Vedi, qui tutto è già accaduto.Gli uomini stanno provandoa rilassarsi. Il giorno ha gli occhiaperti e il sole è un istante.Fa stare tutti zitti.Come se davvero non esistessi.Vedi, anche tu sei distantee involuto. Irritante, mentrefirmi il tuo patto. Come senon mi vedessi, come se iofossi la notte, esatta e perversa,introversa, come l’unghia del gatto.Vedi, tutte le parole vivono ormai lo sfratto, come sedavvero non esistessi, come semai avessimo avuto un sensoe qualcuno da sempreprovasse a contarci.(D’un tratto pensoche se riuscissi a emergerediventerei pulsante.Prova a pensarci. Avrestidue cuori. Come tua madreprima che tu nascessi)[…]*Ma è tua o è mia la mascherabianca, la maschera inquietadi Arianna?*Stanotte ti ho sognato, tueri bianco e mi toglieviil trucco con le mani.Mani da luna, manida ladro. Svegliandomiho sentito in meun respiro, come seun altro mi vivessenel respiro. Cosìho pensato al nostropiano, al filo appeso al chiodo del bancone,come previsto.Fine del labirinto, finedel fato.Ho detto: non puoiaver perso il filodel discorso. Il copioneandava letto, non recitato.*Che cosa abbiamo sbagliato?(Lo chiedo anche adessoal mio fiato mentre cospiriamo)*Darti del tu, così.Non è strano?Non sono strani anchei gatti che fuggono,qui, dentro di me,e mi dicono: E’ ora?Ci sono consigli stupendi,a volte, negli occhidei gatti.E’ ora di andare, lo so.Ma dove? Qui non ci sono porte.Andare dove?Io non sono la morte.*Hai mai pensato di essere Dio?Io sì, sempre,se il filo intrecciatoche la vitadegli uomini ometteè la scrittura infinita.Tu lo sai, perché comegli altri lo hai saltato.Il filo che tienee salva la vostra sortita di marionettesono io.Sono io costretta all’attesa, l’impercorribile,la dipanatache anchese letta è da sempresaltata.*Tu ladrone poeta.Tu lo sapevi da sempreche in questa paginasaltataè la tua vita.*Antonio?*Tu con il viso infuriato…sul bancone dei libri.Tu ragazzodistrattoe represso…*Antonio… Dove saraiadesso? NCE, 1996 (2° ed. I Quaderni del Battello Ebbro-L’Albatro Edizioni, 2000) da Infinita I.Stanotte abbiamo parlatodi gesti diversi,di possibili creazioni,immersi nello spazio udibile, tra i corpiassorti nel sonno.Ho respinto l’ideadi un desiderio mai sazio,che imponga ribellioni,Tu hai fatto un cennocon lo sguardo alla ragazza che ci dorme accantoe che tenta verso il confinel’impossibile richiamo."Elena rischia di perdersi",hai detto infine, e il tuodisegno di donnasi è mosso (già assonnato)nella luce del faroche scivolava: il nostroè stato un sonno agitato.[…]III.Ecco la valle: non confonderlacon uno spazio d’intese,dove il verde e il gialloformano canali da percorrere.Senti ancora impensabilela strada da qui a lìe i traguardi parzialiche nessuno di noi ha ancora colto.Tutto è vulnerabileper questa via; gli stessisguardi che incontranoanimali (in volo o in fuga)o un volto.IV.Cediamo perfino la nostradistrazione alla concadai grandi raggi,alla tensione di formulein ascolto, ai nostri passi.Nascosti dentro i sessi,ci confondiamo con i giorniper credere che sianonoi stessi, inventiamo forze sconosciute per ritrovarei vicoli, le baracche.Entriamo con tanti altrinudi, nelle docce.V.Cediamo i nostri giuochidi marionette ai cunicolidi sabbia ed erbeo alle rocce.Ripetiamo i nomi delle coseperché intendiamo eessere tra queste.E dall’alto senti impensabilile nostre stesse risposte,se ciò che si rinserrasenza minaccenoi lo dobbiamo ripetere.Senti ancora attenderela voce, mentre hai tra le mani fruttadi terra e mi guardie credi di sorridere.NCE,1990 da Albergo a ore L’albergo non ha finestre. Né potrebbe averne, mi pare.Percorri da anni le buie ringhiere e sali o scendigli innumerevoli piani. CORRIDOIONon comprendo ancorail nostro significato.Se camminiamo tra porteinseguiteda porte,ripenso (ridendo)a ciò che siamo.Tu aspetti il boato,le fiamme,l’odore del gattobruciato, la nostravera sorte.Io non so doveci conduciamo.*Forse davvero tavolie sedie parlanoun linguaggiocifrato, oltremondano.Io non so se il tempoha già tracciatole svolte,se il camminoche restanon sarà illimitato.*Sono pensieri, Sara,che non ti ho maiconfessato.Ma se camminiamosfiorando le bracciaalla donna sudata, all’omino fissato,se nel buio inseguiamo(oltre al gatto)la tracciadel bambino scocciatoche ruba le scarpe,puoi pensare anche tualla formula usataper stanare di fattol’inquilino assediato.*Il cliente è da sempresfrattato. Lo diceil contratto.Noi possiamo seguirel’eterna sfilatae sorridere appenadei tantiche non hanno sporcato.E’ la solita scenae non ha significato.I garanti lo sannoche anche il nostrosorriso fa partedel giuoco.*Forse davvero dovremmofermarci in un unicocorpo abbracciato,bloccare il trasloco,produrre dissensi.Diranno che nullaè mutato?*Sara, che ne pensi? NCE, 1992 translations OVERLOOKED Overlooked. I’ve beenoverlooked. One nighthe will talk about me,he will say: what a pity, Inever met her,and will drink French wineforgetting my lifeonce again.He will laugh, tellingabout other books and womenlost in the Ocean.He will not regret me.Me that could have changedhis life.He simplyignored me.He quickly skimmedthe page next to me(fierce look on his face)abruptly closingthe precious bookin which I was born.*I wish I’dnever been in there.In the wind that opened me(chased me)I chased another page(in the air)that became, like me,an inviolatedunnecessary thing.*And yet I could have changedhis story. Improvise it.Inside me the joy, the sibyllineunderstanding that save us,inside me the wishfor waiting (inside me)inside me our story.*Inside me.*Inside me the joy,the silent roadwith no way out.Don’t go. Don’t go.Once upon no time…*You taught youthscraziness. Maybe that’s whyyou strove to make believe.You dreamed of aphasic verse,a little libraryto hold tight, a dreamof metal, full of frames.You had understood you wereunheard, you were livinglike the sounds of rootsor the sense of the horse’srun, toward the endlessworld. You had no friends,but the thunder and the roomswhere you sometimes created yourself,or the furious yellowin Euridice’s eyesand the bag where you stowedrevolts and dances.You weren’t looking for happiness.*Sometimes you dreamed of deepinto the skin, deep into ittenderly, coldly.Like the raingoing deep into the sea.Because like the seayou felt you were September,you felt you protected odourof the rebellious animal,slipping away in the luminous water.You weren’t asking for love. You dreamedof chasing it in the suspiciousair of the land of the Name,among silent things,where once you sleptlike a colour.
RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - SCELTA DI POESIE ITALIANE MODERNE IN LINEA - MARCELLO MOSCHEN
Vedi, qui tutto è già accaduto.Gli uomini stanno provandoa rilassarsi. Il giorno ha gli occhiaperti e il sole è un istante.Fa stare tutti zitti.Come se davvero non esistessi.Vedi, anche tu sei distantee involuto. Irritante, mentrefirmi il tuo patto. Come senon mi vedessi, come se iofossi la notte, esatta e perversa,introversa, come l’unghia del gatto.Vedi, tutte le parole vivono ormai lo sfratto, come sedavvero non esistessi, come semai avessimo avuto un sensoe qualcuno da sempreprovasse a contarci.(D’un tratto pensoche se riuscissi a emergerediventerei pulsante.Prova a pensarci. Avrestidue cuori. Come tua madreprima che tu nascessi)[…]*Ma è tua o è mia la mascherabianca, la maschera inquietadi Arianna?*Stanotte ti ho sognato, tueri bianco e mi toglieviil trucco con le mani.Mani da luna, manida ladro. Svegliandomiho sentito in meun respiro, come seun altro mi vivessenel respiro. Cosìho pensato al nostropiano, al filo appeso al chiodo del bancone,come previsto.Fine del labirinto, finedel fato.Ho detto: non puoiaver perso il filodel discorso. Il copioneandava letto, non recitato.*Che cosa abbiamo sbagliato?(Lo chiedo anche adessoal mio fiato mentre cospiriamo)*Darti del tu, così.Non è strano?Non sono strani anchei gatti che fuggono,qui, dentro di me,e mi dicono: E’ ora?Ci sono consigli stupendi,a volte, negli occhidei gatti.E’ ora di andare, lo so.Ma dove? Qui non ci sono porte.Andare dove?Io non sono la morte.*Hai mai pensato di essere Dio?Io sì, sempre,se il filo intrecciatoche la vitadegli uomini ometteè la scrittura infinita.Tu lo sai, perché comegli altri lo hai saltato.Il filo che tienee salva la vostra sortita di marionettesono io.Sono io costretta all’attesa, l’impercorribile,la dipanatache anchese letta è da sempresaltata.*Tu ladrone poeta.Tu lo sapevi da sempreche in questa paginasaltataè la tua vita.*Antonio?*Tu con il viso infuriato…sul bancone dei libri.Tu ragazzodistrattoe represso…*Antonio… Dove saraiadesso? NCE, 1996 (2° ed. I Quaderni del Battello Ebbro-L’Albatro Edizioni, 2000) da Infinita I.Stanotte abbiamo parlatodi gesti diversi,di possibili creazioni,immersi nello spazio udibile, tra i corpiassorti nel sonno.Ho respinto l’ideadi un desiderio mai sazio,che imponga ribellioni,Tu hai fatto un cennocon lo sguardo alla ragazza che ci dorme accantoe che tenta verso il confinel’impossibile richiamo."Elena rischia di perdersi",hai detto infine, e il tuodisegno di donnasi è mosso (già assonnato)nella luce del faroche scivolava: il nostroè stato un sonno agitato.[…]III.Ecco la valle: non confonderlacon uno spazio d’intese,dove il verde e il gialloformano canali da percorrere.Senti ancora impensabilela strada da qui a lìe i traguardi parzialiche nessuno di noi ha ancora colto.Tutto è vulnerabileper questa via; gli stessisguardi che incontranoanimali (in volo o in fuga)o un volto.IV.Cediamo perfino la nostradistrazione alla concadai grandi raggi,alla tensione di formulein ascolto, ai nostri passi.Nascosti dentro i sessi,ci confondiamo con i giorniper credere che sianonoi stessi, inventiamo forze sconosciute per ritrovarei vicoli, le baracche.Entriamo con tanti altrinudi, nelle docce.V.Cediamo i nostri giuochidi marionette ai cunicolidi sabbia ed erbeo alle rocce.Ripetiamo i nomi delle coseperché intendiamo eessere tra queste.E dall’alto senti impensabilile nostre stesse risposte,se ciò che si rinserrasenza minaccenoi lo dobbiamo ripetere.Senti ancora attenderela voce, mentre hai tra le mani fruttadi terra e mi guardie credi di sorridere.NCE,1990 da Albergo a ore L’albergo non ha finestre. Né potrebbe averne, mi pare.Percorri da anni le buie ringhiere e sali o scendigli innumerevoli piani. CORRIDOIONon comprendo ancorail nostro significato.Se camminiamo tra porteinseguiteda porte,ripenso (ridendo)a ciò che siamo.Tu aspetti il boato,le fiamme,l’odore del gattobruciato, la nostravera sorte.Io non so doveci conduciamo.*Forse davvero tavolie sedie parlanoun linguaggiocifrato, oltremondano.Io non so se il tempoha già tracciatole svolte,se il camminoche restanon sarà illimitato.*Sono pensieri, Sara,che non ti ho maiconfessato.Ma se camminiamosfiorando le bracciaalla donna sudata, all’omino fissato,se nel buio inseguiamo(oltre al gatto)la tracciadel bambino scocciatoche ruba le scarpe,puoi pensare anche tualla formula usataper stanare di fattol’inquilino assediato.*Il cliente è da sempresfrattato. Lo diceil contratto.Noi possiamo seguirel’eterna sfilatae sorridere appenadei tantiche non hanno sporcato.E’ la solita scenae non ha significato.I garanti lo sannoche anche il nostrosorriso fa partedel giuoco.*Forse davvero dovremmofermarci in un unicocorpo abbracciato,bloccare il trasloco,produrre dissensi.Diranno che nullaè mutato?*Sara, che ne pensi? NCE, 1992 translations OVERLOOKED Overlooked. I’ve beenoverlooked. One nighthe will talk about me,he will say: what a pity, Inever met her,and will drink French wineforgetting my lifeonce again.He will laugh, tellingabout other books and womenlost in the Ocean.He will not regret me.Me that could have changedhis life.He simplyignored me.He quickly skimmedthe page next to me(fierce look on his face)abruptly closingthe precious bookin which I was born.*I wish I’dnever been in there.In the wind that opened me(chased me)I chased another page(in the air)that became, like me,an inviolatedunnecessary thing.*And yet I could have changedhis story. Improvise it.Inside me the joy, the sibyllineunderstanding that save us,inside me the wishfor waiting (inside me)inside me our story.*Inside me.*Inside me the joy,the silent roadwith no way out.Don’t go. Don’t go.Once upon no time…*You taught youthscraziness. Maybe that’s whyyou strove to make believe.You dreamed of aphasic verse,a little libraryto hold tight, a dreamof metal, full of frames.You had understood you wereunheard, you were livinglike the sounds of rootsor the sense of the horse’srun, toward the endlessworld. You had no friends,but the thunder and the roomswhere you sometimes created yourself,or the furious yellowin Euridice’s eyesand the bag where you stowedrevolts and dances.You weren’t looking for happiness.*Sometimes you dreamed of deepinto the skin, deep into ittenderly, coldly.Like the raingoing deep into the sea.Because like the seayou felt you were September,you felt you protected odourof the rebellious animal,slipping away in the luminous water.You weren’t asking for love. You dreamedof chasing it in the suspiciousair of the land of the Name,among silent things,where once you sleptlike a colour.