La Questua

La campagna d'odio sui Rom, incitamento all'inciviltà


La Costituzione e gli Italiani brava gente. Caccia ai Rom di Alessandro Balducci. Non e' un Bel Paese quello in cui viviamo noi oggi e in cui dovranno vivere i nostri figli e le generazioni di domani. Profondamente tristi ed inquietanti sono le foto dei campi Rom incendiati da bande di cittadini arrabbiati (o camorristi?); inquietanti e dolorose le immagini delle famiglie di nomadi sgomberate, che si allontanano sui mezzi della Polizia per non essere linciati dalle stesse bande. Coloro che con "geometrica potenza" hanno assaltato ed incendiato i campi evacuati a Ponticelli sono dei teppisti organizzati che - si spera - verranno assicurati quanto prima alla giustizia. Perché la legge è uguale per tutti. E invece ci risulta che quei teppisti e incendiari da strada, se ne stavano fino a ieri tranquillamente a passeggio nei loro quartieri e nelle loro vie, come se nulla fosse accaduto. Allo stesso modo ci piacerebbe vedere, una volta tanto, assicurati alla giustizia i teppisti degli stadi e gli squadristi che si annidano nei vari club calcistici: e invece, anche nell'ultima domenica di campionato, abbiamo dovuto sopportare le loro violenze gratuite e gli scontri con la polizia. E, a quanto mi risulta, nessuno di loro è stato fermato. Noi dell'Osservatorio, che ci adoperiamo per difendere con diverse azioni i diritti civili, abbiamo nel nostro DNA la Costituzione repubblicana ed il principio secondo il quale la legge è uguale per tutti. Purtroppo, invece, a 60 anni dalla promulgazione della Carta Fondamentale, siamo ancora a dover difendere e denunciare gli stravolgimenti della Carta Costituzionale e/o la loro mancata applicazione nella vita di tutti i giorni. Se un Rom ruba il portafogli a un Italiano, parte subito una massiccia campagna mass-mediatica accompagnata dallo stillicidio di parole d'ordine razziste provenienti dai soliti noti esponenti di forze politiche tanto estremiste quanto irresponsabili; col risultato che la pubblica opinione è portata a pensare che "tutti i Rom siano dei ladri". La responsabilità penale è individuale e ne risponde l'individuo che ha commesso il reato, non l'etnia alla quale lui appartiene. Del resto, di fronte al brutale e raccapricciante omicidio della 14enne di Niscemi (forse addirittura in stato interessante!) da parte di tre suoi coetanei, a nessun giornalista o opinionista nostrano è saltato in mente di dire che gli adolescenti di Niscemi "sono tutti assassini". Oggi è comodo prendersela con i Rom: nessuno li difende, non si possono permettere di pagare profumate parcelle agli avvocati e quindi, quando vengono giudicati e riconosciuti colpevoli, vanno subito in galera, senza Appello o Cassazione; non hanno patroni politici o "santi in paradiso", come si dice nell'italica terra. Quindi sono il capro espiatorio ideale. Una classe politica inconcludente ed incompetente, che non essendo all'altezza della situazione drammatica economica e sociale in cui versa il Paese, cerca in qualche modo di distogliere l'attenzione additando un'etnia come la responsabile di tutti i mali; è un film gia' visto, purtroppo. Come dice in un'intervista Amos Luzzatto, ex presidente delle comunità ebraiche: "Noi ebrei sappiamo bene cosa significhi essere perseguitati, demonizzati, sterminati. Per questo, da ebreo italiano e da cittadino democratico, non posso che guardare con orrore e preoccupazione alla campagna d'odio verso i Rom". Ma se a più di 60 anni dalla fine della seconda guerra mondiale scatenata dal fascismo e dal nazismo, siamo ancora qui a dover rivedere film già visti, al riemergere di fantasmi di un tragico passato che non passa mai, non sarà forse il caso che questo Paese si convinca una volta per tutte della necessità di fare i conti con le sue responsabilità e con la sua memoria? Non è giunto il momento per questa nazione di buttare al macero il falso mito degli "Italiani brava gente" e di riconoscere le sue responsabilità nella genesi dell'Olocausto, nelle persecuzioni razziali, nei crimini contro l'umanità commessi in tempo di guerra contro Etiopi, Somali, Libici, Croati, Serbi, Sloveni, Greci, Albanesi, Rom? Se dopo più di 60 anni siamo ancora pronti a ricominciare coi pogrom e coi linciaggi, se tutta l'Europa (ma anche i Paesi fuori dall'Europa) ci guarda con inquietudine e sospetto, allora ha ragione chi dice che essendo mancata una "Norimberga" italiana, il popolo italiano non ha mai elaborato e preso coscienza pienamente delle vicende, dei meccanismi e dei silenzi omertosi e colpevoli che contribuirono - negli anni '20 - alla distruzione della democrazia e del sistema parlamentare ed all'instaurazione di un regime populista, autoritario e guerrafondaio. In questo contesto, e soprattutto negli ultimi anni, c'è stata - è vero - una certa rinnovata attenzione sui tragici eventi di quel periodo ma questa rinnovata attenzione ha puntato i riflettori soprattutto sui tragici fatti di sangue e sulle vendette avvenute verso la fine della guerra e nell'immediato dopoguerra. Eventi sui quali e' sempre doveroso fare operazione di ricostruzione storica ma che sono stati purtroppo strumentalizzati in chiave revisionista slegandoli dal clima di odio e di violenza che ha caratterizzato la nascita e l'instaurazione del fascismo, la guerra e poi la lunga sequela di massacri e stragi perpetrati dopo l'8 settembre dalle truppe tedesche in ritirata. E così a fronte di un proliferare di libri e saggi sulla "scia di sangue" che ha accompagnato la fine della guerra (ma che, va riconosciuto onestamente, ha interessato tutti i Paesi che si sono liberati dai nazi-fascisti) agli Italiani non si consente di vedere l'interessantissimo documentario "Fascist Legacy" sui crimini di guerra commessi dalle truppe d'occupazione di Mussolini, nonostante esso sia stato acquistato dalla Rai quasi 20 anni fa! Ecco perché sono da prendere seriamente gli allarmi lanciati non solo da Amos Luzzatto ma anche da Stefano Rodotà che, in un lucido commento di denuncia, comparso alcune settimane fa su un grande quotidiano nazionale, ebbe a dire: "Una ventata razzista e forcaiola sta attraversando l´Italia, e rischia di consolidarsi. Ammettiamo pure che grandi siano le responsabilità della sinistra, nelle sue varie declinazioni, per non aver colto il bisogno di rassicurazione di persone e ceti, spaventati dalla criminalità "predatoria" e ancor più dall´insicurezza economica, vittime facili dei costruttori della "fabbrica della paura". Ma questa ammissione può forse diventare una assoluzione, un modo rassegnato di guardare alle cose senza riconoscerle per quello che davvero sono?". La campagna d'odio sui Rom è una spia, un segnale: il segnale di una situazione di estrema gravità rappresentata dalla caduta della coscienza civile, dalla perdita della memoria storica e dall'abbandono di una cultura del diritto e dei diritti. Del resto chi incendia i campi degli zingari, con molta probabilità - anzi, quasi con certezza - è anche quello che viene assoldato dalle stesse organizzazioni criminali che hanno intombato in Campania una montagna alta come l'Everest di rifiuti provenienti da tutta Italia, col risultato che adesso nelle discariche campane non c'è più posto per gettare neanche un pezzo di carta. Ed allora, cosa c'è di meglio di dare addosso al Rom? Osservatorio sulla legalità:  http://www.osservatoriosullalegalita.org/index.html