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Scatti sartoriali

Le cose sono due : o il padre faceva di mestiere il sarto o la madre passava tutto il giorno a ricamare.. chissà io la butto lì, visto che non conosco la biografia di Ahmad Dashti..

certo è che lui indaga da vicino, proprio vicino il mondo del cucito..

foto macro di ago e filo

per non parlare di bottoni e spilli.. con patriottismo sartoriale usa fili di 4 colori..

quelli della bandiera nazionale..

non contento Dashti diverte a tentare il pubblico con gli attrezzi del mestiere ..

 perfetta per chi non sa attaccare nemmeno un bottone

 la collettiva fotografica CONTRAST  è allestita  presso la Kuwait Art Association a  Kuwait city fino al 7 maggio

Fotografia o Art attack ?

Prendi una tavola di compensato... spalmaci sopra un pò di intonaco .. poi incornicia il tutto con pali di mangrovia*, non legno qualsiasi.. hai quasi finito..

 devi solo aggiungerci al centro una foto in bianco e nero possibilmente..

Yousef Khalifa, fotografo artista del Kuwait ha fatto proprio così.. naturalmente prima ha giocato-scattato con la macchina fotografica (giocattolo) una serie di istantanee che fissano dettagli presi al souq.. porte, lampioni, finestre..

il risultato è questo..

lo trovo un divertissement molto raffinato...

*i pali di Mangrovia (chendal) erano comunemente usati in Kuwait e in tutta l'area del Golfo come travi per i soffitti, in quanto unico legno disponibile che cresce lungo le coste..

Yousef Khalifa partecipa alla collettiva "Contrast"

presso la Kuwait Art Association fino al 7 maggio 2009

L'ultimo sopravvissuto..

Fino a pochi anni fa erano un cumulo di macerie e spazzatura..con ancora i segni degli atti di vandalismo delle truppe irachene.. il Behbehani Compound è un pezzo di storia del Kuwait, unico quartiere sopravvissuto del'epoca pre- petrolio..

Era il 1940 quando Yousef Behbehani, di una potente famiglia di mercanti di origini iraniane, stimato uomo d'affari ed importante personaggio nella Kuwait di allora,

decise di acquistare un pezzo di terra in questa zona,  al Watiah, che sorgeva, isolata, ai margini della città.. poichè parte della proprietà veniva sommersa dalle acque nei periodi di alta marea, fece sopraelevare tutta la zona con tonnellate di sabbia..

Incaricò un architetto iraniano di progettare un intero quartiere per ospitare la sua grande famiglia, una moglie e dieci figli con relativi nipoti e parenti..

anche le maestranze erano iraniane..ed è per questo che

le case riflettono un tipico gusto ottomano nelle balconate con intarsi, nelle finestre traforate, nelle soffittature con travi lignee a vista, nelle vetrate a scomparto..

le semplici ma eleganti decorazioni con tenui colori pastello invece sono un richiamo all'art decò

e poi l'uso decorativo di mattoncini, di vetri con colori contrastanti ..porte e finestre rigorosamente in legno, ampi cortili interni, tetti terrazzati

Metà del compound fu abitato dalla famiglia Behbehani fino agli anni '60, l'altra metà affittato per lo più a stranieri quali collezionisti d'arte, antiquari, artisti, fotografi.. alla ricerca di una casa originale, al di là dei soliti schemi standard degli appartamenti in affitto..

La prima ad intraprendere il processo di rinascita del quartiere fu Sheikha Hissah al Sabah, figlia dell'emiro Sheikh Saad, che nel 1991 fece ristrutturare la casa nr. 28, intuendone le grandi potenzialità come galleria d'arte..

sono seguiti altri restauri ed adesso queste case del forte carattere ospitano locali, ristoranti, negozi..permangono problemi logistici ( vie d'accesso, parcheggio ecc.) ma i proprietari sperano che presto la municipalità cittadina intervenga e provveda..

anche io...