http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_72622020.htmlROMA - Il caso Marco Travaglio-Che tempo che fa finirà in tribunale: il presidente del Senato, Renato Schifani, bersaglio delle acuse del giornalista nella puntata di sabato scorso, ha infatti deciso di rivolgersi alle vie legali contro le "affermazioni calunniose" nei riguardi della sua persona. La vicenda finirà mercoledì anche sul tavolo del cda Rai e del Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, che potrebbe chiedere approfondimenti o decidere direttamente sanzioni a carico dell'azienda. Con il vertice Rai in scadenza a fine mese, anche oggi però la polemica è tutta politica. Il Pdl accusa il trio Di Pietro-Giulietti-Travaglio di cercare la "rissa" tra maggioranza e opposizione, dice il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, facendo fallire le prove di dialogo ribadite da una telefonata Berlusconi-Veltroni. Il Pd intravede, invece, da parte della maggioranza il tentativo di lanciare l'offensiva su Viale Mazzini: il leader Walter Veltroni assicura che la Rai sarà "uno dei grandi temi delle regole del gioco", ma chiede di cambiare i criteri di nomina del cda, perché applicare la legge Gasparri sarebbe "una scelta non all'altezza dei problemi dell'azienda". Anche Federazione della Stampa e Usigrai insistono per una legge bipartisan "di pochi articoli" che modifichi i meccanismi di nomina del vertice e dicono no a scorciatoie per "invocare un rapido ricambio" alla guida della tv pubblica. Ma l'ex ministro Maurizio Gasparri insiste: rinviare il rinnovo del cda sarebbe "paralizzare l'azienda". Intanto l'appoggio di Antonio Di Pietro a Travaglio (unica voce fuori dal coro, se si esclude Rifondazione) potrebbe far fallire l'ipotesi di una presidenza Idv per la commissione di Vigilanza (che in base alla Gasparri nomina sette consiglieri Rai su nove e dà il gradimento a maggioranza di due terzi sul presidente): niente presidenza, dice Cicchitto, "a chi incarna la punta di diamante degli sconvolgimenti della Rai". Travaglio tiene il punto ("Aspetto solo che qualcuno mi smentisca") e "paradossalmente" si augura che la querela di Schifani - ricevuto nel pomeriggio al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - serva a fare chiarezza: "A differenza dei politici, i giudici stanno ai fatti, e in tribunale le chiacchiere stanno a zero". Fatti che, ripete il giornalista, sono stati già raccontati nel suo libro Se li conosci li eviti, scritto a quattro mani con Peter Gomez, e dal cronista dell'Ansa Lirio Abbate. Mercoledì sarà una giornata clou. In cda ci potrebbe essere una relazione del direttore generale, Claudio Cappon, che ha duramente stigmatizzato il comportamento di Travaglio. L'Agcom, poi, potrebbe decidere di intervenire su Che tempo che fa, ma anche sulla puntata di Annozero del primo maggio, con il servizio sul V2-Day di Beppe Grillo, sulla quale ha già aperto un'istruttoria. Su richiesta - a quanto si apprende - di cinque commissari su nove (su iniziativa di Giancarlo Innocenzi e Enzo Savarese), l'ordine del giorno della riunione del Consiglio è stato aggiornato oggi con un 'procedimento per l'accertamento dell'eventuale violazione degli obblighi del servizio pubblico generale radiotelevisivò e per le 'determinazioni conseguenti', con riferimento ai due programmi. L'Authority interverrebbe in base all'articolo 48 del Testo Unico della Radiotelevisione, che prevede la vigilanza sull'applicazione del contratto di servizio. In ballo ci sarebbe, in particolare, l'articolo 4 dello stesso Testo Unico, che impone come obbligo alla tv pubblica il rispetto dei "diritti fondamentali della persona". Il dibattito, però, in Autorità è aperto: ci sarebbero infatti posizioni favorevoli a una multa immediata all'azienda (si andrebbe da cinquemila a 52 mila euro), altre invece pronte a mettere in discussione la titolarità stessa dell'organismo di garanzia a intervenire sulle linee editoriali dei programmi tv.