Angelo Quaranta

L'Unità d'Italia


150 anni, oggi  siamo tutti garibaldini Partono a Genova le celebrazioni. La Lega scalpita. Fini: vado anch'io  
   Roma. Ieri Gianfranco Fini ha fatto sapere che lui ci sarà oggi a Genova all'apertura delle celebrazioni del 150esimo dell'Unità d'Italia, in occasione della ricorrenza della partenza dei Mille da Quarto. Poi, ovviamente, ci sarà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano oltre a esponenti del governo e delle istituzioni. Tutto questo mentre, sempre ieri, alla vigilia, il ministro delle Riforme Umberto Bossi prendeva le distanze dalle celebrazioni intervistato dai giornali. «A naso - ha spiegato Bossi - mi sembrano le solite cose un po' inutili e un po' retoriche. Non so se ci andrò, devo ancora decidere. Ma se Napolitano mi chiama...». Già, la retorica. Ma è possibile oggi guardare all'epopea risorgimentale in modo fresco, attuale e vitale, oltre le stanche ritualità vuote di significato? Fini, in questo senso, non ha mancato di mettere i puntini sulle "i". «Considero molto grave - ha spiegato a La Stampa - che il Pdl non prenda sue iniziative per celebrare l'Unità». E subito dopo ha rilanciato l'attualità del pensiero mazziniano: «Diritti e doveri: credo che dovremmo rileggere Mazzini, perchè qui a volte si ha l'impressione di vivere nella società del Grande Fratello, dove tutto è lecito a condizione di farla franca. Invece dovremmo mostrare ai figli che rende più l'onestà della disinvoltura». E anche il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi - forte di una tradizione politica e familiare di marca garibaldina - ha fatto sentire la sua voce sull'argomento con parole nette e chiare: «Mettere in discussione l'unità d'Italia? È frutto dell'ignoranza e di un sentimento antipatriottico. Calderoli lo sa che moltissimi garibaldini venivano dal nord, anzi da Bergamo?». La Craxi ha invitato la Lega a «concentrare la propria azione politica nel promuovere e spiegare il federalismo, cosa che finora non è stata fatta, piuttosto che sparare frasi senza senso». Insomma: il Risorgimento ha ancora molto da dirci. A patto di essere interessati a ciò che ci comunica. Sull'argomento, però, vige una certa confusione. Al Secolo lo conferma anche uno che di camicie rosse se ne intende parecchio, come lo storico Aldo G. Ricci. «Viviamo in uno stato magmatico in cui tutto è possibile: mentre la Cei, quindi quegli ambienti cattolici che hanno sempre guardato con sospetto a Garibaldi e soci, supporta adesso le manifestazioni per celebrare l'Unità d'Italia, una parte del ceto politico non sembra convinta. Sul tema ci dovrebbe essere una unità assoluta, e invece si finisce per mettere in discussione la stess
a unificazione nazionale».           I caduti del mio Comune per l'Unità, che non è stato un lavoretto di poco conto. Bossi ... Bossi ...