La nostra voce

Confessioni di una prof.


I miei ragazzi difficili (o i difficili siamo noi?)Quando ho cominciato ad insegnare avevo 23 anni, non sapevo come si facesse, nessuno me lo aveva detto, nessuna scuola , nessuna università o corso abilitante o concorso. Ricordavo come lo avevano fatto i miei professori e cercavo di imitarli. Pensavo che bastasse entrare in classe, prepararsi bene, spiegare, interrogare, mettere voti, riprendere gli svogliati, parlare con i genitori e via avanti così. Ma mi sbagliavo, col tempo ho visto che la cosa era molto più complessa e che questi ragazzi avevano bisogno di qualcosa di più della lezione culturale quotidiana, volevano attenzione, considerazione, qualcuno che li stimolasse, li incoraggiasse, che li aiutasse a superare le insicurezze, che li aiutasse a credere in loro stessi, nelle loro capacità, che fosse un punto di riferimento, qualcuno di cui fidarsi e su cui contare al momento del bisogno.La cosa era alquanto complicata e il ruolo richiesto richiedeva molto lavoro su me stessa e sui ragazzi. In parte ci sono riuscita. Oggi posso dire che la maggior parte dei miei alunni mi vuole bene, ma non perché sia accomodante e tollerante con i loro capricci e i loro errori sia scolastici che comportamentali, ma perché sanno che io sono dalla loro parte, sia quando mi mostro dura e irremovibile, sia quando non è possibile il compromesso, sia quando lo troviamo, sia quando vado loro incontro tendendo la mano. Con gli anni e con l’esperienza ho acquistato sicurezza e autorevolezza pur mantenendo un rapporto alla pari dal punto di vista umano e quindi del rispetto, della comprensione, del dialogo e non penso di illudermi affermando che pur con difficoltà e non certo con tutti i miei studenti sono riuscita ad instaurare un rapporto basato sulla stima, sulla coerenza , sul dare ed avere da entrambe le parti. Il rapporto tra giovani ed adulti sicuramente è molto conflittuale e spesso ha bisogno di scontri, di momenti in cui i ruoli devono essere ben definiti e chiari, di regole da stabilire e da rispettare per gli uni e per gli altri, ma c’è bisogno che comunque sia avvertita da entrambe le parti che il tutto non sia frutto di arroganza, di voglia di prevalere o prevaricare, di imporsi sull’altro a prescindere, di pretendere a tutti i costi di essere detentori di verità assolute, ma sia la voglia e il bisogno di confrontarsi, di capirsi, di mettersi in discussione e di trovare un punto di incontro.  C’è bisogno da entrambe le parti di  smettere di parlare e di cominciare ad ascoltarsi, solo se ci ascoltiamo con attenzione possiamo giungere a capirci, di certo non sempre a condividerci, ma almeno a riflettere e soffermarsi non solo sui nostri pensieri e modi di vedere le cose , ma anche su quelli degli altri. Spesso adulti e giovani commettono lo stesso errore: sono convinti di aver ragione. Di certo l’adulto è guidato dall’esperienza, dalle conoscenze, dalla” saggezza “dell’età , ma non  sempre gli adulti hanno ragione!Ricordo che durante un corso di formazione sulle problematiche adolescenziali, il relatore, alla domanda su come fare per prevenire o intervenire su comportamenti problematici, su situazioni difficili, lui ci rispose che non c’era una strategia valida per tutti e per tutto, l’unico suggerimento che si sentiva di dare era: “Amateli! Se non amate i vostri ragazzi, non troverete mai la soluzione alle situazioni problematiche, il segreto è solo nell’amore che riusciamo a sentire e a  trasmettere”.Nella bibbia è scritto che “migliore cosa è il dare che il ricevere” ed è vero e sono convinta che forse può passare del tempo, si dovrà aspettare con pazienza ma quel dare ti ritorna indietro e qualcuno o qualcosa ti ripaga o meglio ti dà la risposta alla domanda che a volte ci viene spontanea:”Ne è valsa la pena? O è stato tutto inutile perché tutto è andato perso?” Ebbene i miei ragazzi me ne hanno dato la conferma,  quei miei ragazzi  difficili, quelli per i quali la maggior parte dei “grandi” afferma che ogni azione è inutile perché non cambieranno mai e non potranno mai migliorare il loro modo d’essere, che risolve tutto con note e sospensioni e col famoso 5 in condotta, sOno diventati più responsabili e meno problematici, forse ogni tanto ci farebbe bene metterci in discussione, noi adulti!Soprattutto dovremmo metterci in discussione più spesso noi insegnanti e dimostrare quella coerenza che pretendiamo ma che spesso non dimostriamo.