Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO - CONTEMPORANEO


POESIE Il gelo 1.Croci, croci distese, distesenelle strade, nelle foci, sanguesangue come orma esausta,gli uccelli che deviano dalle terrenere dove il fango sepolcrai bimbi, secca terra comele labbra delle invocazioniche rifrangono nelle pianure senzaraccolti, gli uni agli altridivisi al lume della morte.Il rosso arido dei tramontie delle albe, le vecchienel loro rimorso di madri,padri laceri nella guerrache taglia netto i pinastri, mutinei fossi a pregare, nel ricordocieco alle finestre. C’è un freddospettrale in questi bianchiBalcani, un gelo irto di nomi. 2.Un gelo irto di nomie i bimbi, e i vecchi ancorafermi nel lento aspettare.Le braccia nelle forre, nel pianorovuoto che giunge al mare,in una terra amara senzapupilla col pane secconelle mie labbra, e si placalo sguardo negli occhidei fratelli. Non tornapiù la neve, ora rade e urtail grecale i corpi. Le donnenel silenzio della maternitàche uccide, nella manoche insanguina i fiumi,e tutto il campoè una piaga di marmo. 3.Una piaga di marmo nei silenzidegli uomini ciechi sul fronte.Bisanzio malata di fangonelle città dove la peste assediale lacrime. Le pianuresono colme di occhi di limo.Le montagne non hannopiù alberi per scavare la terradei morti ai piedi dei rossi prunalbi.L’inverno arriva alle nostre manicol bianco di uomini lontani,giorni che gelano le ginocchiaai figli, e gli sparinelle vie si perdon nelle voci. 4.Nelle vie si perdon nelle vocii corpi, le bandierineche indicano le stagioni, issatenelle braccia dei bimbi. Giungeil giorno e la luce è dipartita,perduta, nella notte più scura.I mendicanti si avvianoalle madri con sospetto,e nelle piazze l’orizzonte è persotra le mani alzate degli uominiin fila, mentre tutto si scolora. 5.In fila mentre tutto si scolorai figli piangon le madrifissi gli occhi nel rosso cielo.Perduti nella muta complicitàpaterna, questo padre privodel nome, assassino sulla carnemorta, cieco nelle stradeche da Cracovia a Dubrovniksegnano il tempo di una feritavissuta nel gelo degli antichisguardi. Tremandoper questo giorno che sfibrale pupille, andiamo avvoltitra le macerie di un pannopovero e freddo, con le preghieredella amarezza spogliadella sera nel nostro bivacco.   *Il canto di madri giungeal crinale del tempo e le treccedelle ragazze si fanno velo consunto.Negli avvolti lenzuoli, in una lucedi vetro, i giovani sono ordinatie immobili nel viaggio che dall’arginegiunge al sonno perenne.Nel ricordo estremo delle voci.   *Nelle notti i figli vestitidi bianco pettinati dai morti,noi tremanti a cercare un amorein un silenzio che murale vesti di nomi. Il tuo visopesante di fronte all’arginealto che l’acquacancella ad ogni stagione.E vivi muto come l’esiliatonella città deserta, tra le crocidi carni, e mi dici di te,della tua fine e mi guardi.  *Colmi di grano nelle vie i carriin un sorriso di neve,con l’esile straniera che occhieggiai campi deserti e il volo ciecodi una rondine nella bruma notturnacome le donne giù alla marinache hanno le mani giuntee le navi vergate nei sognimentre attendono curvenella nera veste.