Angelo Quaranta

Gracián y Morales, Baltasar, gesuita


notizie da TRECCANI 
 Gracián y Morales, Baltasar. - Pensatore spagnolo (Belmonte De Calatavud 1601. Terragona 1658) Occupa insieme al Quevedo uno dei primi posti tra i moralisti spagnoli del Seicento; pensatore sentenzioso ed efficace, G. esercitò grande influenza in Spagna e fuori. La sua opera principale è Agudeza y arte de ingenio (1648), rifusione di una precedente Arte de ingenio (1642), nella quale illustra, con esempi latini, spagnoli e anche portoghesi e italiani, le forme di "concepto", inteso come contenuto, e di "agudeza", concepita come ornamento, eleganza dello stile, sebbene le due formule sembrino a volte confondersi. Pur nei limiti di una oscurità voluta e diuna soverchia raffinatezza, la sua concisione è efficacissima e traduce quella sensibilità moderna dello scrittore che lo rende vivo e attuale. Entrato nella Compagnia di Gesù nel 1619, fu professore in diversi collegi dell'ordine, tra i quali quelli di Tarragona e di Huesca. Qui G. fece amicizia con Vincencio Juan de Lastanosa, Manuel de Salinas e Andrés de Ustarroz, i quali gli furono prodighi di aiuti nella pubblicazione del trattato El héroe (1637),  in cui disegna l'uomo ideale ritrovando in Filippo IV il perfetto principe e uomo politico, e del romanzo El criticón (1651), dove rappresenta il corso della vita umana, toccando i problemi interessanti il filosofo morale e l'uomo di stato. Il fatto che quest'opera fosse apparsa senza l'approvazione dei suoi superiori provocò le prime reazioni dell'ordine, che impose a G. gravi sanzioni e l'esilio a Tarragona dove morì. In seguito la compagnia di Gesù glorificò il pensatore.  Fra le opere, oltre a quelle citate, occorre ricordare i trattati El político (1640), che rappresenta in Ferdinando il Cattolico l'ideale dei reggitori, ed El discreto (1646), in cui descrive le doti del perfetto uomo di mondo del sec. 17º, padrone di sé, assai vicino all'uomo savio di Guicciardini. L'oráculo manual (1647) è una collezione di trecento massime alle quali attingeranno ampiamente i moralisti francesi del Settecento. 
 Egli creò uno stile basato su frasi brevi, molto personale e denso, concentrato e polisemico, nel quale domina il gioco di parole e l'associazione ingegnosa fra parole e idee. Il risultato è un linguaggio laconico, pieno di aforismi e capace di esprimere una ricca gamma di significati. «Gracián (…), faceva gran conto dello scrittore bolognese, suo contemporaneo, il marchese Virgilio Malvezzi (1595-1634),