RACCONTI DI ROMA

La punizione dell'ubriacone e la "coronatio"


In via Lata, un vicoletto tra via del Corso e piazza del Collegio Romano, poggiata al muro vi è una fontana che, notte e giorno, versa uno zampillo d’acqua da un bariletto. Vi è raffigurato un “acquaricciaro” tarchiato in tonaca e berretto che stringe amorevolmente al petto tale barile, come fosse un tesoro. Il viso è rovinato, il naso è rotto e manca una parte di guancia. Difficile quindi azzardare qualsiasi somiglianza. Tra il popolo però si è sempre creduto si trattasse di un certo Abondio Rizio, un acquaiolo del Rinascimento sempre sbronzo. Secondo la leggenda al povero Abondio toccò la peggior punizione per un ubriacone del suo stampo. Ad espiazione del suo amore per il vino, fu condannato per l’eternità ad accontentarsi di semplice acqua. L’iscrizione, ormai quasi scomparsa, ricordava una tradizionale usanza dell’Università dei facchini. I facchini stazionavano ognuno in un punto della via, in una serie di postazioni abituali. Quando una delle “poste” restava vacante, colui che doveva occuparla veniva afferrato dai compagni. Questi lo sollevavano di forza e gli facevano ripetutamente sbattere il sedere sul marciapiede. Era la “coronatio”, cioè la presa di possesso della “posta”. Da quel momento nessuno si azzardava più a prendere il posto del collega ormai “coronato”. Secondo una versione più colta la fontana raffigurerebbe nientemeno che Martin Lutero. Associazione che non trova riscontri storici, dovuta soltanto alla fantasia della gente che immaginava il fondatore del protestantesimo nel più classico stereotipo tedesco: grassoccio, rubizzo e gran bevitore di birra.