Angelo Quaranta

Giuseppe Bungaro


 
 Ancora adolescente, è già considerato un grande talento della medicina. Sua la creazione di uno stent innovativo utile a correggere alcune anomalie vascolari riducendo i rischi di complicanze post-operatoriedi Redazione FdS“Sai cosa voglio? Una vita senza confini tra ciò che vedo e ciò che sogno”: il verso di una canzone del musicista pop 4TU a commento di una foto che mostra su Facebook il giovanissimo Giuseppe Bungaro in camice medico all’interno di un laboratorio di ricerca. Una dichiarazione programmatica: quella di chi sa già cosa vuole fare nella vita, non la classica stucchevole citazione da social network. Ma chi è Giuseppe Bungaro?Diciotto anni, nativo di Taranto ma residente nella vicina Fragagnano, papà operaio dell’ILVA, mamma casalinga, studente diplomando all’IISS “Del Prete-Falcone” Liceo Scientifico di Sava (Taranto) e un pallino per la professione medica che lo vede da tempo dedicarsi da autodidatta allo studio della medicina, senza peraltro rinunciare a supportare le finanze familiari facendo il cameriere in pizzeria al sabato sera. Una passione irrefrenabile che ha profonde ragioni personali e che lo ha visto fra i vincitori del concorso “I giovani e le scienze” (Milano 2018), competizione italiana riservata a studenti fra i 14 e i 21 anni e organizzata dalla FAST (Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche).Con questo contest, su incarico della Direzione generale Ricerca della Commissione Europea, vengono selezionati i migliori talenti italiani da inviare all’EUCYS – European Union Contest for Young Scientists, finale del Concorso dell’Unione Europea dei giovani scienziati, che Giuseppe ha vinto con il progetto “Stent pericardico auto-espandibile”, un lavoro che ne ha rivelato il talento di enfant prodige della ricerca scientifica e gli ha fatto conseguire anche il Premio 100 Eccellenze Italiane, consegnato lo scorso novembre a Roma, a Palazzo Montecitorio. Fra i tanti riconoscimenti non si può non menzionare infine la nomina a “Consigliere onorario ed ordinario presso la Sessione VI dell’Università di Ferrara”, straordinariamente tributatagli “per l’alto senso del dovere e di responsabilità, ai sensi dell’art. 32 della Costituzione e del giuramento di Ippocrate e per i grandi meriti nella ricerca medica, in particolare nell’applicazione del proprio genio nella chirurgia vascolare”.La chirurgia vascolare: una materia e una scelta non casuali. A spiegarlo è ancora una volta lo stesso Giuseppe che così commenta la sua consuetudine con ambiente e strumenti medici: “Questo camice racconta una storia che solo poche persone sanno, una storia che mi tocca nel profondo e che mi spinge a essere un medico. Voglio essere un medico non per me stesso, ma per la gente; voglio essere un medico, perché nel mondo serve qualcuno che sappia fare davvero del bene e perché per me la medicina è un arte. Voglio essere libero di scegliere per il mio futuro e scelgo la chirurgia, sempre.” Ma cosa ha toccato così profondamente Giuseppe al punto da identificare nella chirurgia lo scopo principale della sua vita? Nel 2013 sua cugina viene operata al cuore mentre poco dopo viene diagnosticata a lui stesso un’anomalia all’aorta addominale, per risolvere la quale sarà operato a Bari all’età di 16 anni. Ma è fin dall’impatto con l’esperienza della cugina che Giuseppe si lancia a capofitto, da autodidatta, nello studio delle patologie cardiocircolatorie e dei dispositivi cardiochirurgici, arrivando dopo qualche tempo a mettere a punto uno stent pericardico auto-espandibile che, utilizzando naturale tessuto pericardico e nanotecnologie, è in grado di diminuire in modo rilevante le possibili complicanze post-operatorie della classica angioplastica. Lo stent, per chi non lo sapesse, è un tipo di struttura cilindrica a maglie che viene introdotta in determinati vasi sanguigni per ripristinarne il normale diametro, ridottosi per cause patologiche.