Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - RACCOLTA DI POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN


A Viterbo  E' un paese con strette e antiche viea volte erte e a volte calme e piattee cieli aperti e campagne larghe. Una ragazza selvatica e bellapare coi nobili tratti e antichidegli etruschi e l'aria innocente. Somiglia Viterbo alla mia mammache vive senza un tono superbo:la stessa scontrosa grazia hanno. Viterbo quando lei passava pianotenendo me beata e ardita in bracciod'aria sapeva e d'aspra umile terra. Niente di me ricordo di quando in carrozzina per queste strade andavosul volto solo di mia madre leggoe di Viterbo le antiche tracce mie. Ma nel cuore sono quella ancorache ero qui al tempo primo della vitacuriosa e alla terra attenta. Questo e altro vado tra me pensandomentre la dorata strada scendodi via Fontanella dell'Angelo.(febbraio 1991)  Otto marzo  Verrò in orario anche quest'otto marzoper festeggiare padre il compleannotuo degli ottantaquattro anniportati ormai da tempo in silenzio. Verrò con un bel ramo di mimosache la primavera sempre annunciaradiosa e vera, verrò in compagniaallegra dei nipoti tuoi e fiduciosa. Tranquilli mangeremo tutti insiemeal tavolo per scambiare pensierie sentimenti e il tempo intanto fermare. Sarà come gettare un nuovo semedarti infine quel bacio che fino a ierinon ti ho mai dato e poi andare. (febbraio 1994)   La capanna  Sorridi ora e mi guardi da una fotocon gli occhi nuovi d'una mattina antica: in un giorno africano del trentacinquemi parli camminando altero e bello. Splendi in un'accesa e giovane luce,tra dolci donne arabe e bei cavalli,una povera capanna in pagliae intorno vesti bianche come vele. Venticinque anni avevi quel giorno,se per caso incontrato ti avessiavrei potuto di te innamorarmi, e poi abbracciarti, esserti devotacome la bambina che sono stata.Così non ci sarebbe più lontananza.   Italia mia  Delle cose italiane lamentarmi e di tutti i mali vorrei anch'io, delle virtù d'un tempo consolarminon posso nel presente contrario. Coltivare non ti piace cose veree inquieto più non sai dove sei,tu che semini scompiglio e guerree l'anima raffreddare bene sai. Questa notte il suono mi ha portatopastorale e antico di ciaramelle,dall'albero il vischio sacro ho staccato,come negli anni passati e nei secoli. E una novella rapida m'è giunta:da poco un bimbo è nato bello e sanoe mi ricordo che in campagna spuntad'acerbo seme una spiga di grano. (Natale del 1995)   Al pino di piazza Pitagora  Com'eri alto e solenne lassù in cima,a vederti venendo da via Bruno Buozziero con i bambini piena di stupore.Così sul monte presso il grande cielo,calmo e unito nella tua ampia coronacoi rami levati come candelieri! Ci proteggevi tutti noi del quartiere,i passi frettolosi sorvegliando attentocome un padre che non si muove mai.Restavi in silenzio, eppure parlavanole tue foglie schiette e sempre verdi,c'era la linfa del tuo grande tronco.  Tu eri antico in una moderna piazzasenza bei dialoghi o quiete passeggiatedi uomini e donne e allegri bambini.Eppure ci guardavi bene nel cuore,sempre presente e in contatto con tutti,sapevi e ci davi la tua benedizione.  Nel tuo guscio grande tu creavi tenero le pigne e tanti bei pinolisenz'altro chiedere come una madre.Fra i contrari venti e le più stagioni,solo inquilino vero non d'un boscoci educavi con il tuo mite esempio. Pitis che s'era trasformata in pinoti ha lasciato la sua vita moralee le fronde verdi stormire al vento. Ove tu porgevi l'ombra e ascoltavi,il tuo prossimo amavi affettuosoe mai ti sentivi davvero solo. Ora che d'un colpo ti sei schiantatosulla piazza senza più respiraretutti ci sentiamo davvero soli.Pietro conta centottantacinque anniriverente sul tuo possente tronco, io con fede colgo un muto rametto. Dice la nonna che tre ce n'erano!Molti ti guardano per la prima volta.Ci osserva attento un piccolo pino.   Verrà un tempo  Verrà un giorno da questo diversoquando nessuno sarà separatoda chi ama e mai verrà ferito,né morirà solo nell'universo,perché tutto ritornerà intero. Verrà un'ora che cambierà il mondo,che indicherà il bene in un pratoe un sentire gentile e delicatonuovo per un millennio nuovo,perché tutto ritornerà intero. Verrà un tempo bello e per sempre vero,quando gli occhi dei ciechi vedrannoe gli orecchi dei sordi ascolterannoe lo zoppo salterà come un cervo,perché tutto ritornerà intero. Verrà il secolo della sapienza, che darà amore e fede al giusto,diventerà il legno secco arbustoe il terreno riarso munificenza,perché tutto ritornerà intero. Verrà la stagione delle paroleper chi è solo e smarrito di cuoree la lingua del muto griderà di gioia,si dirà "sia data fiducia alla poesia"perché tutto ritornerà vero. ( estate del 1997)  La vigna  I pampini color di verderame,tra un filare e l'altro il saltimpalo,il grappolo separato dal raspoe l'umore degli acini al Bulicame. Là nella campagna antica e nuovache sa di verde latino e prima albadella vita il viticoltore premenei secoli il succo d'estate e d'uva.   Le lucciole  E s'accendono allegre come stellenella notte già estiva le lucciole,inseguono il miracolo i bambininella piana del lago di Burano. E non sanno perché oggi spegneresi devono se incolumi da secoliquei guizzi tremuli di luci vereal buio tra le maggesi e i fossi.   I giorni della merla bianca  O merla che eri pura e biancasenza paura dell'inverno,di battere l'ala mai stancatra gli alberi aridi e in eterno. Nell'aria fredda felice tu ericon il tuo bel merlo serena,ma un giorno diventaste neridi pensieri e terra di pena.   Angeli  Ali vorrei immortali degli angelie una tunica bianca come velae senza memoria nei celesti cielitrovare il senso che non si cela.  Ali vorrei d'uccello in rosso e verdee piume morbide da stare al caldoe il cuore dolente per quel che perdeportare in alto con i versi e il canto. Due angeli ho visto dolci e umanicustodi e dei miei trascorsi anni aliveloci andare via come la luce. A me come ai pastori in tanti maliparole hanno annunciato di lucee il tempo della gioia a piene mani.(26 febbraio 2000)