porte di Milano. Rispoli è nipote di Giuseppe Farao, capobastone dell’organizzazione ed è stato arrestato perchè accusato di essere a capo di una fortissima cosca nella zona di Legnano. Nella foto il mafioso abbraccia Di Pietro mostrando che il rapporto non è di semplice conoscenza. Nella foto compare anche (è il secondo da sinistra) un muratore che pochi mesi dopo sarebbe stato freddato in un regolamento di conti. Le ombre sulle amicizie di Di Pietro si moltiplicano.Le foto con Contrada, truffatori americani, mafiosi internazionali, terroristi, boss della ndrangheta…
(Antonio Di Pietro (terzo da sinistra) a cena con il funzionario del Sisde Bruno Contrada (secondo da sinistra), in una delle foto scattate il 15 dicembre del 1992, nove giorni prima dell’arresto dello stesso)  Fatti che assumono caratteri più rilevanti dato che ieri è scattato un nuovo scandalo sui legami IdV-criminalità organizzata 
 
 La candidata dipietrista al consiglio regionale Cinzia Damonte, 36 anni, funzionario dell’Agenzia delle Entrate, ex ds e attualmente assessore all’urbanistica del Comune di Arenzano (in provincia di Genova) è stata fotografata insieme a un noto pregiudicato calabrese, indicato in alcuni rapporti della Guardia di Finanza come “soggetto ben inserito negli ambienti della criminalità organizzata operante a Genova” La cosa più inquietante è l’attivismo del boss calabreseIl boss accompagnava la candidata da tutti i convenuti, passando da una tavolata all’altra. Il Garcea distribuiva il facsimile della scheda elettorale con l’indicazione di voto per l’Idv e la Damonte, mentre la candidata stessa ringraziava, stringeva mani e consegnava a tutti i suoi santini elettorali  SFORTUNA CANAGLIAdi Filippo Facci 29/03/2010Scusate se insistiamo, ma questo:1) Si ritrova a cena sul Mar Nero con una serie  di inquietanti personaggi bulgari tra i quali uno, il boss mafioso Ilia Pavlov, che verrà ammazzato da un killer pochi mesi dopo.2) Si ritrova a convivio pure con Vincenzo Rispoli, presunto boss della 'ndrangheta di Legnano, successivamente arrestato.3) Altra nota magnata pure col funzionario del Sisde Bruno Contrada nove giorni prima che fosse arrestato per mafia, questo in una caserma in cui si ritrova pure con altri pezzi grossi dei servizi segreti più un responsabile della Kroll Service, la cosiddetta «Cia della finanza».4) Due anni orsono si ritrova a fare due comizi ad Amantea, in Calabria, con Franco La Rupa, già allora indagato per brogli elettorali e condannato per abuso, poi riarrestato con l'accusa di aver ricevuto aiuti elettorali alle regionali del 2005 da parte della 'ndrangheta capeggiata da Tommaso Gentile, infine in attesa di giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. 5) Nel 2004, alle comunali di Foggia, appoggia Riccardo Leone (Sdi) che vantava condanne definitive per ricettazione, rapina continuata, resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata, furto continuato e furto in concorso, evasione, danneggiamento continuato e violenza privata continuata, oltre ad aver passato due anni in un manicomio giudiziario. Un altro candidato appoggiato da Di Pietro, Domenico Padalino, vantava due condanne definitive per furto, oltraggio a pubblico ufficiale, inosservanza dei provvedimenti dell'autorità e resistenza a pubblico ufficiale, oltre a essere indagato per porto abusivo d'armi. 6) Il capogruppo regionale dell'Italia dei valori in Campania, due anni fa, si vede ritirare più volte il certificato antimafia dalla Prefettura.7) Il proprietario della Aster - azienda che il giovane Di Pietro sorvegliava negli anni Settanta - anni dopo è stato condannato per associazione mafiosa a 3 anni e 6 mesi per lo scandalo della scalata del casinò di Sanremo. Durante Mani pulite, Di Pietro lo chiamò «il mio maestro». 8) L'appuntato della polizia Roberto Stornelli, amicone di Di Pietro quand'era vicecommissario in via Poma a Milano e col quale si divertiva a sparare nei boschi, poi cooptato nella squadra di Mani pulite, nel 1996 è stato condannato a tre anni per corruzione. 9) L'ex commercialista di Di Pietro, l'uomo che redigeva il suo 740, il primo febbraio 1996 fu arrestato a margine di un'indagine su un giro di squillo. 10) Un poliziotto della scorta personale di Di Pietro, nell'autunno sempre del 1996 fu arrestato a margine di un'indagine su un giro di puttane.11) Il segretario personale di Di Pietro quand'era magistrato a Bergamo, il maresciallo Giuseppe Di Rosa, nel 1985 fu arrestato per concussione mentre incassava una mazzetta da dieci milioni: quel giorno stesso Di Pietro si trasferiva a fare il pm a Milano. 12) Il celebre imprenditore Giancarlo Gorrini, l'uomo da cui Di Pietro si fece svendere una Mercedes d'occasione a prezzo ridicolo,  uno da cui Di Pietro accettò un «prestito» di cento milioni senza interessi più decine o centinaia di milioni - cifra imprecisata - per ripianare i debiti di gioco dell'amico Eleuterio Rea, più pacchetti di pratiche legali per la moglie Susanna, più un impiego per il figlio Cristiano - due volte - alla Maa assicurazioni, più omaggi vari tra i quali ombrelli, agende, penne e cartolame vario e uno stock di calzettoni al ginocchio e alcuni viaggi in jet privato per delle partite di caccia in Spagna e in Polonia, questo Gorrini, insomma, mentre Di Pietro accettava tutto questo - durante Mani pulite - era inquisito per bancarotta fraudolenta e già condannato per appropriazione indebita.13) Il celebre costruttore Antonio D'Adamo, altro uomo da cui Di Pietro accettò altri cento milioni senza interessi, una Lancia Dedra per sé e la moglie, più l'utilizzo stabile di una garçonnière dietro piazza Duomo, più l'utilizzo saltuario di una suite da 5-6 milioni al mese al Residence Mayfair di Roma, più consulenze legali per la moglie Susanna, più consulenze legali per l'amico Giuseppe Lucibello, questo D'Adamo, insomma, aveva già le sue società inquisite dall'inchiesta Mani pulite (filone chiuso nel '91, riaperto nel '92) e sarebbe presto finito sotto processo per turbativa d'asta e corruzione.14) Altri amici nonché dispensatori di favori e case del giro socialista e democristiano (da Paolo Pillitteri ai cassieri Sergio Radaelli e Maurizio Prada, l'architetto Claudio Dini, l'imprenditore Valerio Bitetto e altri ancora) nel 1992 sono finiti quasi tutti in galera. L'elenco potrebbe continuare ma sul serio, non è un modo di dire, anche perché omettiamo per carità cristiana certe terribili disgrazie familiari che hanno colpito amici e soprattutto parenti di Di Pietro. Da qui l'ovvia domanda: è scemo o porta sfiga?