una storia

Post N° 92


  Scrive Don Francesco  Cervio parroco di Albonese sull'  Informatore Lomellino del 13/10/2004:  ".........Vogliamo qui parlare dei migranti irregolari ? Bene.   1  Come arrivano in Italia? Gli sbarchi in Sicilia di queste ultime settimane  sono solo la punta dell'iceberg  e dimostrano che un tale fenomeno sociale  e' comunque di difficile gestione, indipendentemente dal governo di destra o di sinistra. Il messaggio spesso arrivato da una  massa di poveri cristi  che vedono l'America!  Nell'Italia si puo' riassumere  nel motto Avanti miei Prodi, fatto proprio di recente  dalla signora deputato Turco che arringa "Quando torneremo al governo  diremo agli extracomunitari di venire in Italia anche se non hanno  lavoro" . Parole dissennate e solo ad uso elettorale. Forse la signora deputata Turco  e'stata nominata  presidentessa della Croce Rossa- color bandiera comunista- di quella armata Brancaleone formata  da pacefondai comunisti, sindacalisti rosso vermiglio, no global nulla facenti, catto-comunistelli inconcludenti, ricchi e rossi borghesi alla Scalfaro o alla Fo che vorrebbero far giungere in Italia tutti i diseredati d'Africa.?  2 Il popolo italiano e' stato un popolo di migranti? Sfatiamo una leggenda metropolitana caramellosa e bugiardina. I nonni italici che dopo la prima guerra  e dopo la seconda guerra emigrarono in America o in Europa- Svizzera, Germania, Francia- arrivarono in quelle nazioni ospitali e bisognose di manovalanza con i documenti in regola: visto d'ingresso e contratto di lavoro. In caso contrario venivano respinti alla frontiera e se ne tornavano a casa.  Ma domandiamoci come controllare l'identita' di migliaia di clandestini  ed assicurare loro un abitazione ed un lavoro?  A questa elementare domanda detta Armata non risponde..................."  Seguono alcune proposte anche interessanti  sulla casa per i migranti attraverso  Comuni garanti  o la messa a disposizione di immobili inutilizzati di proprieta' delle Curie.  Rete Lilliput Lomellina  ha ritenuto utile  dialogare con don Cervio attraverso una lettera privata ma anche pubblica.  .  Gentile Don Cervio,  abbiamo letto sull'ultimo numero dell'Informatore Lomellino il suo intervento sul problema dei migranti e della sua rabbia verso il movimento. Ma abbiamo letto anche della sua apertura, del suo desiderio di aprire un confronto e questo ci e' piaciuto. Per questo le scriviamo.  Facciamo parte di quella rete movimentistica che  ha avuto tra i fondatori Zanotelli, Bizzotto, Tonino Bello. Pensiamo che un migrante che viene nella nostra terra, anche clandestino, non pone un problema di polizia o prioritariamente un problema di casa e lavoro. Pone un problema molto piu' forte e lo pone ad un Paese che e' comunque tra i piu ricchi del mondo e che spende in armamenti e cibo per animali , ogni anno ,una cifra incredibilmente  elevata.  Ponne un problema etico , certo lo pone a tutti anche al mondo antiglobalizzazione.  A Mortara lavoriamo  insieme ad altre associazioni ,come lei sapra',  come Agenda 21 per diminuire l'esclusione sociale dei migranti clandestini e non, perche' ci sembra di vedere nel nostro paese due citta' sovrapposte che non si parlano , che non si conoscono e che specularmente si temono. Ci riconosciamo invece come lillipuziani in un documento di Pax Christi che ci piace qui in parte recuperare.  .  " Forse dovremmo ripensare la storia a partire dalle immagini che la televisione  ci porta in casa sempre piu' spesso: gli occhi bianchi, gli sguardi assenti, la pelle rinsecchita. Sono i miserabili che misurano la nostra civilta'. sono uomini, ma nell'era dei diritti universali non valgono nulla. Sono uomini, ma clandestini e dunque non si vedono , non si possono vedere.  Solo voy con mi pena/sola va mi condena/ correr es mi destino / por no llevar papel perdido / en il corazon del grande babylon / me dicen el clandestino / yo soi  el quiebra ley.    Mano negra / clandestina/ peruano / clandestino/ africano /clandestino ....  canta la voce -clandestina- di Manu Chao.  Ecco perche' la storia comincia qui, inizia dove Fukujama l'ha fatta chiudere. La fine della storia come l'abbiamo vissuta durante la guerra fredda, perfettamente pigiata nei suoi fronti ideologici contrapposti, ha aperto la storia complessa delle diversita' che fino ad oggi non avevamo mai incontrato.  E' emersoa con il vestito maleodorante e coperto di cenci, il volto scandaloso dello straniero, dell'Altro, del culturalmente alieno. Improvvisamente l'Occidente ha dovuto fare i conti con la  miseria piu' terribile, con i continenti desaparecidos, con l'ipocrisia di un mondo che tra le pieghe della dichiarazione per i diritti umani, ha nascosto privilegi d'ogni sorta.  Ecco l'inizio della storia. Vengono dalla Sierra leone, dal Senegal, dalla Costa d'Avorio, dal Ghana, i dannati della terra. Vengono le carrette dei mari affollate di neri affamati. Vengono con la consapevolezza perfino di non arrivarci mai, con i figli piccoli che muoiono sulla nave e che mani addolorate di genitori depositano nelle profondita' del mare, dove quel bimbo, vulnerabilmente straniero, almeno verra' cullato dall'acqua anziche' bastonato dalla terra. Vengono, nonostante la voglia di molti di chiudergli la porta  in faccia e, magari, di inviare truppe armate ai confini fra l'Occidente e il sud del mondo. Perche' non c'e' manganello che possa evitare la corsa disperata dalla miseria al sogno della liberazione E quindi vengono. E noi li vediamo arrivare.  E il problema divampa, cresce, si dilata come un onda che permea tutto il nostro vivere. non e' solo un problema politico, il problema e'  prima di tutto etico.  L'approssimarsi del volto sofferente, annichilito, inerme. solleva dentro di noi un imperativo morale, che non puo' essere eluso, pena la deriva dell'umano.  Ecco dove sta il confine tra civilta' e incivilta', tra guerra e pace, fra democrazia e dittatura. Farsi carico del volto altrui: questa e' la pace, rifiutare quel volto: questa e' la guerra.  Si ribalta persino il rapporto stato e cittadino, perche' se alla radice di tutto c'e' il riconoscimento dell'altro come elemento costitutivo del genere umano, allora non lo stato puo' dire se uno e' cittadino oppure no perche' c'e' un diritto di cittadinanza cosmopolita che si basa sul riconoscimento che il volto inerme e' portatore di un passaporto naturale, se cosi' si puo' dire.  E cosi' se un affamato fugge dall'Africa e viene in Italia esercita un suo diritto legittimo ed uno stato non puo' difendersi rispedendolo a casa. E' un diritto primigenio, e' l'umanita' che deve mirare alla sua salvezza  solidale attraverso il riconoscimento dell'altro, dello straniero, del diverso.  E' il grande tema dell'ospitalita', indagato con la lente dell'etica dai maggiori filosofi contemporanei. E l'ospitalita' e' un concetto che  non si puo' circonscrivere dentro gli angusti spazi  della convenienza. L'ospitalita' e' un apertura totale all'altro.  Verranno gli indios, verranno gli ignudi di un tempo diceva liricamente Ernesto Balducci poco prima di morire, verranno i poveri con le loro culture custodite nelle loro anfore ricoperte di ragnatele a spezzare le anfore e a farci conoscere  liquori che non conosciamo."  Ecco noi siamo profondamente convinti del bisogno di questa nuova etica, della necessita' di rompere quei meccanismi finanziari e consumistici con i quali opprimiamo e distruggiamo i Sud del mondo,  un etica coraggiosa capace di disarmare gli eserciti e gli stati e con essi anche le nostre coscienze.  Lilliput Lomellina ottobre 2004