Creato da qyma il 01/12/2009

Histoire d'A

scanditi, sconditi o scontati, son giorni cantati...

PERSONAGGI IN ORDINE DI APPARIZIONE..

A: l'Histoire è sua
B: il vecchio amico di scuola
C: il paleontologo-naturalista
D: il capitano giramondo
E: il fotografo norvegese
F: uno sconosciuto
G: la bella ucraina
H: figlia di A
I: la madre di G
J: il medico dell'ospedale
K: l'ambulante del centrafrica
L: l'uomo della sogliola
N: il fornaio
O: lo zio (d'america) di G
P: il padre di G
Q: la ballerina di cabaret
R: il figlio illegittimo di O
S: l'agente segreto
T: la sorella di A
U1, U2, U3: i figli di C e V
V: la madre dei figli di C
W: la vicina di A
X: paramedico di destra
Y: paramedico di sinistra
Z: il fratello di A
&: sempre che esista


 

 

AVVERTENZE..

Nel presente racconto, qualsiasi riferimento a lettere realmente esistenti o a fatti veramente accaduti è da considerarsi puramente voluto.
Le dichiarazioni e le considerazioni espresse da personaggi, interpreti o da qualsiasi altro alfabeto coinvolto nell'histoire, rappresenta a tutti gli effetti le opinioni della produzione.
qyma sorride.

 

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31/31

Post n°33 pubblicato il 31 Dicembre 2009 da qyma

.. ad A, la sirena dell'ambulanza, sembra quasi cantare mentre porta via G e L.. 'auuuuu uuuuuu uuuuu'.. accidenti, ma canta davvero!.. 'dan da riii daaa rarararaaan darararammm'.. è il quel momento che A vede spuntare da dietro la siepe uno spilungone con le cuffiette nelle orecchie il quale, incurante della scena con tanto di lampeggianti sopra il tetto, se ne va pel marciapiede cantando (beh, si fa per dire) 'ueeeniuargooon iuarlaichesooong'.. 'certo che di gente strana..' pensa A guardandolo passare davanti al giardino.. il ritorno del silenzio, dopo che quell'anima lunga e canterina è sparita di nuovo dietro la siepe intonando (sempre, si fa per dire) 'tucambactuuu maieppiaaaart' e anche la sirena dell'ambulanza non s'ode più, le ridona una specie di quiete.. una levità che pare azzerare tutte le ansie, gli affanni, i precipizi delle ultime agitatissime ore.. senza motivo, con la punta delle dita, sfiora una foglia d'ortensia prima di rientrare in casa..
s'affaccia sulla culla dove H dorme pacifica, abbracciata al biberon vuoto.. 'chi glielo avrà dato poi?.. non importa, va bene così.. di domande senza risposta ce ne sono state anche troppe, oggi.. e adesso, adesso è l'ora del pandoro.. al pranzo si può rinunciare ma al pandoro no'.. A rivede le corse, gli scherzi, le lotte tra fratelli.. risente il richiamo di suo padre e la risata di sua madre.. e vede e rivive tant'altro di ciò che fu e più non è, mentre gira per le stanze della casa, in attesa che il pandoro si scaldi in forno.. era un rito, quel pandoro natalizio.. l'eccitazione dei piccoli nel vederlo arrivare e nel contendersi l'apertura del cartone o nel discutere su chi avesse il diritto di farne per primo elmo o nido di bambole.. la meraviglia dello zucchero a velo che profumava di nuvole e fiori mentre scendeva a innevarne la cima e i fianchi.. e poi quel momento magico... quando, tirato fuori dal forno, la madre lo portava in centrotavola e il padre iniziava quella sua specie di liturgia laica.. tutti zittivano mentre lui, levando in alto il lungo coltello, diceva 'e adesso, bambini, mani dietro la schiena!'.. e le mani guizzavano a intrecciarsi dietro le piccole schiene, e gli occhi aperti all'incanto, in quei volti di bimbi.. 'mmm.. contiamo le ali di quest'angelo.. una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto.. otto ali'.. indicandole con la punta del coltello una a una, mentre le contava.. ed erano sempre e rigorosamente otto quelle ali angeliche.. di pandori con altre forme non ne era mai entrato uno in quella casa.. non erano ammessi, a memoria d'A.. e poi, immancabilmente continuava.. 'mmm.. dunque e chi mi sa dire quanti siamo?'.. naturalmente c'era la corsa alla risposta, sempre con quelle mani dietro al schiena.. 'cinque! siamo in cinque papà!' mentre lui già affondava il coltello nella morbida fragranza dell'angelo.. 'ah.. cinque!.. ancora cinque!.. come lo scorso anno.. eravamo in cinque anche il natale scorso no?'.. e qui le risposte erano varie.. chi rideva, chi rispondeva 'eh sì, eravamo sempre cinque.. per foorzaaa', chi diceva 'sì.. ma io ero più piccola, però!'.. si era già alla distribuzione d'una fetta a testa quando arrivava la parte più difficile.. 'otto diviso cinque!.. è proprio un bel problema.. allora.. come si dividono otto ali tra cinque persone? è un bel problema no?!'.. le manine di ognuno s'erano già lanciate sulla propria fetta e le piccole bocche addentavano mmm-ando.. ma non smettevano di rispondere.. 'una a te, una alla mamma.. e due a noi!'.. 'obbella questa!.. e come mai, a noi due, solo un'ala e a voi invece, due a testa?.. chi me lo sa dire?.. chi se lo ricorda, perché?'.. anche lui finalmente, dopo aver allungato un bacio a mamma, addentava la sua fetta.. era un coro sconnesso e sbocconcellante di vocette quello che rispondeva disordinato 'ma percheeeé.. tu lo sai perchéeee'.. 'perché tu e la mammaaaa'.. 'che domaandeee?'.. 'tu e la mamma siete un angelo solo'.. 'e noi invece siamo tre angioletti diversi'.. 'sì.. sono anch'io un angelo!'.. 'e dobbiamo avere due ali per ciascuno, no?!'.. 'essennò.. come possiamo volare via?!'.. A ripensa a tutto ciò, al simulare il volo di T con le manine, al padre che ride, alla madre che ripete sorridendo 'essì.. proprio così.. per volar via come angeli..', mentre accende una candela davanti alle foto sullo scrittoio.. il pandoro è al centro della tavola.. il suo angelo è nella culla e ancora dorme.. A lentamente taglia il pandoro.. otto fette, otto ali.. ne prende una e la porta alla bocca.. lascia le altre sul piatto, aperte, come un fiore sbocciato, mentre sale le scale per tornare alla scrivania.. vuole ancora guardare quelle foto che arrivano dal Borneo.. otto ali, anche lì.. beh, otto se non si contano quelle di pappagalli e farfalle e pipistrelli e coleotteri e uccelli del paradiso che svolazzano intorno.. sorride ancora A mentre alza gli occhi e vede Z, suo fratello gemello.. lui sì gemello-gemello, 'monozigote' come avrebbe detto T, che ci giocava sempre su quel fatto, per prenderli in giro ('voi che siete in due siete 'mono', io che son da sola, invece sono 'di'.. io da sola son due, capito?!').. così identici, così diversi, lei e Z.. lo osserva mentre fa lo scemo in quella foto sul muro davanti alla scrivania.. è una foto antica, di poco più antica della loro ultima violenta discussione e della quale non ricorda più nemmeno il motivo.. lo guarda A, mentre finisce di mangiare la sua singola ala angelica.. e, dopo aver risposto alla mail di T, decide di scrivere anche a lui.. lì, da quella stanza che era la sua camera da letto.. 'Ciao Z.. qui, da mamma e papà, c'è una fetta di pandoro anche per te.. quando vuoi, vieni a prenderla.. con le mani dietro la schiena'..
ha appena firmato e spedito quando, con la coda dell’occhio, nota un movimento dietro la finestra.. è quello spilungone cantante di prima e che ora si sbraccia e salta sotto il balcone per farsi vedere.. 'occavolo cosa cacchio vuole questo?'.. quello saluta, gesticola e fa uno strano segno con il dito... 'vabbè, sentiamo che vuole 'sto squilibrato'.. A apre la finestra con sguardo interrogativo mentre quello le fa: ‘scusi signora (ndA: 'cooosa? signora a meeee!?').. scusi, è sua questa?' e indica un fagottino ridente che tiene con l'altro braccio.. A si sporge e la vede ('H!!!.. ma da dove accidenti è uscita quella?!').. ‘ehm.. ah sì.. è mia sì.. ma non si preoccupi, stava facendo il suo giretto quotidiano del giardino.. sa, controlla lo stato evolutivo del creato.. però, adesso che ci penso, l'ha già fatto questa mattina.. senta, me la tiene ferma lì che la vengo a prendereee?!’.. mentre si precipita al piano di sotto A riesce a seguire l'affievolirsi di un 'oh certo, faccia con calma, io resto qui'.. e mentre esce in giardino 'però... mi dica solo una cosa, non s'offenda eh.. ma è una bimba o un'iguana?! no, perché lascia certi segni!’.. A ha già preso in braccio H, che lancia occhiate perplesse ora all'uno ora all'altra, quando non riesce a trattenere un 'beh, sa com’è.. la mia piccolina è molto sensibile ai toni di voce.. deve averla un po’ frastornata lei, col quel suo cantare di poco fa.. vede, e ora non s’offenda lei, non è esattamente quel che si dice.. ecco.. intonato, tutto lì'.. 'eh eh, già!' risponde lui divertito 'ogni tanto mi distraggo... sa, sono abituato a cantare quando guido.. solo che ho fuso il motore di recente e mi tocca andare a piedi.. e a volte mi dimentico che sto solo camminando con le cuffiette addosso.. mi scusi se sono stato di qualche fastidio' (e qui testimoni oculari giurano che H abbia sonoramente riso').. 'ma no, non si preoccupi, anzi grazie per avermi recuperato questa giovane esploratrice’.. ‘ah, si figuri, è stato un piacere’.. risponde lui mentre fa una piccola pausa per guardarsi il dito scorticato.. 'beh, diciamo così.. eh eh.. ma nooo, scherzo.. e come si chiama miss livingstone qui?'.. 'H, lei è H'.. 'ah, bello.. bel nome'.. e, allungando la mano in un sorriso 'a proposito di piacere.. io sono F, abito qui vicino, in via dei Tigli.. e credo di averla già incrociata da qualche parte’.. 'mmm.. in via dei Tigli?.. beh, può essere.. forse qualche volta ci sono passata sì da quelle parti'.. 'sì, credo proprio di sì.. mi sa di averla vista più volte in bicicletta.. ehm.. da quelle parti, diciamo.. più di un anno fa, direi.. lei e la piccola H, a occhio, eravate ancora una cosa sola.. comunque senta, in quel quartiere, l'ultimo dell'anno facciamo una specie di festicciola notturna.. sa, solite cose.. per salutare i vecchi calendari che se ne vanno come una canzone.. niente di speciale eh.. un fuoco.. un po' di gente del posto, una chitarra, un po' di vin brûlé, qualche pandoro.. nel caso volesse unirsi a noi, sarebbe la benvenuta, insieme ad H, naturalmente.. ce ne sono altri di questi scriccioli, lì'.. 'ah, che bella tradizione.. beh, ci penserò.. magari un po' di vin brûlé potrei anche portarlo, insieme a qualche vecchio calendario.. da salutare'.. F porge di nuovo la mano 'benissimo, d'accordo.. ha capito dove, no?.. in quella strada a senso unico.. ehm... non può sbagliare.. allora, spero di rivederla presto.. di nuovo, è stato un vero piacere conoscerla'.. e sorride con un lieve indugio d'attesa.. 'certo sì, ho capito dove, ho capito.. arrivederci al 31, allora.. sì.. piacere mio.. M.. mi chiamo M’




lenka: like a song

 


EPILOGO..

era il 25 dicembre 2009 quando tutto ciò avvenne, si compì, trovò foce..

a chi ha umilmente narrato questo pugno di gesta lanciate come sabbia
nel tumultuoso e fedele vento del tempo
non resta che accomiatarsi

senza commentar oltre o trarre intendimenti e insegnamenti..

ehm.. no.. uno ce n'è..
meglio tenere sempre un secondo nome a portata di mano, ragazze..

a chi qui errò e a chi errerà, l'augurio d'un 2010 di 365 giorni
(abbiamo controllato, non è bisestile..)

nemo_non ed elckerljic inchinano, a congedo, un loro sorriso


 
 
 
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