LA MAFIA NON ESISTE
A Capaci ci fu uno spaventoso terremoto e in via D' Amelio una fuga di gas. Per non parlare della depressione che porta al suicidio moltissimi rappresentanti delle Forze dell' Ordine.
PIAZZA DELLA MEMORIA.
Appello dei parenti dell' avvocato Fragalą (brutalmente ucciso da uno sconosciuto armato di bastone)
Post n°23 pubblicato il 01 Marzo 2010 da joe.petrosino
"Se ci dovessero essere altre persone che hanno assistito ai fatti e non sono andate in Procura, che si facciano avanti e contribuiscano allo svolgimento delle indagini". "Era una persona semplice, solare, buona, sempre disponibile verso tutti. Chiedo che tutti collaborino per aiutarmi a capire la verità. Chiunque sappia qualcosa vada dai magistrati" "Palermo ha bisogno di sapere la verità. Non possiamo permettere che un uomo integerrimo, onesto e buono come Enzo venga massacrato in questa maniera" |
Post n°22 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
"Il giudice è quindi solo, solo con le menzogne cui ha creduto, le verità che gli sono sfuggite, solo con la fede cui si è spesso aggrappato come naufrago, solo con il pianto di un innocente e con la perfidia e la protervia dei malvagi. Ma il buon giudice, nella sua solitudine, deve essere libero, onesto e coraggioso." |
Post n°21 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
Assassinato dalla mafia il 29-VIII-1991
«Imprenditore siciliano, consapevole del grave rischio cui si esponeva, sfidava la mafia denunciando pubblicamente richieste di estorsioni e collaborando con le competenti Autorità nell'individuazione dei malviventi. Per tale non comune coraggio e per il costante impegno nell'opporsi al criminale ricatto rimaneva vittima di un vile attentato. Splendido esempio di integrità morale e di elette virtù civiche, spinte sino all'estremo sacrificio.» |
Post n°20 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
(Assassinato l' 11-VII-1979) « È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di far qualcosa per il Paese. » Commissario liquidatore di un istituto di credito, benché fosse oggetto di pressioni e minacce, assolveva all'incarico affidatogli con inflessibile rigore e costante impegno. Si espose, perciò, a sempre più gravi intimidazioni, tanto da essere barbaramente assassinato prima di poter concludere il suo mandato. Splendido esempio di altissimo senso del dovere e assoluta integrità morale, spinti sino all'estremo sacrificio |
Post n°19 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
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Post n°18 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
Il superprocuratore antimafia Piero Grasso racconta: "Ero appena entrato in magistratura. Appresi la notizia mentre ero pretore a Barrafranca, in provincia di Enna. L’impressione e lo sgomento tra i colleghi fu enorme. Era il primo magistrato siciliano a cadere sotto il piombo dei mafiosi. Erano altri tempi. Ricordo che un giornale nazionale, se non erro il "Giorno" di Milano, titolò. "Sangue sulla toga". Ricordo le prime campagne di delegittimazione sulla figura del magistrato. Ricordo che circolarono certe voci per gettare ombre sulla sua attività: calunnie poi categoricamente smentite dalle indagini successive. Scaglione aveva sempre tenuto un atteggiamento coerente e rigoroso nei confronti di una criminalità che allora era ancora difficilmente decifrabile come mafiosa. Ovviamente, trattandosi della morte di un magistrato, indagò un’altra autorità giudiziaria Genova. Posso solo dire che, all’epoca di quel delitto, Cosa Nostra era governata da quel triumvirato di cui faceva parte anche Luciano Liggio. Parecchie fonti hanno confermato che quell’esecuzione fu decisa ed eseguita personalmente da Luciano Liggio per un suo astio personale. Scaglione propose Liggio per il soggiorno obbligato, ma il boss riuscì a scappare in tempo da una clinica di Roma dove era ricoverato, rendendosi latitante. Il procuratore a quel punto riuscì a spedire al confino, sia pure per brevissimo tempo, una delle sorelle del boss. La sorella nubile che non era mai uscita da Corleone in vita sua... Liggio ebbe buon gioco a dipingere il suo nemico come un persecutore che, non potendo colpire lui, si era accanito contro una giovane donna innocente. La mattina dell’agguato, come ogni giorno, Scaglione si recava al cimitero dei Cappuccini nel centro della vecchia Palermo, per deporre un mazzo di fiori sulla tomba della moglie, accompagnato da Lo Russo, un agente di custodia. L’auto dei killer tagliò loro la strada. La guidava Pino Greco "Scarpuzzedda", della famiglia di Santa Maria di Gesù. A bordo c’era anche un uomo d’onore di Porta Nuova, territorio in cui veniva commesso il delitto. E secondo tantissime ricostruzioni, anche Luciano Liggio che avrebbe addirittura sparato a Scaglione. Liggio, dal canto suo, fin quando rimase in vita, si difese dicendo che la tubercolosi ossea non gli avrebbe permesso una simile performance. Ma le malattie dei mafiosi molto spesso sono un alibi" |
Post n°17 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
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Post n°16 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
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Post n°15 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
(Ucciso dalla mafia il 14-XI-1982) "Mentre conduceva una delicata operazione investigativa al fine della ricerca e della cattura di pericolosi latitanti, nel quadro della lotta alla criminalità organizzata, in un vile e proditorio agguato tesogli da ignoti criminali, veniva fatto segno a numerosi colpi mortali di arma da fuoco immolando, così, la giovane vita ai più alti ideali al servizio delle Istituzioni." |
Post n°14 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
(Ucciso dalla mafia 6-VIII-1985) «Con la piena consapevolezza dei pericoli cui si esponeva, nella lotta contro la feroce organizzazione mafiosa, ispirava, conduceva e sviluppava in prima persona e con eccezionale capacità investigativa una serie di delicate operazioni di polizia giudiziaria che portavano all'identificazione e all'arresto di numerosi fuorilegge. In un proditorio agguato teso davanti alla propria abitazione, veniva colpito da assassini armati di fucili mitragliatori, trovando tragica morte. Alto esempio di attaccamento al dovere spinto fino all'estremo sacrificio della vita.» |
Post n°13 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
«Sottufficiale di elevatissime qualità professionali, impegnato in delicate attività investigative in aree caratterizzate da alta incidenza del fenomeno mafioso, operava con eccezionale perizia, sereno sprezzo del pericolo ed incondizionata dedizione al dovere e alle Istituzioni, fornendo costanti e determinanti contributi alla lotta contro la criminalità organizzata fino al supremo sacrificio della vita, stroncata da proditorio ed efferato agguato criminale. Eccelso esempio di preclare virtù civiche ed altissimo senso del dovere.» |
Post n°12 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
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Post n°11 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
"Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici; la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. |
Post n°10 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
Medaglia d' oro al valore civile. "Preposto al servizio di sorveglianza di esponenti del clan mafioso denominato "Cosa Nostra", nonché di criminali sottoposti al regime carcerario 41 bis, assolveva il proprio compito con fermezza, abnegazione e alto senso del dovere. Proditoriamente fatto segno a colpi d'arma da fuoco in un vile attentato tesogli con efferata ferocia da appartenenti all'organizzazione criminosa, sacrificava la vita a difesa dello Stato e delle istituzioni. Località Palma (TP), 23 dicembre 1995." |
Post n°9 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
"....la cosa più bella è dividere quello che si ha in parti uguali tra soldati, è un mondo che non c'è. A dirlo sembriamo matti, non so tu cosa pensi, ma è così, la gioia di dividere quello che hai in parti uguali, soldati e comandanti, per noi questo è essere soldati e noi lo abbiamo capito in tanti anni. Appuntati che hanno l'orgoglio di essere appuntati, che non si vergognano di essere appuntati, che non sono frustrati dal fatto di essere soldati semplici perchè l'esercito lo fanno i soldati semplici e a me di essere ufficiale non me ne frega niente, il grado è per la lotta, ma io sono orgoglioso di essere soldato, di essere uguale a loro, lo capisci? I burocrati non vogliono che tu esista, loro hanno altre idee, ragionano in termini di schemi, di numeri. Noi no! Sono gli uomini l'importante, le emozioni dentro a quegli uomini, le loro famiglie, la storia dentro ognuno di noi, tutto questo per noi è una cosa sacra, per gli altri siamo solo dei numeri. Va via uno, viene un altro, come delle valige che vanno e vengono e si buttano via quando non servono più...." |
Post n°8 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
Giornalista ucciso dalla mafia il 5-I-1984. "A che serve vivere, se non c'è il coraggio di lottare?" "Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell'ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo." "Mi rendo conto che c'è un'enorme confusione sul problema della mafia. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale, questa è roba da piccola criminalità, che credo abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il fenomeno della mafia è molto più tragico ed importante..." |
Post n°7 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
Magistrato italiano ucciso dalla mafia il 21-IX-1990. Papa Giovanni Paolo II definì Rosario Livatino «martire della giustizia ed indirettamente della fede». |
Post n°6 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
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Post n°5 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
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Post n°4 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da joe.petrosino
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