RACCONTI DI ROMAAneddoti, curiosità e stravaganze della città eterna |
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"IL GIALLO DI ROMA E DEL LAZIO"
Vigilia di Natale 1939. Un libro custodito nell’Archivio Vaticano cela il segreto di un maestoso tesoro nascosto nel cuore di Roma. Tanti enigmi che si trasformano in indizi, ognuno la chiave per il successivo. Sullo sfondo dei misteri della città eterna s'incrociano le vicende di tanti personaggi: archeologi di fronte alla più grande scoperta della loro carriera, una coppia in fuga d'amore ed il cammino di redenzione di un giovane deluso dalla vita. Una caccia senza tregua attraverso le sette sfere mitraiche, una lotta contro il tempo per sventare il progetto criminale di una setta assetata di sangue ed anticipare uno spietato collezionista. Tra sensazionali rivelazioni e colpi di scena, un’avventura ad alta tensione alla scoperta di Mitra, Dio cosmico bandito dall’imperatore Teodosio nel 394, e le assonanze col culto cristiano. Semplici coincidenze o oscuri segreti nascosti per millenni dalla Chiesa?
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ROMA
Secoli di storia. Papi, artisti, imperatori, grandi condottieri. E tanti piccoli racconti che non tutti conoscono...
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Post n°19 pubblicato il 03 Settembre 2007 da writer_980
In piazza del Campidoglio sorge maestoso il monumento equestre di Marco Aurelio. Originariamente la statua si trovava davanti al Palazzo dei Laterani, nei pressi della casa dove probabilmente era echeggiato il primo vagito del futuro imperatore. Non fu mai rimossa da quel luogo per tutto il medio evo grazie all’ignoranza del volgo, convinto di riconoscervi Costantino, il primo imperatore Cristiano. Da sempre legato alle vicende del popolino, il monumento di Marco Aurelio, fu utilizzato anche a scopi ludici. Nel 1347, infatti, durante una festa in onore di Cola di Rienzo il cavallo fu trasformato in una fontana per gettare acqua e, soprattutto, vino dalle narici. Il trasferimento da San Giovanni in Laterano in piazza del Campidoglio avvenne nel 1538 per volere di Papa Paolo III. Le suggestioni legate alla statua però non terminarono e fantasiose leggende si susseguirono negli anni successivi. Per esempio, si diffuse la credenza che il ciuffo di peli tra le orecchie del cavallo rappresentasse una civetta, apportatrice del buono e del cattivo tempo. La statua bronzea di autore ignoto risale all’epoca classica e presenta ancora alcune tracce dell’antica doratura. L’imperatore é rappresentato con la mano destra tesa in segno di pace. Il cavallo é di razza nordica e, secondo la cultura medievale, teneva sotto lo zoccolo anteriore un piccolo barbaro piegato in atto di omaggio alla grandezza di Roma. La statua di Marco Aurelio é da sempre legata al destino dell’Urbe. Una superstizione popolare prevede la fine della città quando Marco Aurelio “scoprirà in oro”, ovvero tornerà completamente dorato. |
Post n°18 pubblicato il 10 Agosto 2007 da writer_980
Lungo la discesa che conduce al viale panoramico di Trinità dei Monti ci si imbatte nella maestosa Villa Medici. Prima del cancello, sulla sinistra, vi é una colonna con un’iscrizione a ricordo di Galileo Galilei, tenuto lì prigioniero dal 1630 al 1633 per ordine della Santa Inquisizione. In quel periodo la villa era di proprietà dei Granduchi di Toscana. La facciata é rimasta immutata fino ad oggi. Ciò che é cambiato é la fontana antistante il piazzale principale. Originariamente vi era l’effige del giglio di Firenze, sostituito incredibilmente da una palla di cannone. Infatti la regina Cristina di Svezia, in visita a Roma, annoiata dai numerosi obblighi diplomatici, manifestò il desiderio di provare l’ebbrezza di sparare da uno dei cannoni di Castel Sant’Angelo. Come non soddisfare i capricci di una regina? Ma Cristina, invece di mirare prudentemente verso il cielo, si divertì a sparare all’impazzata ed uno dei suoi colpi sfondò il portone della Villa. Ad eterno ricordo della mira alquanto “erratica” di Sua Maestà la palla fu posta al centro della fontana. |
Post n°16 pubblicato il 15 Luglio 2007 da writer_980
É ritenuto il ponte più antico di Roma. Conduce all’isola Tiberina ed il suo vero nome é Ponte Fabricio. Nella capitale però é meglio conosciuto come Ponte Quattro Capi. Una denominazione che si é diffusa nei secoli tra il popolino in virtù delle quattro teste (in realtà otto) riunite nelle due erme di pietra sui due lati del ponte. Papa Sisto V ha regnato per cinque anni, alla sua elezione aveva promesso la costruzione di cinque strade, cinque fontane e cinque ponti. Uno dei ponti in questione sarebbe proprio questo, anche se già esisteva a quei tempi. Sisto V però lo fece restaurare affidando l’incarico ai quattro migliori architetti di Roma. Durante i lavori i rapporti tra gli architetti furono tutt’altro che cristallini. Dapprima si generò una grande rivalità, poi antipatia ed infine odio feroce, sfogato con dispetti e sabotaggi. A lavoro compiuto, Sisto V si congratulò con loro per il risultato e come premio li condannò a morte per il comportamento “poco cristiano” e l’atteggiamento non consono alla loro posizione. I quattro architetti furono decapitati sul ponte e, a ricordo del fatto, Sisto V fece erigere le due erme quadrifonti con i loro visi. Ironia della sorte, loro che in vita si erano tanto odiati vennero costretti per l’eternità alla più intima vicinanza. |
Post n°15 pubblicato il 07 Luglio 2007 da writer_980
Nell’area del Foro Boario e della “Statio Annonae” sorge la caratteristica Bocca della Verità, una pietra circolare che rappresenta la bocca di un fauno urlante. In realtà sembra fosse nient’altro che il chiusino (il termine “chiusone” sarebbe più azzeccato) di una cloaca. Però, visto il fascino che ha, si preferisce credere che fosse la copertura del puteale del tempio di Mercurio in cui i commercianti andavano a giurare in sede di compravendita. Nel medioevo si diffuse una leggenda legata alle bugie. Il sospetto bugiardo veniva condotto nella piazza e costretto ad infilare la mano nella bocca del fauno. Se innocente poteva ritirare la mano indenne, se colpevole il fauno chiudeva le fauci troncando di netto la mano. Le malelingue insinuavano che quando i giudici erano certi della colpevolezza di qualcuno ordinavano al boia di nascondersi dietro e di mozzare con la spada l’arto al bugiardo, aumentando il folclore legato al monumento. Ovviamente il mascherone ebbe una grossa attività in fatto di corna, in fondo gossip e tradimenti non sono solo una questione dei giorni nostri. La tradizione vuole che per un certo periodo la bocca venisse usata solo per smascherare le adultere, finché qualcuno riuscì ad aggirare il meccanismo. Una giovane e bella donna aveva sposato un ricco vecchio, ma preferiva sollazzarsi tra le braccia di un coetaneo. Il marito sospettoso la condusse alla Bocca della Verità. Lei però ideò un piano geniale e, con la complicità dell’amante, lo mise in pratica. Poco prima di infilare la mano nelle fauci, l’amante, fingendosi pazzo si staccò dalla folla, prese la ragazza di forza e la baciò con passione. Lei poté così giurare, senza alcun rischio per la sua mano, che oltre al marito e a quel pazzo nessun altro l’aveva mai toccata. L’episodio fece il giro della città e il mascherone perse gran parte della sua suggestione. Nel 1632 fu collocato nel portico di Santa Maria in Cosmedin su un antico capitello. Dopo pochi anni fu trasferita in un museo, lasciando nel luogo originario una semplice copia. |
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