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RACCONTI DI ROMA

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Messaggi di Maggio 2007

La neve d'agosto

Post n°12 pubblicato il 23 Maggio 2007 da writer_980
 

immagineLa basilica di Santa Maria Maggiore é nota anche come Santa Maria della Neve (ad nives) per via di una leggenda risalente al 352.

Tra il 4 e il 5 agosto di quell’anno la Madonna apparve contemporaneamente a Papa Liberio e al nobile romano Giovanni Patrizio, chiedendo loro di erigerle un tempio nel luogo in cui la mattina seguente avrebbero trovato neve fresca.
All’inizio credettero si fosse trattato di un’allucinazione. Come dar loro torto? Da queste parti non nevica d’inverno, figuratevi d’estate.
Invece, proprio quella notte ci fu una grande nevicata al centro di Roma, sul colle Cispio all’Esquilino. Per celebrare il prodigio fu costruita in quella zona la basilica più grande e magnifica di quelle dedicate alla Madonna, Santa Maria Maggiore.
Ancora oggi, ogni 5 agosto, nella cappella dedicata alla vergine, una nevicata di petali di fiori bianchi ricorda il miracolo da cui sorse la basilica.

 
 
 

Quando il diavolo ci mette lo zampino

Post n°11 pubblicato il 18 Maggio 2007 da writer_980
 

immagineSanta Maria Maggiore, come tutte le grandi basiliche, presenta sepolture illustri tra Papi, principi e nobili. La tomba più caratteristica è senza dubbio quella di Antonio Emanuele Funta, meglio noto come “Nigrita”.

Nel 1604 il re del Congo Alvarez II lo inviò a Roma come ambasciatore per ottenere dal Papa una spedizione missionaria nelle sue terre. Nigrita però non era nato sotto una buona stella e durante il viaggio la sua nave fu assalita dai pirati. Il congolese riuscì a salvarsi per miracolo, rifugiandosi in Spagna.
Le sventure per lui erano appena cominciate. Subito dopo lo sbarco fu derubato di viveri e scorte e dovette rimanere in terra iberica per tre anni senza sostentamenti.
Nel 1607, al termine di un viaggio caratterizzato da stenti e patimenti, riuscì finalmente a giungere a Roma. Papa Paolo V organizzò grandi festeggiamenti per il suo arrivo e proclamò un giorno di festa nazionale.
Che la sorte avesse iniziato a sorridere al Nigrita? Assolutamente no, quando il diavolo ci mette lo zampino non c’è nulla da fare. Lo sfortunato non poté partecipare alla celebrazione in suo onore in quanto morì il giorno prima.
Anche da morto non ebbe “vita” facile. Dopo che per anni il suo monumento funebre fu ritenuto del Bernini, si scoprì che in realtà era di Francesco Caporali (Carneade, chi era costui?). Sotto la testa nera su cui spiccano occhi bianchissimi vi è anche una falsa epigrafe: il monumento fu commissionato da Paolo V, ma, vezzi papali, l’epigrafe fu modificata anni più tardi da Urbano VIII per arrogarsi il merito di aver ricordato l’ambasciatore congolese.
In fondo, dopo tutto quello che aveva passato, il povero Nigrita se li meritava proprio gli onori di due Papi.

 
 
 

La piena del Tevere e la Barcaccia in agonia

Post n°10 pubblicato il 16 Maggio 2007 da writer_980
 

immagineÈ notizia di ieri che quattro imbecilli (passatemi il termine, sò de Roma e quanno ce vò ce vò) hanno danneggiato la fontana della Barcaccia sfregiandola con un cacciavite. Purtroppo queste persone prima di agire in modo così scriteriato dovrebbero studiare la storia e rispettare monumenti tanto prestigiosi.

La leggenda narra che una notte una barca si arenò al centro di piazza di Spagna a causa della piena del Tevere. Papa Urbano VIII rimase talmente impressionato dallo spettacolo che decise di consegnarlo per sempre alla storia.
Il giorno dopo convocò Pietro Bernini (padre del celebre Gian Lorenzo) e gli commissionò la costruzione di una fontana che ricordasse l’evento. Bernini optò per una geniale soluzione architettonica che rese perfettamente l’idea di una galera che stava affondando. Essendo una barca agonizzante, quasi risucchiata dai flussi, il popolino scelse un appellativo dispregiativo e prese a chiamarla “Barcaccia”.
Episodio curioso accadde nei primi anni del 1900. In comune si discuteva della possibilità di far passare i binari del tram accanto alla fontana per raggiungere via Condotti. La notte del 30 marzo la fontana fu recintata. La mattina dopo (il 1° aprile) lungo la recinzione fu trovato il cartello che avvertiva i romani che la Barcaccia stava per essere trasferita a Milano per lasciar spazio al passaggio del tram.
Ci mancò poco che scoppiasse una sommossa popolare e che il Campidoglio venisse preso d’assedio. Solo in tarda serata si diffuse la voce che si era trattato semplicemente di un pesce d’aprile.
Gli autori del riuscitissimo scherzo non furono mai trovati e sono ancora impuniti da qualche parte a ridere sotto i baffi.

 
 
 

La Fontana delle Tartarughe "figlia" del gioco d'azzardo

Post n°9 pubblicato il 14 Maggio 2007 da writer_980
 

immagineNel corso dei secoli molti nobili della capitale si distinsero per essere giocatori accaniti. Non fece eccezione il duca Muzio Mattei che, in una notte, riuscì a perdere tutto il suo patrimonio, compreso il palazzo in cui risiedeva.
Il futuro suocero non gradì la notizia e proibì alla figlia di frequentare ancora quel “nobilastro” senza senno.
Il duca, indignato, decise di dimostrare che, perdite o non perdite, lui sarebbe rimasto sempre un gran signore. Così come in una notte aveva perso una fortuna, in una notte avrebbe creato come per incanto qualcosa di meraviglioso. Mai passione per il gioco d'azzardo fu più opportuna. Detto fatto, dalla sera alla mattina fece erigere davanti al suo palazzo la splendida Fontana delle Tartarughe.
Il giorno dopo invitò per la colazione la fidanzata ed il futuro suocero. Li fece entrare da una porta sul retro e li accolse in una sala che dava sulla piazza (oggi piazza Mattei). Prima di sedersi a tavola il duca spalancò la finestra commentando soddisfatto: «Vedete cosa è capace di fare in poche ore uno squattrinato come me!»
Gli ospiti rimasero sbigottiti davanti allo spettacolo della fontana. Il duca provò talmente tanta soddisfazione nel vedere il futuro suocero esterrefatto e senza parole da decidere che nessun altro avrebbe più goduto di quel mirabile panorama. Il pomeriggio stesso fece murare quella finestra. Il padre della fidanzata fu costretto a scusarsi e a concedergli di nuovo sua figlia in moglie. Ancora oggi si può notare, al primo piano del palazzo di fronte alla fontana, la finestra murata.
In realtà la legenda presenta delle incongruenze storiche. La fontana delle Tartarughe fu eseguita da Taddeo Landini nel 1585, mentre palazzo Mattei risale al 1616. E’ più plausibile pensare che la fontana si trovasse originariamente in un altro luogo ed il duca si limitò soltanto a farla trasferire sotto le sue finestre.

 
 
 

La cicciata di via della Palombella

Post n°8 pubblicato il 12 Maggio 2007 da writer_980
 

immagineNei rioni Pigna e Sant’Eustachio, dietro piazza della Minerva c’è una via che prende il nome da una celebre locanda che resistette fino agli inizi del 1900. La locanda della Palombella per secoli fu il punto d’incontro del bullismo romano.

Lì nacque la cosiddetta “cicciata”, ovvero il battesimo del coltello per tutti i bulli della capitale. La cicciata era una vera e propria iniziazione per chiunque volesse essere rispettato e accolto tra i “bulli” riconosciuti. Il neofita, per essere accettato, doveva sfidare un bullo anziano al coltello. L’obiettivo da colpire non era un punto vitale, ma la “ciccia”, cioè la pancia del rivale. Da lì ovviamente il nome “cicciata”. Se il bulletto vinceva il duello era ammesso nell’onorata società bullesca e il rito d’iniziazione terminava con una solenne sbronza da parte di tutti i membri.
Per fortuna oggi questa folcloristica usanza è stata abbandonata (anche se basta molto meno per diventare bulli) e la locanda ha lasciato il posto ad un negozio di elettricità.

 
 
 
 

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