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RACCONTI ITALIANI ONLINE - POESIA ITALIANA MODERNA IN LINEA - MARCELLO MOSCHEN - POETA ED SCRITTORE

Post n°12 pubblicato il 08 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

QUANDO L'ORECCHIO SUL TUO SESSO

A V.

Quando, l'orecchio sul tuo sesso,

mi giungono navicelle i suoni

Da dove? forse da un atollo,

da un prato giovane forse da

sotto i pantaloni blu di genova

gettàti lì col golf sulla sedia

di paglia, e gli occhi chiusi, le tende

un brivido di stelle che ti scalda,

mia farfalla. Ti bacio coi capelli

fonte d'erba fiato e d'aria

per pochi istanti interminabili

sulla moquette rossa che ci

sostiene il cuore accelerato

ai fianchi uniti innanzi alla veranda

come se sapessi

come se non fosse stato

mai, neppure nel pensiero,

un fremito sussurro d'alga.

Eccomi ancòra fuori dal tuo nome

Con tutta la morte che mi resta.

 

 

Da: La dolce ferita, Caramanica Editore, Marina di Minturno (LT), 1999, pp.17-18, 37, 73, 76, 80, 93, 95, 96:

"LEGGI RILKE"

Il viso incollato al vetro del treno

lui lo tieni negli occhi

finché l'inghiotte la calura dei binari

a Firenze Santa Maria Novella

Ora siedi

abbracciandoti i fianchi

in un lutto d'arti

istantaneo

eterno

L'umido d'occhi

medicato dal kleenex

sulle ciglia lunghe

quella lacrima bambina

già scesa e inafferrata

che ancòra non scorre

sul velo delle gote

sole

di taglio sui sandali

occhi immensi grigi

avidi d'aria

Leggi Rilke

nel pomeriggio che rimane

la mano nervosamente affondata

nel sacchetto delle patatine

Mangi in fretta

ferite

Mordicchi sulle dita affusolate

pellicine di dolore

Mostri i denti bianchi

dopo un sorso d'acqua

lo sguardo accarezza i fogli

annotati in tedesco

s'espande

s'arresta sospeso nel vuoto

L'aria non si muove

Domani l'esame

– «Chiamerà dopo le nove?»

Non sentire la voce

Misuro annullata

la distanza delle labbra

Vorrei baciarti i piedi

con moltiplicate bocche

esserti seta fresca

farfalla sul pube

Già Milano Centrale

Il corpo stancamente verso l'uscita

da dietro

rallentando

poi più nulla

Nel metrò Annie Lennox canta

«How many times do I have to try to tell you...»

e "Why" è una corolla d'ombra

Ma scioperano le api

tutto scioglie il vento

come d'ali senza volo

ignote

Solo sapessi il nome

morirei peggio questa nuova morte

E ancelle nella saliva

di ghiaccio

devote

"CHRISTIAN BOLTANSKI, Saynètes comiques, 1974"

Il compleanno è dietro

disegnato

oltre è la smorfia clownesca

del narrato

fluire di pala

polittica quotidiana

umana

come candele

prima o poi da spegnere

per la festa del morto

se la lingua a penzoloni

commossa attende

la Prima Comunione

e la macchia rimane

Prove ai sali d'argento

e inchiostro bianco su cartone

"VIA PARINI"

I

La calce sugli scalini

Via Parini, 3

Io bambino

fra muratori bestemmiatori

nella pausa di mezzogiorno

Mortadella e vino

in canottiera

Mosche sulle mani

mosche e tafàni

il sole dritto

come un coltello

Croci pendenti tra peli sul petto

e scarponi nicotina

unghie nere

a graffiare l'aria

Le bocche aperte

se solo appariva

dalla finestra socchiusa della toilette

il bel seno della signora francese

Si pettinava nuda allo specchio

Altra vita

Altro pane

IV

La mamma mi ha portato da Maria Grazia

una sera fresca di fiori

La casa è pulita

ne rivedo gli odori

la foto sul comodino

lenzuola medicine

Le mani dentro il silenzio

La bara al centro

aperta sul tavolo

la camicetta bianca

«Fabio, dalle un bacino...»

Sembrava viva

Dormiva

VIII

Le righe disegnate in terra col bastoncino

confini di polvere

tra il cancello e i garages

davanti a casa

Arrivavano dalle vie vicine

altri bambini

gladiatori in maniche corte

sul terreno di gioco

Palla avvelenata

dopocena

destrezza e mira

nella frescura

Papà e mamma al balcone

ridere

Lontana

una televisione accesa

Colpiti si moriva

Liberàti s'usciva

dalla gabbia di cartone

Dolce sera

Soffice palla-luna prigioniera

"VIA LUGANO"

III

Piove forte stanotte in via Lugano

Dalla fessura tra le persiane

la luce scioglie diafana

la sua carne goccia a goccia

La strada ormai è un fiume

che dilaga rotti gli argini

come un film dietro il vetro

Qualche macchina arranca

verso il confine l'orecchio teso

a inseguire il suo rombo

inghiottito dai tuoni oltre

il curvone verso Agra

L'ora è estrema

Nè vivere né morire

Più non basta dire

A ognuno la sua pena

Stai con altri

Ed è per sempre

Sto col mio niente

nel freddo del letto

il sangue s'è gelato sulla strada

Chiudo gli occhi e sei morta

T'aspetto

V

Ho nutrito il mio amore col digiuno

la voce dentro un miele d'api

nel corpo della sabbia

Sei della notte come la farfalla

che tace e s'addormenta sulla foglia

Al centro della luce era qualcuno

Tu cieca lo uccidevi

lui rinasceva in sogno

Rapace sveglio per sempre

nei tuoi occhi morti

ovunque e febbrilmente

piagava la tua mano

Dormi

Dormivi verso il confine

volando senz'ali nel buio non un suono

L'amore è una canzone per nessuno

Il resto è cenere

che su cenere spegni

Fumo

VI

Nella casa gialla al 19

ormai non abita nessuno

Il cancelletto verde è arrugginito

L'aiuola nel giardino una sterpaglia

Il terrazzo ha il muro sbrecciato

Marce le persiane

cadenti come i denti d'un soldato

di ritorno dalla prigionia

Ma è stata casa mia

mia ogni piastrella

ogni porta ogni scalino

La casa

per un bambino

è sempre quella

coi sogni i nascondigli

l'odore dei fratelli

Si è inaridita

per il troppo vento

per il poco sole

Come la rosa ferita

del mio amore

Traduzioni delle poesie scelte edite all'estero

 
 
 
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