punto sul rosso

Bonjour...


Sono tre giorni che non mangio, o meglio, che non faccio un pasto decente. Sono tre giorni che lui non dorme, o meglio, che fa fatica ad addormentarsi. Lui dice che è per il caldo, ma mente: il campione di verità scivola su rivoli di sudore e nemmeno se ne accorge.Sono dieci giorni che non metto una pentola sul fuoco, non lavo bicchieri, non prendo in mano una scopa, non sposto un granello di polvere. L’ordine non mi attrae, il pulito non mi attrae, in questa casa. Per fare le cose occorre un motivo, una spinta; un inciampo. Mi lavo e mi vesto, faccio qualche lavatrice perché mi servono mutande e calzini, pantaloni e magliette, per andare al lavoro. Il lavoro, qualunque esso sia, è un motivo per fare le cose, una costrizione a farle, una necessità di farle. E allora mi lavo e mi vesto: faccio un po’d’ordine e di pulito per uscire e andare al lavoro. Mi piace il lavoro, qualunque esso sia, mi fa dimenticare tutto il resto. E quando esco non ho poi molta voglia di tornare a casa. Sono giorni che è così. Ma lui nemmeno se ne accorge. Per tornare ci vuole un motivo, così come per partire.Sono tre giorni che non mangio, dieci che non metto una pentola sul fuoco, ed ogni sera dico “domani cambio le lenzuola del letto, sai, con tutto questo sudore!”, ma poi non lo faccio.E lui nemmeno se ne accorge.Tanto un letto è un letto, una sedia è una sedia, e la ragione è ragione. Che poi tutto questo non sia vero è impossibile dirlo. Come dire, le cose stanno così. La verità è una, verità verità vo’cercando, e verità trovo, io. Le tue sono solo rappresentazioni, idealizzazioni; le tue parole dipingono la verità a tuo piacimento e, in fin dei conti, sono solo un inganno:  narrazione, nient’altro che narrazione! Ecco, a me la narrazione non mi interessa. Perché tu scrivi in un certo modo, scrivi di certe cose, ma quelle cose non stanno proprio così, anzi per niente. E verità, verità vo’cercando! E quando la trovo, mi fermo, estasiato. E l’apprezzo: apprezzare la verità è,in fondo, apprezzare la vita stessa. E lo puoi fare solo se annulli l’ego. Dovresti provare, sai? Rinuncia a te stessa e punta alla crudezza della verità, alla sua scabrosità, alla.Al lavoro sto bene, al lavoro posso dimenticare qualunque cosa mentre introduco nella mia vita un esile senso di utilità: lavoro e mi apprezzo da me. Il lavoro è una necessità materiale e una masturbazione affettiva, qualunque esso sia.  E dopo il lavoro, tornare mi fa fatica. È il ritorno ad una tavola sguarnita ed un piatto vuoto, ad una televisione in sottofondo, a mucchi di polvere da ignorare e lavaggi da avviare. Lui dice che non dorme per il caldo, ma mente; ieri al lavoro la mia responsabile mi ha chiesto cosa avessi. Strano. Io le ho risposto che ero inquieta per la pioggia. Mentivo. Sono tre giorni che non mangio e non c’è nessuno che cucini per me. Ma domani, domani, laverò le pentole e i bicchieri, laverò tutto, tappeti compresi. Domani punterò alla verità, chiuderò il mio ego in cantina, e con lui le ferite narcisistiche, le cicatrici da mancanza, e i giudizi della gente; domani i rubinetti del bagno saranno lucenti e gli smalti brillanti, e lo specchio, ah, lo specchio risplenderà nitido e senza macchie. Domani.