Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO


 Infanzia   Forse fu solo sciatta, solo confusa(il paradiso prossimo-toccatonei gigli d'oro del parato azzurro;al di là della porta chiusa a chiavela strada buia e un passo affannato)forse là, in quella stanza,il tracciato-l'abbaglioe vale ancora se cerchi l'uscitadove t'attenda il gallo dei risveglie una stagione tutta di mattinilievi sospesi chiari interminati. Forse già allora sapesti la pena(un angelo paziente vigilavacontro quel buio, contro quell'affanno;se in quel recinto durava l'esiliopartirne era la perdita, l'assenza)e seguiti ad andare in quella stanzae vi cerchi l'abbaglio e la paurala stagione che duraoltre le chiarità, oltre i mattini,e resisti e sei quello e questo ancorache si chiama-ti chiama fratello: come il tramonto all'aurora.       Giovedì santo  Divisa in due, avvolta dai lini in un cesto,la Vergine dell'Afflizione con il cuore d'argentoesce una volta l'anno dalla stanza in penombra.In chiesa, ricomposta, a fianco del figlio piagato,dietro gli ori del grano fiorito nel buio,andrà per le vie fino alle rupi e al Calvario;dopo i petardi e le campane a distesatornerà con la veste trapunta nell'armadio di noce. S'abbuiano i colli, fra i castagni e gli ulivinel gregge ammassato il pastore cerca l'agnello,chiama, bestemmia, l'afferra - in quel belatoil pianto estremo che non conosce il morire.Latrano i cani, poi l'usignuolo per gli ortiscioglie il suo canto, lo svolge, lo lancia nel ventolieve che muove i gracili rami del melopiantato a novembre in un mattino piovoso. Il pero, il loto, il tiglio, l'ippocastano,appronta ciascuno a suo modo la fioritura(foglie si svolgono tenere come feritenei verdi che variano dove il gelo riarse),cava la talpa i suoi ciechi percorsiscansando il pruno e il velenoso oleandro,il motore in salita segnala un ritornonella casa di pietra con le serrande abbassate. Eccidi a Gaza, tregua di un giorno in Rhodesia,sparisce la nave stracolma di schiavi bambini,un uomo, occhi grigi e giacca a quadri,dice che ha scannato stanotte sua madre,nella galassia sfocata s'accende una stella- lesta si slarga nel telegiornale la mappadove su Nord e Sud scurano nubi,i mari intorno sono un sobbalzo di accenti. Scende il Cristo straziato dentro gli inferniper riapparire, sabato a mezzanotte,biancovestito dietro il sipario viola.Tante e più volte anche tu sei discesonei luoghi stretti presieduti dall'ansiasgomento ogni volta di non più ritornareall'orto da coltivare, alle stanze in penombra,sempre ogni volta tornando senza risposta. Orfeo salì spossato i cupi viadottiportando in petto il seme della sconfitta- ne venne al canto un intoppo, una sprezzatura:a cui s'accorda la voce breve e delusadi chi s'aggira in uno spazio inconclusoe vuole restarvi come se quello spaziofosse l'unico luogo dove gli è dato abitare,dove compie ognuno il suo oscuro percorso.