Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO - CONTEMPORANEO


Il favagelloè d'un giallo squillante, nessun fiorel'uguaglia anche se prendi l'anno interocopre a febbraio i greppiverdissima è la fogliaumida sempre un poco e immacolataquando la neve cade che ritardail favagello resta sotto intatto se sta sotto la neve tre giorni sanie viene una ragazza che lo cogliedinnanzi alla specchiera, in un bicchierecol gambo dentro l'acqua poi lo mettesale nel vetro l'uomo, sale le scalebussa alla portae aspetta se lei apre Da: I luoghi persi, Torino, Einaudi, 1999  Per tempi e luoghi c'era la palma sola o a branchi radima so che oltre quel cerchio essa non cresceresta la sabbia nuda, la distesadove affondi la gamba, dov'è scesala donna corsa avanti che s'arrestasgomenta nell'Aperto che la cerchia il suono monocorde dell'azzurroche s'alza nel silenzio fino al cielosenza una striscia bianca, senza una piumaè come questa febbre che m'appannapoeta che conosci il deserto vastoci sono stato io una volta solacome turista che si serra ai vetrinel lungo viaggio dove è il più solotrasale per la febbre e lo sgomentoc'era prima un villaggio calcinatocome talvolta vedi nei presepima qui non scorre l'acqua, non c'è il mulinotrapassa nell'azzurro anche la terraverde no, ma rossiccia come caprae la viola africana gigantescaanche lei nell'azzurro ci si staglia è stato un lungo viaggio prima gli olivipoi una landa con il vento freddoe le piane di sale bianche e perfettela febbre la portò quell'aria ghiacciaspira lungo il gran disco che m'abbagliaper il suo cupo caldo e la sua luce un solo dio abita il desertoe compone i miraggi, alza la sabbiaentra dentro la tenda pervade il sognodel pastore di popoli e di greggidio dell'imperio sa che nel desertovince la sabbia e vince nel pianeta ma nei miei boschi passano gli deistanno dentro le fonti e nelle grottes'accostano improvvisi nel camminodi rado sono saggi, pronti al risoall'ira e all'amplesso cogli umani   Cerveteri ricordo, cogli asfodeli su tumulirotondi, l'erba che scende, il solco di quel carroche si perde nelle strade dei morti incontro ai vivie io passo con te mia bionda amica tra le rose canine,tra fiori bianchi e quel cespuglio d'acantoche chiude la nostra storia alle voci d'intorno conobbero il deserto anche gli etruschio com'era il deserto quando d'intornoscorrevano i ruscelli e nel palmetola timida cerbiatta s'addentravaprima che arrivasse quel solo dioche non ama l'idillio ma che parladai rovi o tra la sabbia o la tempesta dentro l'ultima tenda l'etrusco vedel'anatra colorata appesa al palofitti di voli i cieli di Maremmacolmi di pesci tutti i rivi chiariporta nella sua tomba la cara vital'avrà fissa d'intorno per l'eterno ad Achille pensavo, alla grande ombra mestanei Campi Elisi, e mi cerchiava l'erba luminosamaggio di tutti i mesi il più gonfio e verdemeglio fare il porcaro nel caldo soleche principe dei morti per l'Ade grigiocaddero i giovinetti nello Scamandroe fu l'ultimo fiato di rimpianto in un lontano autunno ero venutoqui con Rosaria, il tempo differenteera morto per sempre ma da pocoper il nero sgomento che mi colseio guardavo il tuo corpo grande e scurolo specchio che era dietro, il mare in fondoquel tuo corpo in cui entro e mi ci stringoil solo che mi stacchi dalla catenai tuoi capelli sono come arbustiche io afferro e tormento e poi odoro ho rivisto poi la chiesa quadras'alza potente e chiara sulle muraha in faccia il mare etrusco verderameun ceppo di giusquiamo era filtratodalla sua pietra bianca gode la luce il tondo lago di Bracciano è specchioalle selve d'intorno, tra i grandi ontanisolo un momento ti saresti distesaper un istante solo t'avrei coltacosì assoluta e tesa nel lucoreche trapassa le erbe, mescola il giallodella prima ginestra al miele della pelleai capelli biondissimi che sanno di ramo nuovoe fogliaquindi un quieto paese in fondo al lagocome altre volte mi stringeva il cuore che ce ne andiamo e il cielo quasi piove il tuo corpo e le erbe i campi e i fioritutto trascorre è tempo di tornareparto questa volta di primaverai prati sono gialli per le rapema come allora scorgo l'Appenninoche addensa nubi e nebbie alle sue cime (1987)Da: Per tempi e luoghi, Porretta Terme, I Quaderni del Battello Ebbro, 1999