punto sul rosso

Baci di dama


Gli cadono i peli dal petto, così mi accorgo che sta diventando vecchio. Impigliati tra i fili di cotone: così li trovo. Come in una rete, che li raccolga e li ributti in petto. Ma in petto non si torna. Poveri peli, tumulati nelle tubature.Ho una vasca teuco dove fluisce il mio sangue bordeaux, anzi, chinato. Lascio che righi il fondo e che si aggrumi, se troppo denso, e che grumo dopo grumo guadagni lo scarico e nelle tubature si perda invischiandosi con fagotti di peli di petto. La vasca teuco è sufficientemente profonda e capiente, anche troppo: se mi siedo gli occhi rasentano il bordo, potrei annaspare da seduta se qualcuno, riempiendola fino al bordo, non mi gettasse una ciambella di conforto. Ho buttato via tutti i tappi, non si sa mai.L’inconveniente dello stare seduti a far fluire sangue a far fugliare altrui intenti è che il culo mi si gela. Illividisce assieme alle unghie dei piedi, che tendono all’estremità senza toccarla. Benché si allunghino nell’attesa.Sulla finestra batte un sole che mi scalda per ostinazione, e dal sangue fuoriuscito sale un afflato di tepore.Mi svuoto lungo un rigo ora in piena ora in secca in cerca di una foce. Mi svuoto con solenne dedizione all’inerzia, mi svuoto tramite me malgrado me, organica a me stessa; senza possibilità di modificare il tempo.La mia amica si controlla ogni mese le tube di fallopio se mai si fossero ostruite per capriccio o per dispetto. Si ingraviderebbe col pensiero, se potesse. Non escludo che in passato ci abbia provato e che mi abbia contattato telepaticamente per chiedermi di fare da madrina. Io di parto non so niente, abito nelle vasche quando posso e non aspiro a tornare pesce. Lei sa tutto perché lo legge nei giornali che a una certa età bisogna figliare. Ogni mese si controlla le tube e si sposta l’età, ma non per ipocrisia – ci tiene a precisare.Poveri peli cadaveri, no, in petto non si torna.