fragorosi silenzi

Checkpoint Charlie


Mi "incanto".Quando lo sguardo mi si fissa nel vuoto, vuol dire orientativamente due cose: nella migliore delle ipotesi urla che sono esausta e che devo dichiarare resa incondizionata. Bandiera bianca. Lascio cadere tutte le difese e consento che il mio personalissimo "Checkpoint Charlie" rimanga senza sentinella... Una goduria non quantizzabile!Nella peggiore, invece, lo sguardo "implode": ovvio, è sempre perso (e disperso) apparentemente verso l'esterno, ma punta come un Panzer verso una spazialità interiore, una "no man's land" impalpabile, ineffabile. Mira a far scorrere pensieri, ricordi e sensazioni attraverso dissolvenze e boati, deflagrazioni e tentativi di inefficaci armistizi con se stesso... Un disadattamento scomposto!In questo secondo caso, la sentinella non solo torna in garitta, ma riprende servizio con un cipiglio meditabondo e minaccioso, sua pericolosissima arma di offesa. Sfoggia però contemporaneamente, senza  alcuna possibilità di conciliazione, anche uno strano fare circospetto e spaurito... Teme l'assalto. Sente in lontananza il fiato nemico nella notte: lo conosce già!   Inutile opporre resistenza.Tant'è, qualunque sia stata la genesi dello sguardo fisso NEI VUOTI...Piano sequenza.Stop! Buona la prima!E mi "disincanto".