Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO


da Poesie 1975-1995Vigilati i timori, le voglie,resta un'urgenza misteriosa,muove i risvegli, mandaper camere, strade..e ancorail tempo dell'insufficiente ragione,dell'errore inconsulto. E l'amore.Per riposta intenzionenavigando destinisu una nave insicurasprovvista di scialuppe e di radar,seguitando festinilungo il mare che muta.Promessi abbrivi, radedi dove non conta partire,dove scade l'attesa,stanze d'aria, intesadi respiri, di facce- la terrestre famiglia.Ma, consumare il viaggiorinviando lo sbarco- stretti cieli chiusi, acque di naufragi-quasi basti l'eventodel resistere in pena,quasi l'unica metascemi nel desiderio:imprecisato nome,improbabile luogo,goccia nell'onda aperta,ombra nell'ombra chiusa.- Quando, la nave scendeverso l'ora che schiara,dentro la notte fonda,ed è il posto, la casa,una luce in cammino,un segnale che avanza,ed è qui il paradisodove è dato abitareed è caro e tremendo;qui si confonde il sintomodel presente e dell'essere col sogno,qui nutre e affama amore.     L'occhio mai sazio percorre la veglia e il sonno,scende voragini, apre nell'ombra l'abbaglio,cerca nell'occhio l'incauta risposta del sempre..La mano tenta carezze, nega promesse,addita l'ora dell'alba, il ramo che polla,conta i passi obbligati della salvezza..Il piede incespica...Il niente sfalda l'attesa...Il molto da cui venimmo è un punto minuscolo..L'occhio, il piede, la mano, il molto, il niente,chiusi nei segni di una mappa intricatadove ruota e beccheggia un mondo dipinto.          Il caso di starsene muti in una ressa di voci,gesti, progetti intesi anzitutto a drizzareintrichi di muri, da abitarvi per pocofino alla guerra- cancellazione temuta,forse sperata..l'errore di annettersi l'ombra di un'ombrain mezzo a un niente che pure comporta fatiche" Chiamatelo sogno, non cambia"intanto patire attese e le ore del sonnoe quelle ugualmente torpide della veglia..    Prima di essere ree pane e flauto e barcafui uccello dei cieli,fiamma che guizza, vento:io che il giorno degli ansimiche la notte dei sogni,mai non conosco quiete,né mai smetto l'inganno- uomo dai piedi lenti-di ridurre la finedei mondi rotolanti,delle stelle infinite,alle poche stagionidella mia voce esile.