Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - RACCOLTA DI POEMI ITALIANI MODERNO - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE ED POETA


da MEDICAMENTA  Qual mai sarà l'anno, il mese, qual giorno e quanto dolce, ove per fine avermi,ove odore di maschili epidermidipiù non curi, e sguardi, corpi dattorno, lor secrezioní, escrezioni contermini, con il sangue che ruota torno torno, viaggi spermatici andata e ritornosu ire rientrate, su affetti raffermi, su l'eco scarsa di transiti umani...(con tristi trame e quanto mai noiose). Allora sogno d'un trascendimento a fiaba o ad arte... in verità poi mento, per la vita di visceri e mucose,se ancora l'odorato invidio ai cani.           L'altra simulazione:l'animo che non sa curare i sensi o l'animo curare con i sensi.           In nome di Dio, aiutami! Ché tanto amor non muta e muta mi trascino. Ancora sete ho di te... soltantosola a te solo e col sole declino.  O marea d'amore viverti accantoe arresto del cuore, amor mio divino, che eterni della vita luce e canto.La mia ne muore... dal ricordo sino al qui ancora verso il cuore in cammino, verso te, mio dissorte eppur destino... se non di morte... ora di te rimpianto... e il mare discolora il mio mattino.Ma tu incatenami all'amato incanto, resta, è giorno, vieni più vicino.          Vieni, entra e coglimi, saggiami provami... comprimimi discioglimi tormentami... infiammami programmami rinnovami. Accelera... rallenta... disorientami. Cuocimi bollimi addentami... covami. Poi fondimi e confondimi... spaventami... nuocimi, perdimi e trovami, giovami. Scovami... ardimi bruciami arroventami. Stringimi e allentami, calami e aumentami. Domani, sgominami poi sgomentami... dissociami divorami... comprovami. Legami annegami e infine annientami. Addormentami e ancora entra... riprovami. Incoronami. Eternami. Inargentami.          Ulteriore finzione: eternità, assenzadi fine, morte che muore, efficienza...          Di tutto ciò far senza, e del troppo sognare...E sulla terra in levità passare.          E nottetempo la gente si arrappa, s'ingrifa, al serra serra si disgroppa. Ah... eh... ah... bada ansimare... di tappa in tappa svelta s'accoppia, s'aggroppa. Ponte sui sensi, avendoli, s'acchiappa con mutua trappola, greve s'intoppa fino allo scoppio... gioca a stringichiappa a strappa strappa e a cervello di stoppa por toppa... E intanto la notte le scappa da razionalità antidotatae imperata... Io dolente, in gola un groppo, il mio universo di assenze e la mappa dei miei giorni ridesti mi sciroppo,di pensamento in abuso incappata. La stessa rigiratad'angoscia in margine all'esiguo e al troppo: il succo della notte invero allappa.          O marea d'amoresul ramo di mare del cuore... Ma invera o invanisce il cuore?          Ti voglio far provare il bel piacere. Pur mal mio grado? Lasciami tranquilla! Da troppe sere e troppe primavere... Dei superni desiri ecco la squilla. La luna scorre su acque nere e brilla... Oh, tu vai alto per volermi avere!Ed io ti prenderò come un'anguilla.Dentro da me per vie d'acqua o vie aeree... E perché più e più in te s'interni... Entrerai mai e mai, primavere o inverni. Dall'alto scenderò con giri alterni... Pensatore di donne, mio amatore...Fin ch'io ti prenda, fin che l'incaverni...Ad averti c'è poco per il cuore.          Invecchio. Mentre il giorno qui s'attenda, senza darsi dattorno, non atteso,penso ai miei casi, il da farsi, le agenda, pure a te, santoddio, beninteso. Pioverà? Farà bel tempo? Che attenda per uscire un segnale o ancora teso mi comprenda male ritmo e vicenda? Intanto, come tutti, mi soppeso gli inviti del caso, poi l'ora chiusa... Rilasso il ventre ch'è quasi mattina, se non funzione pur sempre richiamo all'arduo mio zampettio di gallinasu per Ia via alla vita, assai confusa, chiocciante... Vieni fuori ora e finiamola!           In me cogli anni crescono, a mio merito o demerito, quei danni d'ascrivereinteri a plurime carnali sterili dilettazioni in cui involta o proclivem'affatico... a diletti semiserie periferici.,. alle loro derive...così che non mi viene dal preterito il come e tanto meno il cosa vivere,che in questi giorni persi neri e duri se qualcosa mi resti non ho prove,se qualcosa qui o altrove per me duri,e non so se la sera ora congiuricontro di me, o sui drudi miei dall'ovest induri, sui passati e sui futuri.           Mi va di rievocare per mia cura l'andar per prati... scongiurarlo, sai, da l'avventura veniente e ventura non chiedo come o da dove oggimai; e non cascare più mella natura...si tocca... su e giù... si finisce mai, pensosa (se lo amavo, addirittura!) di mie doglie, lagnanze lagne e lai. Quali sforzi formali nella verde vegetante lordura, flora a perderedove non si ficca... Ascolta! Ascolto: ronzii, frullii su erbe, su merde...cespi e sterpi... Alla stracca su nel folto, su che 1'iddio creò. È mica molto.          Sa sedurre la carne la parola, prepara il gesto, produce destini... E martirio è il verso,è emergenza di sangue che cola e s'aggruma ai confinidel suo inverso sessuato, controverso.         A Paolo D.B.  Mi sto qui tutta fuori di me. O dio dio d'amore, e di sorte, dove il senso... nell'ultima fine, trama e tramenio all'attimo strappato... dov'è il senso, o da strappare all'insensato... o diodio nel cuore, e di morte, ecco il compensoa quel che non s'è dato, allo stridiodell'ora, o che s'è tolto, sorte a senso... (nessun declino di luna là fuori...) finire di morire al sole estivocieca, 1'ho veduto... e muta alleata  in brevi giorni attivo... vivo vivo, col suo gioco di lombi e di colori, fare della notte un'alba malata.            Solo diceva Torni? quando torni? Fuori la notte rifranava, a branisi sfaceva... Oh taci! ... È tempo che torni e mi baci... O murati mondi umani,a credere che il di sempre raggiorni, voi, lo schifo dei miei lombi!... Rimani, amor mio, rimani... ancora dicevache già la notte si ricomponeva.           Io per la voglia scoppio e mi sconsolo. Oh se potessi scagliarmi al suo collo,e non destarlo... o strascinarmi al suolo e con lascivo assalto, anche il midollo succhiargli... o con audaci mani a volo provarne gli inguini... Avida controllo che fa di lui la sua notte testarda,la mia che come astuta, tarda e tarda.           Perché il tempo ora è venuto, vienetempo per me che vanto vuoti niente di dirti, e non parrà vero, Sta bene! e di raschiarti via da cuore e mente,di sviare il ricordo che mi tiene la notte del volere nuovamente,del Vieni fuori, dunque! se in un botto mi assalisse la smania di star sotto.           E converrà che la notte mi amichi, la notte che s'incrina coi suoi scricchi e cigolii, coi suoi fruscii impudichi,che attenda, e spii... e altri giorni conficchi, e dei passati l'arruffo districhi...Coi tuoi fantasmi vuoi che mi rannicchi? sopra il tuo sesso?... io adesso, con mossa di far altro, vado a rompergli le ossa.           Dormiva. Ps... ps... Cristo santo, senti come cresce! ... Si avvia un lungo toccare. Cresce e non può aspettare... Poi lenti baci e tenaci... e baciare a baciare incìta... a meglio amarti, non lo senti? non puoi lasciarlo fuori... poi in un mare di umori, di sogni solari o chiusi, avviticchiati, agglutinati, fusi.           O caro, non lo sai? viene la fine. Per te io l'ho svegliata, per le vinte tue reni viene... delle ore assassine, dell'inventar vittorie... Dalle quinte largirgli una sguardata... quale fine sentiva... per catene nuove avvinte alla sua carne... Ma della sua carne, se è la fine, o caro, che farne?     Da " CENTO QUARTINE"     <<La porta del piacere... eccola, è qui.>>Quella del tuo, sicuramente, sí.<<Chi ti apre il cervello ? dimmi, chi ?>>Chi lo sa aprire... Piano... sí, cosí...        Baciami; dammi cento baci, e mille: cento per ogni bacio che si estingue, e mille da succhiare le tonsille,da avere in bocca un'anima e due lingue.        Oh sí, accarezza dolcemente, sfiora, ma minaccia ogni furia e ogni violenza; lentamente... non dentro, non ancora... portami a poco a poco all'incoscienza.        <<Maledetta, luttuosa fantasiache esige un cuore mite e anche feroce...>>Fingi di averlo e levamela via:io voglio che mi avvolga la tua voce.        Tu, misterioso spirito gentile,fammi la guardia come un carceriere: che non nasconda piú, vanesia e vile, verità vergognose e voglie vere.        C'è un solo incontro e non c'è un solo addio e devo sempre stare sul chi vive:nel grande cimitero dei miei io vivo una vita tutta recidive.         <<Guardalo questo corpo: ti appartiene.>>Non ho occhio che pesa e che misurae per vedere veramente bene mi serve il buco della serratura.         In questa stanza che non ha piú uscita, come stormisce il sangue, e al suo stormire è il mio turno di vivere... di vita...Io so che sai che cosa voglio dire.         <<So solo quello che mi basta a stentoper non sprecare i battiti del cuore, perché sapere, sappilo, è un tormento:è sempre chi piú sa che ha piú dolore.>>         Per sogni d'ombre, per ombre di sogniper l'avanzo d'infanzia che mi avanzaper questo niente vuoi che mi vergogni?Per sogni d'ombre morte in lontananza?         <<Non mi piace il tuo stile da misteroe reciti te stessa molto male.>>Il sogno è l'infinita ombra del vero e spesso è più reale del reale.  (Einaudi, 1997)