Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO


aveva, guarda dove abitavaChe fare? Non dovremo andareal nostro funerale?Non era facilecon gli altriin queste uscitema se gli altrici vedevanoci perdevamonoidi vistaFinalmentetornavamoa casa(ma eravamo in gita)Il cancello è quello,ma non era la nostra casadi cui peròriconoscevamol’albero di ciliegiopiantato da mio padre(Fortuna che eravamo in duese no non ci avrebbero creduto)Però a volte si pensavaera un po’ tristela vita senza saperdove si erasi orecchiava dallaguida quando spiegavaa un gruppo di stranierisembrava di capireche eravamosulla prima cintadelle mura (e quelle làpiù lontaneerano di un’altra era) Brani tratti da "L’estero più vicino", Archinto, 2002. PoemettoCosì è San Cristoforo protettoredei passi, malagevoli, fra i sassidifficili soccorre l’errore e lo sbagliodell’andare pesante bagaglio, accendii tuoi lumi, lancia i ponti sui fiumista vicino nell’incerto disagiato camminoaiuta tu, che sei saggio, a fare un ottimo viaggio.Così è per te, avvicinarti, ancheun passo è difficile, quel passoche porta all’introito dei tuoiambienti, per vedere se mentise le sementi del dialogo possonoessere viatico a viverecon il tuo mondo lunaticooppure se è possibilemantenere il processo largosenza arrivare al varco.Cosa può pensare? Che si ravviai capelli e che può essere amatocon una carezza al costato, riversosul letto può essere desideratoper il profumo che la testa spandesul guanciale, senza pensare al maleche è stato fatto, per cui ravviarti,o sfiorarti è un misfatto. Ebbenecamminando con l’andatura compitada giovinezza finita, sentendo un rumoreruvido sotto il piancito umido gli ricascala struttura e il cordolo di contenimentoe quel momento di certezza che avevascambiato per uno stato, da cui avevatratto l’ebrezza toccandoil costato, di avere fermato...Eppure da uomo adulto, oramai posato,vicino all’accettazione del fatoche scruta da pari a pari un ritrattoo una fotografia di uno che spendendouna grande energia aveva lasciato, neglianni, una scia. Forse c’è stato, allora,il rimpianto per non avere mura menatecancellate, nemmeno presee difese, come un fantasma aperto e comeuna serata diafana e pia la sua fisionomia;e il suo tentativo di trovare unaspiegazione primordiale che ad un oggettoo ad un fatto gli desse il natale;per una macchia più scura che apparesulla carta, senza sapere se siastata deteriorata, o la manobenintenzionata avesse calcatocol grassetto a scopo di unrecondito effetto;senza sapere se lo scialle rossoe decorato con un fiore spampanatoquale storia poteva avere e che memoriagli poteva dare, che cosa volevadire originale, il suo colore contadino,un fazzoletto che si metteva per la fieraera la spiegazione più banaleoppure se un panneggio fosseconsequenziale, se era unaesercitazione di professionesopra un alfiere, se il pittoredopo quel fatto potevacambiare mestiere;o nella carta topografica, sopra unatanica d’acqua e uno straccio, le muradisegnate recintavano l’energia per non farlauscir via, ed erano dispostea setaccio per i sentimenti stranieri.Questo è successo anche ieri, a luigli ho aperto una porta dispostoun ponte levatoio perché nel suopensiero che è un filatoio tessecon trame spesse l’azione, lasciandosempre un altro capo per cominciareun altro disegno, per crearsiun altro regno;è ben diverso il suo ordito che,sbagliando, dà per finito; quandoconfronta il suo schema con il temaalieno deve pensare a comefar quadrare le forme in mezzo alloscalpiccio di orme che gli altrihanno lasciato pestando ildoloroso selciato.Ma deve pensare se gli haaperto solo una porta, oppuregli ha diruto le mura,atterrata la rocca e il bastione, comeun perfetto testone; gli haconsegnato l’incolumità e tuttequante le chiavi della città. Riga di mezzeriaAssisi religiosa e piovosaalla quale abbiamo accompagnatoun amico, di domenica pomeriggioincontrando cattiva aria, su peril passo di Bocca Trabaria.Quando superi il passo, c’è tuttoun tratto disabitato che ti fachiedere se ci sarà di nuovouna fascia abitata, se si rivedràdelle case e delle contrade; poichénel pomeriggio mentre la macchinacavalca la riga di mezzeria e ci portadavvero via dalla nostra casa,ma non ci porta via da unaresidenza interioreche senti rombare al suono del motoree quando vedi infine il recintodelle case e i campanili mentrecavalchi ancora l’autostradacavalchi la superstrada e cerchidi risalire e di sfuggirealla frangia sfilacciatadi confine di cui sei tu unminuscolo crine e cerchicon forza con speranza di tornarealla trama, con quella meccanicacavalcatura senza briglia senzazoccolare ma con un forte rombaresenza guida ma con il volantecon il quadrante, senza calpestio macon un mortale stridio, senza il lanterninoma con i fari, senza spari del brigantedi strada ma con i botti del tubodi scappamento e con il rancore dell’acquabollente del radiatore checorrode e dà un doloroso brucioree con il disamore che è la valvola finitada rifare, se tu vorrai ancorariamare. Cavalcatura, cavalcatura durae morbida poltrona accessori aggiornatie sentimenti anche oramai di ricchidisperati, superando le macchine lungola mezzeria ---------------------------------