fragorosi silenzi

"Andarsene non è non restare"


Il cittadino illustreDaniel Mantovani, premio Nobel per la letteratura, l'ha profetizzato nel suo antiretorico discorso svedese: la massima onoreficenza farà di lui un monumento, spedendolo anzitempo al museo. Da cinque anni, infatti, non scrive niente di nuovo, e sono più gli inviti che rifiuta di quelli che accetta. Quando però arriva via lettera una richiesta da Salas, minuscolo paese argentino, decide di andare. A Salas, Daniel Mantovani è nato e cresciuto, e da là è fuggito, senza mai tornare, quarant'anni or sono, costruendo la sua identità sul rifiuto di quel luogo e della sua mentalità. Una volta in Argentina, lo scrittore è oggetto di un'accoglienza trionfale, ma col passare dei giorni le cose peggiorano, le sue opinioni non piacciono, si solleva un malumore sempre più generalizzato, un'aria nientemeno che di violenza. Squarci di riflessione sulla sofferenza/insofferenza dell'artista; sul ruolo dell'arte; sulla grettezza immutata ed immutabile, ipocrita e arrogante di piccoli uomini, ignoranti e privi di orizzonti; sulla cicatrice affettiva che lascia il passato, senza possibilità di rimarginazione totale; sulla inquietudine che spinge ad agire con passione e sulla quiete disillusa; sulla solitudine che si sceglie con pacatezza e su quei piccoli rimpianti, tipici dei percorsi di vita interiore solitaria.