Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO - CONTEMPORANEO


AVVISOSTIAMO LAVORANDO PER VOI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .là, a mezza costa, sulla collinanella luce tersa di fine settembresi disegna la trama dei filari delle vitiIl piede affonda appena nell'erba ancora verdementre l'occhio scorge i merli dondolarsi leggerisulle rame, beccando rapidi la scorza,per poi svolare in altri giri tra gli alberiSul crinale il bosco respira il cielo, limpido,quando matura l'ombra del primo autunnoL'ora è colma di voliMa ai piedi delle viti l'aria depositaUna ruggine scura, uno smog, una lebbra della stagione,che sale piano il tronco, giorno per giorno. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Ci plastifichiamo, a poco a poco,con nuove protesi per esperire l'esterno,saggiare con altri tentacoli il fuori,senza contatto corporeoMediamo tra noi e la realtàcon strumenti artificiali,ci neghiamo il tatto, la sensualità delle maniFinché a poco a poco muterà la vista,cambieranno gli odoriCosì sempre più in noi, negati i sensi, quasi androidi in serieil mondo esterno apparirà una ceralacca opaca. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .forse siamo al nulla-deserto di Beckettai due rifiuti umani, accanto ad altri rifiuti(solo un albero scheletrico resiste alla distruzione)quando il dire diventa un ingorgo insensatoun arrampicare sul vuoto, un non-sense tragicoPerduto il senso dei gesti la parola cedeIn questa deriva,aggrappati su sponde distanti,si tentano ancora segnaliMa restano chiusi in se stessi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .ora in questa selva di oggetti ci perdiamoAd ognuno appartiene una rifrazione di noi,una faccia possibile del nostro diamanteMa non ci rispondono, ci assediano muti,sempre più vicini, sempre più noiQuel silenzio incombe, ci interroga,la loro luce abbaglia, e mura noiResisteremo all'assedio?. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .ora riposano le auto in un silenzio scintillanteabbandonate nella periferia(solo qualche scricchiolio lieve percorre i profili). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .andiamo a visitarle, quasi in pellegrinaggio,per rendere omaggio,con i bambini, a sfiorare ancora i musi,ad accarezzare i sediliForse non abbiamo sacrificato moltoA questi nostri déi-meccaniciNon abbiamo rivolto preghiere, libato,dedicato qualche vittimaE loro ci tradirono. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .ora l'industria, dopo l'eccesso di distruzione,si evolveScopre, per contrappunto, l'industria del disinquinamento,per un soprassalto di coscienza ricicla le proprie scorie(Le magnifiche sorti e progressive)Controlla quindi tutti i cicli presenti e futuriSarà la nostra Madre Eterna(Veglierà sempre su di noi). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .a video, sulla scrittura verde, da programmascorre un'altra immagine, improvvisamenteInterrompendo il flusso programmato,riempie lo schermo, cattura gli occhiE' un giardino di primavera,gli alberi appena potati, un vento leggero sui ramil'erba germoglia il verde d'aprileDi seguito un'altra veduta:un fiume ad arabeschi sulla pianala riva con i pioppi in fila nel ventole ombre portate dall'acquaPoi riprende lo schema dato. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .(a video ci trasmettono i sogni, su programma). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .a poco a poco dimentichiamo il nostro corpospossessandoci di noiad ogni cambio di stagione, fedeli alle modeAbbiamo perso i tempi lenti, le attese dolcile ore di sole abbandonate sulle pietre calde,godere l'aria sulla pelle nelle sere,i passi pigri sul selciato, persi tra le vieOra le sensazioni incalzano, nuove, eccitanti, mutevoliCi sfiorano, per poterle afferrareContinuamente prodotteE al corpo non resta che una vaga percezione,una nostalgia di sé,di un'altra fisicità perduta. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .e ancora continua la pena, uguale negli anninon muta, giorno dopo giorno,quasi senza un prima e un dopo(la mente dimentica i giochi, non rompe più la sequenza)con catene leggere, ineffabili,nella logica dei ritmi di produzioneTanto da dimenticare il corpo, un componente della serie,e si affievoliscono gli altri desideri,subito spenti dalla programmazione lineare, senza sosta(La memoria cede al presente)Non resta che il sogno di quiete, di silenzio:il regalo del week-end. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .morsicano piano piano, a morsi lenti,la linea delle collineCosì l'occhio sì abitua a poco a poco,si adegua alla nuova vedutaal nuovo lucore stirato, senza pieghe. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Perduta la memoria altre immagini incombono,si stratificano,la vista cede, si abbandona,e ingloba tutto il presenteSempre pronta al nuovo (con il verde all'occhiello). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Forse è la nuova parola d'ordine,un timbro pronunciato dappertutto,e diventeremo tutti dei giunchi sinuosi, con protesi adattabili,capaci di sopportare qualsiasi eventoPer una duttilità sempre più specifica, meccanicizzata,con una scelta fatta circolare in maniera sottile,tanto da penetrare in noi un po' alla volta, quotidianamente,tra le altre parole,in vista di una nuova qualità del prodotto(Ci alleneremo in palestre verde post-modernocon esercizi fisici e mentali)Per un nuovo slogan per il futuro: Flessibilità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .a mezzogiornole Signore smettono un attimo la manicure del mattinoper poter scrivere cartoline di appello alla pace,con mani curate e con furore pacifistaAll'ora dell'aperitivo l'impegno riscatta la giornata. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .premono sempre di più,stringono i luoghi, si ammonticchiano in pile pencolanti,penzolano quasi sulle nostre testeinvadendo ogni passaggio,regalati perfino in sovrappiù sugli acquisti,con una incontinenza senza misura: i prodottiE ormai, dimenticato il gioco,giriamo in un labirinto costruitoda muri sempre più alti di pacchi colorati,in sottofondo una musica giusta,in cerca con sempre più fatica dell'uscita,per respirare l'aria,e trovare un altro varco aperto per noi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .