putpurrì

RETRO'


Mi ci ha fatto riflettere Ed. Felson con il suo commento al mio precedente post sulle "solitudini". Spesso, alla fine di riflessioni riguardanti fatti incomprensibili del periodo in cui viviamo, ci troviamo a dire o a leggere detto da altri come noi, " sarà che son vecchio/a!" Tra le molte altre questa mi sembra una delle balle più rovinose che stanno cercando di farci digerire. Attribuire l'incapacità di comprendere certi fenomeni al fatto di essere vecchi sottintende che essi sarebbero comprensibili se fossimo giovani. E quindi, di conseguenza, in un epoca in cui si invecchia molto ma necessita farlo in modo giovanile, che c'è di più pernicioso di chi invecchia non adattandosi ai tempi? E così, a noi che non comprendiamo, a volte viene il dubbio che sia colpa nostra e non loro. E' come se ci chiedessero di usare un ipotetico botox cerebrale che ci renda il cervello così liscio da non esprimere nessuna emozione, o risentimento, o indignazione, eternamente giovane e inconsapevole, giacchè un cervello con le rughe create dal pensare è terribilmente triste. Ovviamente questo è un discorso per assurdo, perchè sono quasi certa che le persone che non comprendono non se ne vergognino affatto e anzi ne vadano piuttosto fiere. Invece forse il vero guaio sta nel fatto che pur profondamente convinti di essere tuttora e più che mai nel giusto ci sentiamo troppo "vecchi" per reagire. Laddove per vecchio intendiamo troppo stanco, o troppo deluso, o troppo incarognito. Diciamo che mi piace pensare che se fossimo ventenni troveremmo ugualmente scandaloso quello che accade ma con molte più energie da usare per dare un bel giro a tutto quanto.