Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO


Da "Donne, ancora"LA DONNA CHIMERICADal basso dell’emicraniail suo fascino è provaflagrante che non puòpiù finire, persuade a preferireche rimanga a tarlareall’ipotesi (ragna, incubo, rebus)di muovere domani alla conquista.UN ALTRO SOGNONera, ma rada e cortasulle guance lattee,Sonia aveva la barba.Me ne accorgevo solamente dopoaverla cinta alle spalle guardando,giù da una balaustra,una partita, credo di pallanuoto. Manon era, il mio, dentro tutto quel chiaro,un ribrezzo. Piuttostoil cruccio di non potere più stringerecome una volta quei suoi seni unicidai capezzoli acini, sgranati,spalmati, anzi, sopra e sotto. Ec’era poi la questione più importante:la sua dolcezza. Quella non potevo- e il visetto dolcemente concavo -a nessun costo accettare di perdere.LA TARDA SESSUALITÀQuestaquota di desiderio realizzabilea costo del ridicolo. Madove c’è gusto, diconoa Napoli, non c’èperdenza. E, allora, ben vengala finalmente edavvero solidalecreatura senza punte,dimentica per unavolta di sé e a te solo votatanon per soldi: puttana per dolcezza. DONNA DI MEZZ’ETÀPersa l’eternità con l’onniscienza,l’ubiquità, la non appartenenza,non più regina di qualcuno, orapersona finalmente democratica.LA MUSA INQUIETANTENel sogno Alessia (credo, almeno, lei,talmente dirupatii lineamenti, annacquati,e anche il tondo dell’occhio,come qualcuno avesse urtato al gomitochi, in inchiostro di china, lo formava): "Ma leiè un uomo pericolosissimo"sibilava con odio e paura,stringendo gli occhi e scostandosi. Iotrasecolavo. Sapevodi non avere mosso un dito, dopo,per ritrovarla. Ma, allora, che altro?E soprattutto, cosadi così insopportabile le avevofatto, soltanto col glorificarla?LA CITTÀ SPIETATALa bruttaragazza mostra l’ombelico. Èsuo diritto. Ma fapeggio, perché subito scattamalevolo lo sguardoal naso da faina,alla bocca da lepre e così cassala realtà di quel tondo. Così, nellacittà d’oggi, spietata,vendica la bellezza ogni indebito assaltoai suoi emblemi, preservaa possibilità di pieno anelito.NUDOLa diceva d’argento,certo indebitamente (e infatti, subito,di rame) immaginandola. Macosì, rame o argento, i suoi occhi, la pelle,i capelli perfino, e i denti,come alonati dal tutto,solo la presagiva. E, quel colore,uniforme, spruzzatometicolosamentegiù giù dal filo della schiena finosopra i molli risvoltidelle dita… Ma poisolo Mantegna può spiegarla, sevoluttuosamente (conscia o meno)schiacciata come da una gravità, ma eretta ai gomiti,tutta un’orografia la marca: lenatiche dune, elmi esattamentesegati uguali alla base; e, appenadue centimetri sopra, quella suaossea svasatura: fiore, foce,area franca indifesain apparenza e, invece, svincolo,cellula della sua potenza, piùstruggente quanto piùsilenziosa lei, o altera.Poi, è ancoral’argento che si fasogno nella parola, immaginatoconsenso a me, increduloche, così inafferrabile,inspiegabile anzi, lei pureabbia le parti molli, e che le esponga,delle dita dei piedi.   Da "La giornata di Sisifo"SISIFOFossero solo mattine,col filo dell’equilibrista semprealto e teso nell’azzurro, ancoraastratta e non nociva l’ideadella resa dei conti, del bacillopomeridiano solito, al ritornoarido nella cripta…TRANCHE DE VIEUsciva, ritornava e poi di nuovousciva, a ben dosatiintervalli. E ogni volta sulla sogliaun attimo esitavain bilico fra quei due vuoti,al trillo immaginario del telefono.A MENO DI NON VIVERE A NEW YORK(a G. un tempo amata, a suo marito e agli altri)Ragioni di misura- dovrai ammetterlo -suggeriscono piùprudenti strategie e, prima fra tutte,l’abolizione degli addii. Perchédopo, lo sai, di continuo è un tremoreagli angoli di stradadelle città-pozzanghere, uno sveltodistogliere lo sguardoquanto più insostenibile, con gli anni,l’anacronismo del tuo punto. Eppure,a guardar bene, non sei tu, ma sempregli altri, gli ormai appagatie quelli che non c’entrano,per malizia o noia a non tenereil patto, a trasformaresubdoli in un ridicolopuntiglio da burlettauna tragedia giovanile.    Altre poesieMECCANISMIMa che stretto ventaglio di pensieri,sempre gli stessi ignominiosamente,quasi misura igienicapoco prima del sonno. Così, ora,per equanimità, provi: col Nepal,forse, o il Giappone e le sue isole,solo come fiammelledella città di Ditesempre pensate nel puntodell’ammaraggio notturno. Però,vedi, dura un istante l’ampliamentoe subito ritornal’intrico vegetaledei pensieri covati sotto casa.