Angelo Quaranta

Riflessioni di fine Anno


Per avere un'Italia migliore, ci vuole almeno una mezza rivoluzione di Giuseppe Turani Se fino a qualche settimana fa un po’ tutti erano convinti che la ripresa sarebbe arrivata nella seconda metà dell’anno prossimo, adesso le previsioni si sono spostate in avanti. La data giusta, per la ripresa, è quella dell’ultimo trimestre del 2013 o del primo trimestre del 2014. Il perché di questo spostamento in avanti non è misterioso. Se l’America e l’Asia si stanno muovendo abbastanza bene, l’Europa (anche a seguito delle varie politiche di rigore) si muove molto lentamente e stenta un po’ a prendere velocità.Quindi l’appuntamento con la ripresa si sposta un po’ in avanti, e non è detto che non ci siano altri slittamenti.Ma il problema più grave non è nemmeno questo. La questione seria riguarda la mancanza assoluta di prospettive interessanti.Il caso italiano è significativo a questo proposito. Nel 2014, si è detto, dovrebbe arrivare la ripresa. Ma che ripersa sarà? Il Pil dovrebbe aumentare (secondo le stime che circolano) dello 0,6 per cento (dopo essere sceso solo nei due anni precedenti di oltre il 3 per cento).Chiunque capisce che si tratta di una ripresa quasi simbolica, che non serve a farci fare dei veri passi in avanti e, soprattutto, che non serve a ridare un lavoro ai disoccupati. E anche la previsioni più “lunghe” non contemplano anni di crescita forte. Sostanzialmente si sta un po’ sopra l’1 per cento all’anno, ma senza strafare.Perché accada questo è ormai noto e rappresenta il vero problema italiano. Non siamo abbastanza “belli” per attirare gli investimenti stranieri (troppo burocrazia, politica troppo invadente, ecc.). E non abbiamo più soldi per fare investimenti “italiani”.In un certo senso siamo un paese bloccato. Metà del nostro Pil se ne va in spesa pubblica e quindi le imposte sono ormai sopra il 50 per cento dello stesso Pil. Una quota che non consente a un paese di crescere in modo vivace.E’ evidente, quindi, che per dare una scossa positiva all’Italia servirebbe una mezza rivoluzione. Qualcosa che riesca a semplificare la società italiana, oggi soffocata dalla politica e dalla burocrazia imperante (ci vogliono anni per aprire un capannone industriale e un paio d’anni per approvare una legge, anche se urgente). Purtroppo, il dibattito politico italiano (dominato dalla televisione) porta i protagonisti a misurarsi sulle polemiche del giorno e non sulle prospettive di cambiamento del paese.Insomma, si parla di tutto, ma non di quello che si potrebbe fare per diventare un paese migliore.14 dicembre 2012