fragorosi silenzi

"Il gioco del mondo"


Della scrittura, dello "swing", della schiena di gatto che, alla carezza, con scintille si arcua cadenzato; e della bellezza delle attese, delle quali il privarsi sarebbe un cedere alla metamorfosi: da sognatori che scoprono poesia, a pavidi e cinici accumulatori di banalità prosaiche senza volto (o con troppi volti uguali ma senza magia...) Pensavo. Ma la smetto. E riprendo a leggere "Il gioco del mondo".