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Documento per una vera sinistra di classe in CGIL.

Post n°7 pubblicato il 26 Maggio 2006 da opposizionecomunista
Foto di opposizionecomunista

La sinistra di classe della Cgil, aderente alla Rete 28 aprile,  ha elaborato la piattaforma politico-sindacale che potete leggere sul sito www.progettocomunista.org come contributo al dibattito tra i lavoratori e i militanti sindacali che nel corso del XV Congresso Nazionale della Cgil si sono impegnati per mantenere nella Confederazione sindacale una posizione di classe  contro la politica neoconcertativa, con governo e padronato, avanzata dalla maggioranza di Patta-Epifani (il primo dei due peraltro si è seduto al governo come sottosegretario).


Il documento sarà presentato sia all´assemblea nazionale della Rete 28 aprile che si terrà nel mese di giugno sia nelle riunioni provinciali e regionali preparatorie all´assemblea nazionale.
Progetto Comunista - Rifondare l'Opposizione dei Lavoratori sostiene questo documento e invita i lavoratori a discuterlo e diffonderlo.

 

I lavoratori che volessero presentarlo e/o controfirmarlo possono telefonare o scrivere al compagno Francesco Doro del Direttivo Regionale della Fiom Cgil del Veneto (tel. 3331312748 o scrivere, specificando l´adesione all´appello, al seguente indirizzo e-mail amr@progettocomunista.org
                                      


 

 
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Per le attività di Progetto comunista - Rol nella Bat.

Post n°6 pubblicato il 25 Maggio 2006 da opposizionecomunista
 

Per le Attività di Progetto comunista - Rifondare l'opposizione di lavoratori della Provincia Bat, contattare : progettocomunistaba@libero.it

 
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Per le iniziative baresi di Progetto comunista - Rol

Post n°5 pubblicato il 25 Maggio 2006 da opposizionecomunista
 

Tutti i compagni di Bari che sarebbero interessati all'attività barese di Progetto comunista - Rifondare l'opposizione comunista possono contattare il comp. Gorgoglione : pgorgoglione@hotmail.com

 
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Crisi del mondo del calcio...

Post n°4 pubblicato il 25 Maggio 2006 da opposizionecomunista
Foto di opposizionecomunista

Crisi del mondo del calcio... un'altra faccia della crisi del capitalismo
 
di Alberto Madoglio
 
Lo scandalo che sta travolgendo il calcio italiano ha diverse analogie con la Tangentopoli scoppiata nel 1992. All´epoca tutto era iniziato in tono minore con l´arresto di un "mariuolo" che si era fatto incastrare con una piccola tangente di qualche milione di vecchie lire. Oggi tutto è partito da una telefonata intercorsa tra un dirigente della più famosa squadra di calcio italiana, la Juventus, e uno dei "capi" degli arbitri, in carica fino a due anni fa.
Da un semplice piccolo episodio di "immoralità" sportiva (un colloquio troppo amichevole tra controllato e controllore) si è via via presa visione di un sistema basato sulla truffa, la corruzione, la frode, insomma tutti gli ingredienti tipici di ogni crisi capitalistica, perché di ciò in realtà si tratta, e non solamente di campionati il cui risultato finale era in qualche modo predefinito.
Una premessa: anche quando parliamo di sport professionistico, di calcio nel caso specifico, si possono ritrovare i tratti fondamentali che regolano un´impresa di mercato:
- concorrenza spietata tra le varie aziende (squadre) per guadagnare quote di mercato (tifosi) e massimizzare i propri profitti;
- concentrazione di capitale in un numero sempre più ristretto di aziende (squadre), che porta alla creazione di un vero e proprio monopolio;
- centralizzazione del capitale, in quanto gli interessi economici delle squadre di calcio, almeno di quello che ha dato vita al monopolio sopra citato, non sono limitate all´ambito sportivo, ma spaziano dal settore immobiliare a quello della distribuzione commerciale, dalle telecomunicazioni e televisioni fino ad arrivare alla finanza vera e propria, nel caso delle squadre che sono quotate in borsa;
- sovrapproduzione, ci sono più aziende (squadre) che producono merci (partite) di quante il mercato ne possa consumare;
- infine, la creazione di un vero e proprio, anche se piccolo, esercito di riserva, composto dai calciatori disoccupati.
 
Certo, alcune di queste leggi fondamentali del capitalismo sono temperate dalla particolarità del settore economico di cui stiamo trattando (è impensabile un campionato solo di 4 o 5 squadre, col fallimento di tutte le altre, anche se a ciò si potrà arrivare con la nascita di un campionato europeo, unico caso forse in cui gli interessi del capitalismo nazionale sono troppo deboli per impedire una contrazione su più larga scala), ma la sostanza non cambia.
Chiarito questo punto, ci è più facile capire che non di semplice frode sportiva si tratta, ma di una vera e propria crisi di un sistema economico. D´altra parte che il calcio professionistico non navigasse in buone acque era chiaro da molto tempo. Tutte le società hanno i (loro) bilanci in forte perdita; per sopravvivere hanno dovuto far ricorso ad un forte indebitamento con le banche e ad aiuti di Stato (anni fa è stata varata una legge "ad hoc" che consentiva alle società di calcio di spalmare le perdite nei bilanci approvati nei cinque anni successivi l´entrata in vigore della norma).
Queste soluzioni sono servite solo a spostare in là nel tempo il momento della resa dei conti, che oggi, anche grazie allo scandalo sopraccitato, sembra essere arrivata.
 
Sicuramente, anche il prezzo di questa crisi verrà fatto pagare ai lavoratori. Difficilmente le grandi famiglie della borghesia italiana che sono proprietarie dei maggiori club calcistici (Agnelli, Della Valle, Berlusconi, Moratti, per citare solo le più note), si faranno carico di risanare le loro aziende. Al contrario, costringeranno le banche loro creditrici a rifarsi sui piccoli correntisti per recuperare le somme prestate: con quelle quotate in borsa che speculeranno sul calo delle azioni per trasferire sui piccoli risparmiatori le perdite di capitale. Tutte chiederanno poi al governo ulteriori aiuti sotto forma di sgravi e condoni, per vedersi cancellare il debito miliardario da loro creato verso l´erario per tasse e contributi pensionistici non pagati; e il governo Prodi, ne siamo certi, cercherà di inserire il prezzo di questo ennesimo aiuto di Stato alla borghesia nella finanziaria di settembre, se non addirittura nella manovra correttiva di bilancio che quasi certamente verrà varata prima dell´estate.
 
Anche contro questo ennesimo furto ai danni dei lavoratori è indispensabile una risposta di classe. Una risposta che faccia capire ai milioni di operai, giovani, disoccupati che con passione seguono gli eventi sportivi, che, se vogliono riappropriarsi di uno dei loro maggiori momenti di svago, devono con ogni evidenza lottare per la distruzione di un sistema che corrompe ogni attività umana.
L´intreccio tra politica borghese (che negli anni ha utilizzato per i propri scopi il consenso tra le masse popolari per il calcio, vedi tra tutti il caso Berlusconi), capitalismo e sport si è fatto sempre più inestricabile e anche in questo campo ogni vera "riforma di sistema" non può che passare per una azione rivoluzionaria delle masse sfruttate.
Perché è palese che crisi industriale (Fiat), bancaria (BNL, Unipol) e, in ultimo, quella del calcio sono figlie della più generale crisi che il capitalismo italiano sta attraversando negli ultimi anni.
Con buona pace di chi sostiene che nello sport non esistono interessi di classe.

 
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Autodeterminazione del popolo irakeno!!

Post n°3 pubblicato il 24 Maggio 2006 da opposizionecomunista
 
Foto di opposizionecomunista

Per il ritiro immediato delle truppe di occupazione dall’Irak!!

 

Circa tre anni fa il Governo Berlusconi inviò in Irak 3.000 soldati “in missione di pace” e per quello che venne definito “ripristino della democrazia”. Contrariamente alla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica italiana che manifestava contro questa decisione, Berlusconi, Blair e Bush, pianificavano l’occupazione del territorio irakeno. Mentre elezioni “farsa” sancivano la nascita di un nuovo governo sotto protettorato delle potenze occupanti e Berlusconi e la sua maggioranza si affannavano, con il beneplacito dell’Unione prodiana, a sancire “il ritorno” con le baionette alla democrazia in Irak, un’inchiesta di Rai news 24, ha svelato la vera natura della presenza italiana in Medioriente. Il giornalista Sigfrido Ranucci con documenti alla mano, illustra l’interesse del governo italiano, confermato dal sottosegretario alle attività produttive, Cosimo Cantucci, al controllo della Provincia di Nassiriya per lo sfruttamento di un consistente giacimento petrolifero (circa 3 miliardi di barili) da parte dell’Eni. Infatti i militari italiani si occupano di scortare barili di petrolio e sorvegliare gli oleodotti.Così come la Gran Bretagna controlla gli oleodotti meridionali dell’Irak ed il porto vicino Bassora, dove arrivano e partono le petroliere. Il tutto sotto “la supervisione” americana. Gli ingenti profitti derivanti dall’occupazione dell’Irak vanno dunque dallo sfruttamento delle risorse energetiche al business della ricostruzione delle infrastrutture distrutte dai bombardamenti angloamericani. Il tutto avviene mentre una forte resistenza attacca le truppe di occupazione ed è nello stesso tempo, vittima di una una feroce repressione, come le “carceri” di Guantanamo e di Abu Ghrayb, testimoniano. L’Unione di Prodi, in ossequio agli interessi del capitalismo nostrano, si prepara, una volta vinte le elezioni, a continuare l’occupazione e lo sfruttamento del territorio irakeno, magari sotto l’egida dell’ONU, rappresentando gli interessi di finanzieri e banchieri nostrani.

 

Per questo è necessario un sostegno alla resistenza irakeno senza se e senza ma ed il ritiro immediato delle truppe di occupazione in Irak !!

 
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