Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POESIA ITALIANA MODERNA IN LINEA - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE


POESIE ITALIANE  Le nuvole 1.Racchiuse nella città invisibilele nuvole non hanno frctta c'è sempre una slogatura per la lucentezza di chi scrive, con quel verde che inonda le porte mentre guarda un oracolo inconcludente. Se quello è il luogo in cui filtra la storia, quando con sicura disperazione ritorna primavera, un pensiero in distanza scende con la speranza di un giorno: quei gesti di una identità personale si associano ad un rumore di fondo: in quelle linee che ricoprono il corpo, muore anche l'amicizia.2.Le nuvole olandesi non sanno dove cadere, vivono sempre nei cieli larghi, quando smettono di ragionare occupano strati di cielo approfittando della forza del vento: si dispongono in file trasversali come una idea teologica: credono in dio mentre rimbalzano verso l'orizzonte: come quei mulini sibilanti; spesso sono scure, liricamente corrotte, giungono dove nessuno presume di essere: e ci sarà sempre un incanto nella loro forma come una profonda rimozione.3.Per quel segmento che riporta il punto al luogo di partenza volano nuvole rimosse: avere l'anima negli occhi è il loro sogno continentale: aporia degli alberi come una cassaforte che esercita l'ingegno sgomentando grigi pallidi: (tutto dovrà ricominciare quando si sveglierà fra le pietre l'angelo del mattino).4.Ci sono nuvole di sabbia (momenti di un idillio fra primavera e ceneri del novecento) e la sintesi delle stagioni afferma ehe non ci saranno più guerre:due volte l'uomo assomiglia alla luna, i boschi non mandano splendore quando tutto è falsopiano; il corpo, è noto, è pesante si installa al centro del fumo facendo rieorso alle arti della convenzione: fra quei portoni la malinconia rapina il corpo con una lunga prefazione che parla del sogno.5.Quando sono alte le nuvole perdono ogni diritto, grondano sudore e rabbia sui boschi cheospitano dei parassiti:di nuovo a loro agio in quel eorridoio guastano la varietà di un lato geometrico: una scena rapida come una catena mentale:è un poema ehe si apre con l'insicurezza della mano: ogni nuvola dice che l'uomo è sempre meno disabitato:mentre ritornano sui propri passi dimenticano le parole che si possono scrivere in una città d'estate dai gesti caricaturali.6. Le nuvole si allontanano dall'aria la loro perdita è ai limiti della riscrittura, sfiorando tetti d'inverno bloccano quel pensieri veloci come la retorica:la passività del voloè ai limite del rimorso,giungono dove esiste una formulazione precisa:attraverso aspre assonanze, i segmenti travestono la loro elemosina: è per conoscere il passato senza chiedere a nessuno l'età del mondo. POEMETTIDORA MARKUS E I SUOI ATTORIMolti inverni sono trascorsi con una sensazione generale: nelle biografie si vedono i diavoli stesi fra i fili del cortile: la loro insana allegria sfiora i capelli grigi: Dora Markus in un giorno disadorno suonava il piano con sottigliezza esistenziale.Vivevano lungo argini fioriti e delicate disfatte i ragazzi viennesi col gibus e scarpe di seta: un pattinatore scivola fra quelle cianfrusaglie agitando gli oggetti di sua proprietà. La mente cerca immagini a caso: non vorrei che facessero la loro descrizione.Per tutto il pomeriggio abbiamo navigato in un rito europeo: l'aria colpisce una zona desena e traccia attorno alle figure una luce metafisica e un po brilla.Il ciabattino del teatro risponde che siamo usati per vivere: batte le mani ai poeti provenzali, li ha condotti sin qui fra delicate perifrasi. Per la continuità della specie le rose non hanno né inizio né fine: brucia un sassofono nel paese dove nessuna opera è spiegabile: si parla badando a non far scricchiolare l'alfabeto: i suoi capelli sono un cliché, ardono al centro della terra. Ha dovuto affrontare nemici ben piu forti. Anche lo schema di una nuvola sfiora il selciato: fra nostalgia e vissutouna donna al caffé è una semplice idea: con i capelli ingialliti accende le candele di Natale: la sua casa conosceva l'avanguardia ma la claque di un racconto d'inverno ha reso esatta la sua violenza.Il suo volto era apparso fra grandi palazzi: ora guarda i vestiti sulle sedie, vi sono giorni scarni come tempeste che non lasciano niente d'intatto: forse la biografia sbiadisce con un nome particolare, e con la magia degli occhi la sequenza di un sillogismo si riflette nell'ombra dei vetri.Fra una distesa di rami verdi cantano i poeti elisabettiani: siamo alle origini della luce, l'errore del vento sospinge una coscienza religiosa, le radici crescono come lingue che abbiano indossato i vestiti migliori. I fori sono gli attori che meditano una parte difficile crescono per strane visioni e fra spazi leggeri la vita diventa segno di malizia: giungono alle soglie di un laboratorio dove la luna presta il segno preferito.Con lo scarno distacco dalla parte il vento alloggia gli emigranti. Se scrivere è il segno che avevano pensato nessuno puo chiedere alla poesia di essere simile a quel segno. Uno specchio si appanna riflette angoli falsi, prima di fare un ragionamento si crede orribile o folle.Gli attori recitano con nuove citazioni, cigolano le porte delle scale e nelle pozzanghere risplende mezzogiorno.