Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO - CONTEMPORANEO


*Saremo in un gelo pieno di braccia,nel lutto estremo come la penadella donna che lenta ripone gli abitismessi da una morte.E la distanza lacera ancor primache il dire piombi ogni cosae trascini i corpi oltre il fiume,oltre le città, nella terra senza nome.    *Le vesti nere erano per gli occhidei viandanti un granoamaro. Odori fortiin quella estate sulle aiequando i carri passavano lentamentee solcavano la proda.Vicino si attendevauna luna marina,le case sfumavano in una foschiache non lasciava tracce sui nostri volti,e il freddo giungeva e portavasulle notti il suo silenzio.   Torino Era un inverno freddoquando Meroni morì con la bendagranata che gli fasciava la fronte,mentre Ferrini era l’eroe coraggiosodei ragazzi nel campetto vicino al fiume.Bandiere, bandiere che scavanole labbra, segnano la carnee ci parlano dell’audaciadi guerrieri misteriosi.Io lo ricordo quando gli uomini sulle gradinate,dopo i suoi slanci di fuoco versola rete, guardava senza un sorriso:Pulici era la forza disperatadi genti che la terra nera del Filadelfia oppone.Volti segnati da una disgraziaantica, con le crocinel verde campo come sentinelleabbagliate dalle gridadella domenica.Il colore che le maglie rendonointenso, il colore granatache nelle pupille scavae strugge fino al cuore.    *Si spengono in un orizzonte di nevei canti delle madri che invocanocon occhi di sale.E il pane delle notti, degli uomini,delle voci vicine, a vigilarein una carne abbandonata,tra le campagne sacre e solitarie,nel vento che porta i nomidi un tempo in un buio amico.Nel silenzio che s’incela tra le curverosate di fine estate, nei fiumilontani che le sere riversanonelle ampie pianure. Nel canto di donnebianche della vita. Nei ricordiche lasciano la soglia priva di luci.    *Luce che scendi sul muroalto della radura, luce che scendidiafana sui letti, lucepallida come crocinella notte avvolta nel misterodegli elmetti che riempivano i campi.La notte dei giocattoli, quella che portinel limitare dei tuoi occhi. Sul marmoda un eterno andare segnati,è stretto tra i visi il mare che fasangue da luogo a luogo senza franare.  *Ci venne incontro e portòle mani giunte all’invocazione,noi muti, tesi nella direzionedi un lume che si sfuoca alle pareti.La preghiera sentimmo giungerealle labbra. Chinammoil viso verso la terra nera,senza più croci,senza più afflitti, soltantola fine neve vergava il volto.Le mani strette ai giocattoli,rimanemmo a lungo nel gretodel fiume che portava il respiro,mentre l’inverno era finito.