Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO


 Dialoghi con la madreIl fosso ha ricominciato a correrece ne siamo accorti adessoche ci siamo avvicinatiall’argine degli alberie se non fosse che pensiamodi portare l’acqua nella casanon ci sarebbe altroche la gioia di un divenireche ricomincia dal principio.è sempre in questo modoil passeggiare con la madre, anzinon esiste questo lessiconel suo vocabolario, dobbiamo dirle"Arriviamo fin lì! " per passeggiare.E se per strada incontra un sorbose vede un selvatico ciliegio, subitopensa di trapiantare i getti, oppurevuol raccoglier rosmarino che crescecontro i muri e le pietre dei fienilie che fa un profumo densodi resine che odorano d’incenso.La luce in quella valle dovescorre il fosso è già partitae invece venendo super queste curve erte s’illuminala sera scendendo verso l’alto.Vedi le coste, non ravvicinatecome al basso, ma nel susseguirsidi variate forme con il velodella luce, mentre dai raggile nuvole passatecolgono un leggerovento, da niente, della sera(e poi amo l’occidente)."Andiamo a vedere il pozzo!"Cos’è stata, sempre, l’acquaper noi, forse un luogo comuneal quale abbiamo prestatola nostra fede intera,"non possiamo vivere senz’acqua"e allora guardiamo il pozzoaprendo un rustico sportelloper vedere fin dove arrivasembra torbida e bassa,un po’ staserae in quell’acquanel fondo grigiadice che hanno visto un rospoche da anni s’è accasatoe delle salamandreci può essere una serpespaventàti se beviamoo se usiamo acquacon a monte una bestiapeggio di un lupo."I tedeschi i tedeschi!"venivano su in questa pieveche era in vista dalla stradada dove passavanoritirandosi da Roma per il nord.C’è stato sempre un moto di genteanche per questi chiusi montile parole che hanno lasciato di recentela più nota era raus!Che tradotta, forse, è il pussa via!che noi diciamo ai rognosi cani."è caduto il governo."Una volta si credevache immediato ci fosseanche per le nostre sortiun cambiamento,adesso stiamo li a prenderearia seduti nelle scalee sembra che queste notiziele ascese e le discese dei potentisiamo convinti che non cambierannoe le persone sempre ci sarannoagili ad adeguarsi negli incrocicon il talento dei periti leviatani.Ma anche andare dialogandocon la madre per un pratoche ancora cerca stecchi ebastoncini per fare le fascineè memore degli annosi freddie davanti queste catasteil fuoco nelle caseera un sole che faceva spessoun po’ di fumo e lasciava l’acreodore che la legna bagnatao verde fa friggendo nei caminie il freddo sbucava fuoricon immediati agguati.Ma anche andare dialogandoscioglie gli accumuli e le crostee vedendo gli animalipecore o cavalli che sempliciseguono sperandoin pochi acini d’avenaponendo le labbranei palmi delle maniPasso io per delle zoneche forse hanno soffertosenza saper per cosahanno una specie di mal di dentise la terra fosse una bocca con le cariesembra che non voglianointendere altrose non il proprio dolorecome se fossero refrattarieper loro impossibilità a sentirea partecipare a cambiarehanno una specie — altre volte —di umore imbronciatoin questo posto doveper sbaglio le case sono natesaranno stati degli addiicon persone mai conosciutesarà stato il lorodesiderioche si ricordassero di loroavendole appenao forse mai vistecome poteva esserediversamente poco più in làdelle terre contentecon gli ulivicon gli occhistupiti del marevoglio venire a star quama avrò il coraggio di restareo sarò come i pochi altriche vi hanno fatto delle casesembrano case natein un posto sbagliatoe dopo hanno lasciatocome se non li avesse volutiquesto pezzo di terra.Se una lettera scriverti dovessiin risposta alla tua che ho aspettatoinvano guardando dai forellinidella cassetta della postase un bianco amore tralucevada quei buchi di lamierao se un’ala della bustausciva dalla fessura d’alluminioio non sapreiche dirti da dove cominciareCosa ti posso dire?Ah, riandareindietro finoalle prime righe:come sono stranequeste porte con i vetridentro i quali- facce dietro il video -si vede gente diversada quelladi anni indietro.Qual è il posto da doveescono chiare dalle labbrale parole non stregate oinquinate da sguardio da rapidi gestidelle braccia o delle gambe;aspettiamo dei motiche producano letteredecenti; oppure aspettiamoanche silenzi che non sianocome macerie dove il silenziofuma tra la polvere;(ricevere lettere)forse perché quegliaffetti lontani rimangonotali perché erano comeun andare tra la follasenza impigliarsi come fa l’arianei loro destini, o come fa l’acqua checorre senza fermarsi nei posti;forse è questa la ragione          della felicità di una letteraera stata fluente come il suopassare per poche ore tra qui;ma se si fosse impigliatacome una sciarpa tra lespine di un roveto,o le fosse venuto in mentedi infognarsi inqualche goraDovreste processarmiper questo fattodi amarviperché siete passantiEd io cosa rispondervi potrògià sentivo guardandovi negli occhicome era un destino l’infedeltàperché prendere tra noi confidenza,mi domandavo se farmi vedereinteressato con questa materiadestinata a rompersi presto,perché ne risultava un segnoche lo faceva sembrareipocritamente infrangibileE poi rispondervi. Inadeguatooramai per sedermi gustandola mensa, per rispondervi a tonol’opacità come un sassoamorfo starebbe neltorrente e voi sareste l’acquaper un momento ho solo le vostrerifrangenze, tale ricchezzaevapora e s’asciugarimane secco nel gretoe sente l’acquache gorgoglia molto lontanacosì il vostro parlottareacquatico per letteraall’imprezioso sassoL’estero più vicinoE così un mattino,caro amicoci troviamo in gita inun’altra città; c’è ilvento, guardiamoi campanellisulle porte delle case;diciamo i nomi di questiuomini che corrispondonoalle placche; ci divertenotare come son fattii pulsanti per chiamarele persone; e leggiamol’elenco telefonico: meraviglia,ci siamo! E ci sono alcuniche non ci sono;hanno i nomi di altriche abitano lontani;e gli altri hanno i nomidi loro che abitano vicino. Mache importa? Giriamoper le strade e guardiamoi muri: siamo anche curiosi deinomi dei morti stampati epubblicati: echi è questo qui cheè morto? Senti che nomeaveva, guarda dove abitavaChe fare? Non dovremo andareal nostro funerale?Non era facile