Angelo Quaranta

Il prof Lodoli ... educatore


Basta con il perenne villaggio vacanze, per ottenere risultati ci vuole autodisciplinaIl prof Lodoli tratto dalla rubrica su  Tiscali " PRIMO BANCO "Mi hanno colpito le dichiarazioni dell’allenatore ungherese di Fabio Scozzoli, il giovane nuotatore che a sorpresa ha vinto l’oro nei cinquanta e il bronzo nei cento rana. Tomas Gyertyanffy, in Italia dal 1989, con molta semplicità ha affermato che qui da noi gli insuccessi vengono coperti da una strana teoria del divertimento. Non vinco, ma mi diverto. Gli altri vanno al doppio, ma io faccio i tuffi a bomba e mi schizzo con gli amici.In realtà, dice il tecnico magiaro, se si vogliono ottenere risultati serve molta autodisciplina. Ecco la parola magica, che non ha nulla di prussiano, che non prevede nerbate e caserme, ma solo l’intenzione di diventare ciò che si deve. Da anni in Italia conta solo spaccarsi dalle risate, fare casino con la comitiva, buttarla in caciara per non sentire il peso di un dover essere. E invece senza questa pressione - che ci dobbiamo fare da soli, sia chiaro - la vita non ha senso, tutto scivola via nell’insignificanza.L’autodisciplina, che evidentemente nel caso di Scozzoli significa alzarsi all’alba e perfezionarsi ogni giorno fino alla vittoria, vale in tutti i settori dell’esperienza umana. Le persone più severe con se stesse sono gli artisti. Ne ho conosciuti tanti, nessuno scriveva o dipingeva nel furore di un’ispirazione celeste: tutti ricevevano il primo verso da Dio, la prima pennellata, le prime note, e poi si chiudevano nel loro romitorio come eremiti lontani da ogni tentazione, da ogni distrazione. Può essere una stanzetta, un angolo di tavolino, una soffitta, può essere qualsiasi buco: da quel metro quadro l’artista deve tirare fuori a calci un universo.Ogni volta che leggo farsi tipo: “Ci siamo divertiti da pazzi a fare questo film, ci siamo ammazzati dal ridere mentre incidevamo questo album”, mi scatta sempre qualche dubbio che poi la realtà conferma. Nulla di buono si fa senza un impegno costante, senza un’autodisciplina estrema. Guardo gli atleti che si allenano all’Acquacetosa, a Roma: sono concentrati, provano e riprovano le partenze, cercano di spremere ogni grammo di energia dai loro corpi. Ogni madre sa cos’è un parto, quanto dolore contiene, quanta tensione e quanto amore.E’ il momento di ritrovare il nostro ritmo, di seguire il nostro talento, di chiederci molto. Basta con la facilità zuzzurellona, con gli sganasciamenti ebeti, con la ridarella che somiglia a una cacarella: roba che sfugge e sporca. Io mi diverto solo se produco i miei fiori e i miei frutti, e so che non è facile per niente. Usciamo da questo villaggio vacanze perenne, dai trenini sculettanti e dalla falange-macarena. Possiamo fare molto di più, se lo vogliamo.23 agosto 2010